Adesso che siamo nel pieno dell’estate, sono molti i festival che permettono alle persone di riunirsi e, perché no, di scoprire cose nuove, entrando a contatto con sensibilità diverse, conoscendo scrittori, registi e cantanti di cui non si è ancora sentito parlare o, addirittura, scoprendone di nuovi. Alcuni giorni fa, Bari è stata totalmente invasa dal pubblico dei lettori grazie alla rassegna Lungomare di Libri, organizzata dal Comune e dalla Regione in collaborazione con il Salone Internazionale del Libro di Torino. L’intero centro storico fino alla bellissima terrazza in cima alla muraglia, nota con il nome di “fortino”, era gremito di gente che sostava davanti alle casette di legno, popolate da venditori di libri intenti a promuovere i loro pezzi forti. Librerie note e meno note, ognuna con la sua particolarità, hanno reso particolarmente vivace e interessante un festival che vuole esaltare la bellezza del capoluogo e del suo mare attraverso la ricchezza della sua cultura e la moltitudine delle sue librerie nonché la voce dei suoi scrittori.
Tra i tanti libri presentati nel corso della rassegna – di piccole, medie o grandi case editrici – anche quello di Luigi Laguaragnella, che da un bel po’ di tempo ho la fortuna di avere come collega all’interno di questo giornale. Da bravissimo e sensibile redattore, si occupa di tematiche sociali, educazione e formazione, riversando le sue conoscenze e la sua sensibilità nella scrittura. Abbracci è il titolo del suo ultimo romanzo (edito da Progedit) particolare e complesso, che io stessa ho avuto il piacere di presentare; il suo lavoro che meglio e più si sposa con questo clima di faticosa rinascita, di ritorno alla vita di tutti i giorni. Una ripresa che non manca di insidie e difficoltà, dopo due anni di fermo e di totale chiusura, durante i quali si è stati costretti a lavorare in smart working, senza la possibilità di vedere nessuno. Un periodo in cui ogni rapporto umano è stato caratterizzato da una certa diffidenza oltre che dal timore reale del contagio. Circostanza che ha reso ancora più ostico il tanto agognato ritorno alla vita di tutti i giorni, alla cosiddetta “normalità”.
Mentre eravamo seduti di spalle al camper con il logo Lungomare di libri, è stato commovente assistere a questo ritorno alla vita, al fluire febbrile di persone anche diversissime tra loro nel caratteristico quanto antico centro storico del capoluogo. E’ stato un vero spettacolo guardare le sedie disposte di fronte a noi riempirsi di curiosi e appassionati lettori, ammaliati dalle vicende di Lorenzo, il protagonista del romanzo di Luigi. Forse perché rivedevano un po’ di sé in questo personaggio, di cui ascoltavano con attenzione le storie, i sentimenti, la vita. Una personalità complessa, che ha tanto del suo stesso ideatore: un giovane come tanti, che cerca di tornare a vivere dopo una serie di delusioni che la vita gli ha riservato. Chiuso in se stesso, ha rinunciato per un po’ ad ogni contatto con il mondo e con il prossimo, perfino con se stesso, e all’improvviso è stato pervaso dal desiderio irrefrenabile di tornare a vivere.
Ognuno di noi è o è stato Lorenzo; ognuno di noi si è sentito perso, deluso e senza stimoli, finché non ha deciso di abbandonare il grigiore della propria stanza – culla e simbolo dell’isolamento – e irrompere nelle strade piene di vita, trovando in amici e conoscenze il modo per ricominciare a sperare. Lorenzo si immette nel gomitolo di strade della città, cercando se stesso, affamato di vita e spinto dal desiderio tutto umano di ricominciare a macinare emozioni. Bari diviene il suo palcoscenico e offre ad ogni angolo una sfida, una gioia inattesa, una lezione di vita. È una realtà che incastra Lorenzo e allo stesso tempo lo libera; una città con cui si scontra e si allea; una realtà che non smette mai di esercitare un suo fascino irresistibile. Lorenzo, come ognuno di noi, cresce insieme alla sua città, impara dalla sua città. E alla fine ricomincia gradualmente a vivere proprio grazie alla sua città.
Nel corso del libro – un viaggio alla riscoperta di sé stesso – Lorenzo ha dato cinque abbracci, ognuno dei quali ha avuto uno speciale significato per lui e una tale importanza da consentirgli di abbandonare ogni ritrosia, ogni pensiero negativo e di entrare in contatto con la parte più profonda di sé. La struttura del libro è caratterizzata dal passaggio dalla prima alla terza persona, che consente al lettore di osservare il protagonista da più punti di vista e di apprezzarne la graduale rinascita. Preziosi i momenti di autoanalisi, presenti nelle pagine intitolate “non essere o essere”.
Abbracci non è un libro da leggere e rileggere; da assaporare, parola per parola. Un libro da portare con sé e aprire in diversi momenti della giornata, ad una pagina qualsiasi. Un manuale per affrontare le difficoltà della vita e uscirne vincitori, scritto da un autore che vuole offrire al lettore la propria personale esperienza, sia pure attraverso la lente “deformante” dell’immaginazione. Un libro che, forse, tra tanti pubblicati senza criterio e senza cuore, talvolta con il solo desiderio di apparire tra gli scaffali di una libreria, contiene proprio quell’umanità e quei significati, quei valori antichi e semplici, che dovremmo ritrovare nella vita di tutti i giorni e di cui dovremmo servirci per ritornare a vivere degnamente, pienamente e consapevoli della ricchezza di cui disponiamo.
Nella foto in alto, Adele Porzia intervista Luigi Laguaragnella a Lungomare di Libri a Bari