Uno degli obiettivi più ambiziosi e cruciali del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza- Pnrr (qui il sito) dovrebbe essere la riduzione dei divari tra nord e sud del paese. A tale scopo il governo aveva stabilito (decreto legge n.77 del 31 maggio 2021) che alle regioni del mezzogiorno fosse destinato almeno il 40% di tutte le risorse allocabili dal Pnrr e dal fondo complementare (Pnc). Le organizzazioni titolari, tra cui ovviamente i diversi ministeri, hanno quindi l’obbligo di legge di rispettare questa soglia per tutti gli investimenti che prevedono risorse da destinare in base ai diversi territori. Ad esercitare il compito di verificare che queste soglie siano effettivamente rispettate è, invece, il Dipartimento per le politiche di coesione della presidenza del consiglio – Dpcoe (qui il sito), che periodicamente deve produrre una relazione circa la corretta allocazione dei fondi.
A leggere però la prima relazione istruttoria sul rispetto del vincolo di destinazione alle regioni del Mezzogiorno, emerge un dato incontestabile: se molte delle istituzioni titolari di risorse del Pnrr raggiungono la fatidica quota del 40% (13 su 22) o vi si avvicinano molto (7 su 22), questo non vale per i ministeri guidati dai leghisti Giorgetti e Garavaglia, in assoluto i più distanti dall’obiettivo fissato dal governo. I due ministri in questione sono rispettivamente al vertice del ministero dello Sviluppo Economico e del ministero del Turismo: due settori assolutamente cruciali per la crescita economica delle regioni meridionali.
TRA PNRR E PNC SONO OLTRE 25 I MILIARDI DI EURO GESTITI DAL MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Prendiamo il caso più eclatante. Il dicastero guidato da Giorgetti è la terza istituzione a gestire la maggiore quota dei fondi: oltre 25miliardi di euro tra Pnrr e Pnc (11,3% delle risorse complessive). Circa il 97% di queste risorse è sulla carta “territorializzabile” (24,2 miliardi) ed è dunque su questa cifra che deve essere calcolata la quota da destinare al mezzogiorno. Secondo i dati elaborati da Openpolis (clicca qui) però, solo il 24,8% delle risorse del Pnrr e del Pnc con destinazione territoriale sarà destinato dal Mise alle regioni del Sud. Numeri molto distanti dall’obiettivo del 40%.
I crediti di imposta che vanno sotto la voce Transizione 4.0 (clicca qui) a cui fanno capo quasi tre quarti di quelle risorse, non prevedono infatti alcun vincolo. Un dato che “presenta elevata problematicità dal punto di vista del rispetto degli obblighi”, si legge nella relazione del Dpcoe. “Non essendo stata prevista ex ante alcuna riserva territoriale, la distribuzione finale delle risorse – prosegue la relazione – risulterà determinata dalla dinamica spontanea dell’origine territoriale delle richieste giudicate ammissibili. Alla luce della distribuzione fra macro-aree delle imprese attive e dei relativi investimenti attesi nel periodo, in assenza di interventi correttivi, è da ritenersi che le risorse del PNRR che alimentano il dispositivo non risulteranno ripartite in coerenza con il vincolo territoriale del 40% al Mezzogiorno”.
I tecnici stimano infatti che, realisticamente, solo il 20% di queste risorse potrebbero andare effettivamente al Sud, a meno che non siano adottate “procedure e criteri che favoriscano la partecipazione di imprese e iniziative localizzate nelle regioni meridionali, nonché idonee misure di salvaguardia delle risorse rientranti nella quota Mezzogiorno nei casi in cui, in prima istanza, l’adesione dei beneficiari non si rivelasse sufficiente ai fini del pieno utilizzo”. Delle rimanenti misure, due sono state già attivate e prevedono il vincolo del 40%, ma non specificano come intendono applicarlo. Per quelle ancora da attivare, invece, il ministero si è comunque impegnato a rispettare l’obiettivo, ma si tratta anche in questo caso di procedure che andranno a bando su base nazionale. Sarebbe quindi necessario prevedere un meccanismo per garantire la quota mezzogiorno nel caso in cui, in prima battuta, non venga raggiunta.
2,4 MILIARDI LE RISORSE A DISPOSIZIONE DEL MINISTERO DEL TURISMO
Leggermente diversa la situazione per il ministero del Turismo, che gestisce solo 2,4 miliardi. Anche in questo caso, quasi tutte le risorse (95%) hanno una destinazione territoriale, ma la quota che il ministero rivolgerà al mezzogiorno si ferma al 28,6%. Una mancanza che può essere parzialmente giustificata dal cospicuo stanziamento destinato a Roma Capitale, a cui sono garantiti 500 milioni di euro dei fondi totali. Per un’ulteriore misura da 150 milioni di euro, che prevede la partecipazione del ministero al Fondo nazionale turismo di Cassa depositi e prestiti, non è prevista alcuna clausola relativa alla destinazione territoriale. Il ministero ha fatto sapere che non era possibile inserirla per ragioni tecniche, ma la politica di investimento del fondo assegna priorità alle aree con alto potenziale turistico ancora poco sviluppate come varie zone del mezzogiorno. Le risorse rimanenti (1,6 miliardi di euro) prevedono il vincolo del 40%, ma senza meccanismi ad hoc per garantirne il rispetto e scongiurare il rischio che questo buon proposito rimanga per sempre tale.
I MINISTERI CHE DESTINANO PIU’ FONDI AL SUD SONO QUELLI IN CAPO A FORZA ITALIA
Più in generale, analizzando come i ministeri o i dipartimenti stanno distribuendo i fondi a livello territoriale e aggregandoli in base al partito di appartenenza del ministro, Openpolis (clicca qui) ha rilevato che sono quelli guidati da ministri di Forza Italia a destinare al Sud ben il 66% delle risorse. Al secondo posto i ministri tecnici, o indipendenti, con il 43% (ad eccezione di Cingolani, leggermente sotto soglia). Poi Movimento 5 Stelle e Liberi e Uguali, che raggiungono esattamente la quota del 40%. Sotto il 40% invece i ministri del Pd, che tuttavia si avvicinano molto agli obiettivi indicati. In ultima posizione, i ministri leghisti, con le cifre che abbiamo elencato.
Non si vuole per forza essere maliziosi, ma questo non è l’unico segnale quantomeno sospetto delle ultime settimane. Nei giorni scorsi proprio i ministri della Lega – Giancarlo Giorgetti, Massimo Garavaglia ed Erika Stefani (ministro per le disabilità) – hanno firmato un comunicato per chiedere al governo di accelerare sull’autonomia differenziata delle Regioni del Nord. “Una richiesta che viene da tutto il Paese”, scrivono i tre, utile ad “uscire dalla vecchia e anacronistica contrapposizione” tra Nord e Sud. “Siamo uno stesso Stato e il percorso che stiamo tracciando servirà solo a migliorare il Paese nella sua interezza”, assicurano i ministri. Una dichiarazione di buone intenzioni che però, ad oggi, non sembra reggere alla prova dei numeri.