Capossela cantore dell’amor vero

Passando per generi e sonorità diverse, il grande cantautore ha ripercorso la storia dei primi vent'anni di carriera in un memorabile concerto al Talos di Ruvo di Puglia

Che cos’è l’amor? Chiediamolo al vento, che scioglie il suo lamento nel canto melodioso di un poeta, in grado di amalgamare nostalgici cenni blues con sapide coloriture jazz, realizzando briose partiture dagli echi esotici. L’armonica danza delle dita sul pianoforte sembra ammiccare ai malinconici giri di sax, scanditi dai palpiti della batteria e dal suono graffiante del contrabbasso. Un arcobaleno di suoni che vagheggiano romantici scenari senza tempo, paesaggi sospesi tra l’onirico e il fiabesco, sensuali atmosfere scaldate dal tepore del fuoco, dal buon vino e dalla rorida ebbrezza del tequila boom boom.

Una ninna nanna sensoriale, risvegliata dal fremito della passione che scintilla e finalmente divampa nell’alcova. Perché il gusto dell’ascolto diviene ancor più avvincente quando le canzoni tracimano nella vita reale o viceversa: il raffinato linguaggio delle emozioni, oggi poco adoperato da una società che predilige messaggi asettici e contenuti poveri, attraversa la musica, la pervade e dipinge meravigliosi quadri, trasformandoli in racconti silenziosi, da recitare con delicatezza. Per cantare l’amore non serve una grande voce quanto, piuttosto, un autentico talento, riservatezza e poesia, con la consapevolezza di volgere assiduamente l’attenzione a ciò che si desidera e che domani, chi sa, potrà avverarsi.

E chissà come sarà stato per Vinicio Capossela il primo approccio alla musica e, soprattutto, quanto avrà impiegato per appuntare i suoi pensieri, incastrarli come tessere di un puzzle e comporre storie dall’odore inebriante del vino e dalla malia irresistibile della poesia. In un paese come Ruvo, legato in modo ancestrale alle primizie della terra, il concerto Round one thirty five 1990 2020. Personal Standards del polistrumentista nato ad Hannover da genitori irpini, ottiene un soldout nella prima serata del Talos Festival 2022, una fra le più longeve e interessanti rassegne musicali e multiculturali pugliesi. Un grande evento, frutto quest’anno della coprogettazione dell’amministrazione comunale (proprietaria del brand) e dell’agenzia di spettacoli ed eventi Bass Culture. Rassegna cofinanziata dalla Regione Puglia e in convenzione con il Teatro Pubblico Pugliese.

Sull’imponente palcoscenico allestito in piazzetta Le Monache, nel cuore del centro storico, il cantautore emiliano d’adozione si presenta con l’irresistibile ritrosia di un artista d’altri tempi, scevro da manie di protagonismo o da deliri di onnipotenza, tipici di tanti altri artisti. Inizia con il pianoforte, poi imbraccia la fisarmonica e la chitarra e, passando per generi e sonorità diverse, ripercorre la storia dei brani presenti negli album dei primi vent’anni della sua carriera, accompagnato dagli storici collaboratori Giancarlo Bianchetti (chitarra), Zeno De Rossi (percussioni), Enrico Lazzarini (contrabbasso), Antonio Marangolo (sax).

Capossela culla il pubblico sognante con Resta con me, Stanco e perduto, Non è l’amore che va via, Scivola vai via, Modì ridestandolo successivamente dal sopore malinconico della sera con Pongo sbronzo, All’una e trentacinque circa, E allora mambo e l’acclamatissima Che cos’èl’amor, colonna sonora dei film Tre uomini e una gamba di Aldo, Giovanni e Giacomo e L’ora di religione di Marco Bellocchio.

E sulle note del capolavoro del ’94, che lascia aperto un quesito su cui l’umanità da sempre s’interroga, si balla abbracciati insieme, si canta a squarciagola in una chiassosa ed euforica parata di incontenibile entusiasmo dei giovani che salutano il grande cantautore. E Capossela – che il giorno prima del concerto, con il fotografo e critico musicale Guido Harari ha presentato il libro Remain in light- 50anni di fotografie e incontri, ricambia con sincera e profonda gratitudine: “Arrivederci Ruvo”!

Le foto si Umberto Lopez sono tratte dalla pagina fb del Talos