Il blues è nostalgia. Le sue sonorità veicolano con potenza i desideri mai sopiti di un’epoca lontana. E quale mese, se non settembre, è più in linea con questa inclinazione dell’anima alle prese con la fine di quel tempo fugace – l’estate – che, purtuttavia, ognuno tiene in sé come eterno afflato di amenità? E quando quel tempo volge al termine, se da un lato si tende a cogliere ogni possibile coda della leggerezza appena e appieno vissuta, è facile che drappelli di nuvole adombrino la terra e, rumoreggiando, minaccino fastidiose conseguenze.
Ma il legame del Bitonto Blues Festival coll’ultimo mese della bella stagione è talmente robusto da spingere ogni anno i suoi organizzatori a sfidare le bizze del tempo, consapevoli della necessità di unire l’essenza della musica nata oltreoceano alla precarietà della condizione esistenziale. Così anche l’edizione 2022, promossa dall’associazione Blu e soci, diretta con indomita passione da Beppe Granieri, si è tenuta nel primo fine settimana di settembre in una piazza Cattedrale gremita di appassionati giunti da ogni parte d’Italia, sotto un cielo inquieto ma, per fortuna, clemente.
Immancabile e vigorosa la presenza di Pierluigi Morizio, file rouge dei diversi concerti, organizzati grazie ai fondi comunali e alla disponibilità di numerosi sponsor. Madrina e protagonista indiscussa della rassegna, la statunitense Kellie Rucker che ha offerto un surplus di energia e di estro al palcoscenico bitontino. Armonicista e vocalist, la blueswoman non si è affatto risparmiata, inanellando con scioltezza e fantasia una lunga teoria di brani tratti dai suoi più celebri album. Come in ogni genere musicale che lascia spazio espressivo ai musicisti, la performer americana ha regalato esecuzioni esclusive, rese ancor più uniche dalla voce graffiante e dal sound esplosivo di una band di autentici professionisti, capeggiati da Frank Hammond.
Kellie Rucker ha offerto un ulteriore saggio del proprio talento, consolidando la sua fama di grande interprete, costruita al fianco di leggende musicali come Dizzy Gillespie, Stephen Stills, Albert Collins, James Cotton, ZZ Top, Little Feat, B.B. King, e collaborando con i maggiori artisti della scena statunitense come Rod Piazza, Hollywood Fats, Little Charlie, Coco Montoya, Corey Stevens. Un inossidabile talento musicale insieme a una grande presenza scenica che ha conquistato i numerosissimi appassionati giunti in piazza, che hanno incorniciato ogni brano con ripetuti e fragorosi applausi, ricambiati da Kellie con infinite attestazioni di affetto e di ammirazione nei confronti della straordinaria scenografia di piazza cattedrale.
L’inizio del festival (riavvolgiamo il ruolino di marcia) è coinciso con un’iniziativa degna di nota per le sue finalità. Giovedì primo settembre, presso il Benjamin Franklin Institute, Sebastiano Lillo, chitarrista e autore, ha svolto un workshop per gli studenti in collaborazione con la locale sezione delle Accademie Musicali Lizard. È solo stimolando l’interesse dei più giovani che si possono sviluppare passioni creative, che portano a seguire un percorso musicale di un certo livello, indipendentemente dal genere.
All’interessante anteprima è seguita la kermesse musicale, che ha inondato di colore, di arte e simpatia la più bella piazza della città, scenario negli ultimi tempi di eventi “poco felici” ma, proprio per questo, necessitante di iniziative positive, come il festival blues, in grado di richiamare nuovi flussi turistici e garantire linfa vitale alle diverse attività commerciali.
In tutte e tre le serate si sono svolti due concerti. Venerdì 2 settembre, il pubblico giunto in gran numero anche da numerosi centri vicini, ha potuto apprezzare il blues fusion del Fabio Nobili Blues Project e della band sarda dei Bad Blues Quartet. Un ritmo incalzante che ha regalato calore e atmosfera ai fans del blues.
Il secondo giorno è stato dedicato all’ospite d’onore (come già anticipato), preceduta dal set di PG Petricca, Rough Max e Giannasso che hanno offerto uno spettacolo di grande spessore e originalità. Dulcis in fundo, domenica 4 settembre, a chiudere la rassegna l’Hypnotic Blues Trio di Patrick Moschen e la Daniele Tenca Blues Band. Entrambe le formazioni si sono distinte per gli interessanti e creativi progetti messi in campo e per la capacità di governare la scena con esecuzioni precise ma fantasiose, in linea con la tradizione di un festival tra i più attesi del panorama musicale. Rassegna che quest’anno ha festeggiato il suo nono compleanno, rappresentando ormai una parte cospicua della proposta culturale della città, con particolare riferimento agli ultimi anni, e un impegno significativo e distintivo del suo patron, Beppe Granieri, artista e operatore musicale, che proprio il 3 settembre ha festeggiato il suo cinquantaquattresimo compleanno. Un ulteriore “testimonianza” di quanto forte e sincero sia il suo legame con il festival blues.
In alto, Kellie Rucker. Le foto di questo servizio sono di Massimiliano Robles