Terminata la definizione delle liste, la campagna elettorale procede ormai a pieno ritmo. Tra un mese saremo chiamati alle urne. Un voto molto importante: si tratta, infatti, di rinnovare il parlamento (camera dei deputati e senato della repubblica) secondo la nuova legge, che prevede un consistente taglio dei seggi. Il nuovo parlamento darà vita ad un nuovo governo.
In questi giorni di campagna elettorale dovremmo discutere i programmi che i partiti, le coalizioni di destra e di sinistra hanno predisposto. In teoria, il voto dovrebbe essere concesso proprio sui programmi, scegliendo tra i vari proponenti quali riteniamo in grado di poterci governare. Ma le scelte si fanno per tante altre ragioni. Mi auguro un impegno ed uno sforzo a leggere, approfondire, discutere, a confrontarsi e poi votare, ma sui programmi.

Certamente uno degli argomenti che dovrà essere trattato, con il lavoro, la crisi energetica, la crisi sanitaria, la grave situazione ambientale e altri, riguarderà il fenomeno sempre crescente dei flussi migratori provenienti prevalentemente dall’Africa. Abbiamo già assistito a penose forme di respingimento di barconi di naufraghi nel Mediterraneo. Uomini e donne alla disperata ricerca di un approdo sicuro, dopo aver impegnato lunghi mesi e aver sofferto lunghe e dolorose traversie – quando non si sono incontrati con la morte – per scappare dall’inferno dei loro paesi d’origine.
Nessuno si sogni di tornare a praticare le orribili scelte operate da alcuni governi precedenti, che la nostra cultura, la nostra storia, la nostra fede religiosa, respingono con decisione. Difficilmente, purtroppo, si conoscono le ragioni che determinano la dolorosa scelta di quelle popolazioni a dover fuggire dalle condizioni in cui vivono, nei loro paesi in conflitto, sperando di poter sopravvivere.

Forse non conosciamo neanche il nome di quei paesi. Continuiamo a pensare che le vicende politiche, civili, militari e religiose che caratterizzano tanti stati africani siano estranee al nostro vissuto. Niente di più sbagliato. Quelle vicende, tutte, ci appartengono sia perché derivanti da pesanti storie di colonialismo predatorio mai cessato, sia perché la via verso l’autodeterminazione democratica per quegli stati é sempre più difficoltosa e lunga in mancanza di una classe dirigente preparata. Per non parlare delle forme di integralismo religioso e delle mire espansionistiche delle grandi potenze, impegnate a creare o accrescere le loro aree di influenza planetaria. Conflitti che ci riguardano tutti e che insanguinano paesi grandi e piccoli.

Faccio mio l’appello di padre Alex Zanotelli – missionario italiano della comunità dei comboniani, profondo conoscitore dell’Africa e direttore della rivista Mosaico di Pace – rivolto ai giornalisti italiani: “Rompiamo il silenzio sull’Africa!”. “Mi appello a voi giornalisti/e – scrive Zanotelli – perché abbiate il coraggio di rompere l’omertà del silenzio mediatico che grava soprattutto sull’Africa. È inaccettabile per me il silenzio sulla drammatica situazione nel Sud Sudan (il più giovane stato dell’Africa) ingarbugliato in una paurosa guerra civile che ha già causato almeno trecentomila morti e milioni di persone in fuga. È inaccettabile il silenzio sul Sudan, retto da un regime dittatoriale in guerra contro il popolo sui monti del Kordofan, i Nuba, il popolo martire dell’Africa e contro le etnie del Darfur. È inaccettabile il silenzio sulla Somalia in guerra civile da oltre trent’anni con milioni di rifugiati interni ed esterni.”
E così seguita: “È inaccettabile il silenzio sull’Eritrea, retta da uno dei regimi più oppressivi al mondo, con centinaia di migliaia di giovani in fuga verso l’Europa. È inaccettabile il silenzio sul Centrafrica che continua ad essere dilaniato da una guerra civile che non sembra finire mai. È inaccettabile il silenzio sulla grave situazione della zona saheliana dal Ciad al Mali dove i potenti gruppi jihadisti potrebbero costituirsi in un nuovo Califfato dell’Africa nera. È inaccettabile il silenzio sulla situazione caotica in Libia dov’è in atto uno scontro di tutti contro tutti, causato da quella nostra maledetta guerra contro Gheddafi. È inaccettabile il silenzio su quanto avviene nel cuore dell’Africa , soprattutto in Congo, da dove arrivano i nostri minerali più preziosi”. E ancora: “È inaccettabile il silenzio su trenta milioni di persone a rischio fame in Etiopia, Somalia , Sud Sudan, nord del Kenya e attorno al Lago Ciad, la peggior crisi alimentare degli ultimi 50 anni secondo l’ONU. È inaccettabile il silenzio sui cambiamenti climatici in Africa che rischia a fine secolo di avere tre quarti del suo territorio non abitabile. È inaccettabile il silenzio sulla vendita italiana di armi pesanti e leggere a questi paesi che non fanno che incrementare guerre sempre più feroci da cui sono costretti a fuggire milioni di profughi”.
Lo scorso anno l’Italia ha esportato armi per un valore di 14 miliardi di euro, fa notare Zanotelli. “Non conoscendo tutto questo – chiosa il padre comboniano – è chiaro che il popolo italiano non può capire perché così tanta gente stia fuggendo dalle loro terre rischiando la propria vita per arrivare da noi. Questo crea la paranoia dell’ “invasione”, furbescamente alimentata anche da partiti xenofobi. Questo forza i governi europei a tentare di bloccare i migranti provenienti dal continente nero con l’Africa Compact, contratti fatti con i governi africani per bloccare i migranti. Ma i disperati della storia nessuno li fermerà”.

Il silenzio dell’informazione è il migliore terreno di coltura per la crescita e la diffusione di questi conflitti. Se a questo scenario di guerra aggiungiamo la contrapposizione tra russi e ucraini siamo proprio alla “terza guerra mondiale a pezzi” di cui papa Francesco, con sofferenza, non si stanca di parlare, invitandoci a pregare perché la pace alla fine possa trionfare. Una problematica che sarà ripresa in occasione della 108ª Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che sarà celebrata proprio domenica 25 settembre (in concomitanza con il voto) commentando il messaggio del santo padre sul tema “Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati”. Proviamo ora a dire che non sapevamo e a lasciarci incantare da qualche rosario brandito in qualche comizio!
L’accoglienza dei profughi è sempre stata una prassi di umanità e di solidarietà per noi italiani. La dimensione del fenomeno ci spinge ora a individuare e applicare le migliori forme di integrazione.
Le foto sono tratte dal progetto “People of San Berillo”, firmato da Giovanni Hänninen e Alberto Amoretti: scatti fotografici realizzati in Sicilia ed esposti nelle vetrine di alcune onlus di un quartiere milanese ad alto tasso di migrazione. In alto, PeopleOfTamba-WEBLOW©hanninen-CF006685