Sino a qualche anno fa, Bari era probabilmente la sola città d’Italia a non avere delle meravigliose pareti dipinte, capolavori di street art carichi di un forte significato politico e sociale. Oggi il capoluogo pugliese si è frettolosamente messo al passo con gli altri centri, sfoderando indimenticabili murales, che attirano l’occhio di chi si aggira per le sue strade. Non è quindi un caso che all’interno dello splendido teatro Margherita, gioiello costruito sul mare, sia possibile ammirare la mostra itinerante dedicata al padre della street art: Banksy.
La rassegna, dall’iconico titolo Realismo Capitalista, sta facendo il giro del mondo, ospite delle più importanti città europee e mondiali. Consta di quaranta opere, le più significative e celebri dell’artista, e resterà all’interno dello spazio espositivo del Margherita fino a metà di giugno. Lo scopo di questa mostra – curata da Stefano Antonelli e Gianluca Marziani – è celebrare e far conoscere il lavoro di un grande artista senza nome e senza volto, considerato un “fuorilegge” in molti paesi. “L’esposizione è importante per tante ragioni. Mostra la volontà che ha Bari –spiega il sindaco Antonio Decaro– di inserirsi nel circuito dell’arte urbana. Parlare di street art oggi, e farlo con quello che è unanimemente considerato il più grande street artist della scena mondiale, significa immergersi totalmente nel dibattito attuale, toccando con mano il potere dirompente dell’arte, in particolare quella di strada, nel panorama storico-sociale contemporaneo”.
“Banksy è tutto fuorché un artista semplice da spiegare. Non siamo sempre disposti ad accettare che un disegno su una parete – osserva Stefano Antonelli, uno dei curatori di Realismo Capitalista – possa essere considerato arte; non vogliamo leggere il gesto rivoluzionario intrinseco in un capolavoro firmato Banksy. Non sempre vogliamo cogliere le ragioni per cui dovremmo salvaguardare quella parete anziché coprirla. Ma spero decisamente che con questa mostra e le tante in atto si arrivi a comprendere che l’arte non è solo situata in un museo”.
Un lavoro rivoluzionario, ironico, provocatorio e dalla forte valenza politica quello di Banksy, l’autore di un’arte senza volto, di denuncia nei confronti delle discriminazioni, della guerra, del consumismo della società capitalistica. Non è certamente un caso che il nome della rassegna sia proprio Realismo Capitalista: l’obiettivo, difatti, è denunciare i risvolti negativi della realtà in cui viviamo e, insieme, indicare soluzioni con intelligenza, fantasia e humor. Come nel murales Il lanciatore di fiori, in cui Banksy rappresenta un ragazzo nell’atto di lanciare non una bomba ma un mazzo di fiori. Un invito a deporre le armi. Un messaggio di pace e speranza, quanto mai attuale nell’attuale momento storico, con una guerra nel cuore dell’Europa.
Fiore all’occhiello della mostra barese, nonché dell’intera produzione di Banksy, è La bambina con il palloncino. Una ragazzina minuta, con un vestino mosso dal vento, che allunga il suo esile braccio per raggiungere un palloncino a forma di cuore che sta prendendo il volo. Il simbolo della speranza, della pace e dell’amore che continua a sfuggire a chi lo insegue. Vi è una storia straordinaria legata a questo quadro, che l’artista realizzò a Londra nel 2002. Stava per essere venduto ad un’asta, quando Banksy lo distrusse, per evitare che qualcuno si arricchisse sfruttando il suo nome. L’arte del nostro non è qualcosa da cui si possa ricavare un guadagno: è un’arte collettiva, a cielo aperto, di cui chiunque deve beneficiare, come lo stesso artista senza volto ha chiarito: “L’arte che guardiamo è fatta da solo pochi eletti. Un piccolo gruppo crea, promuove, acquista, mostra e decide il successo dell’arte. Solo poche centinaia di persone nel mondo hanno realmente voce in capitolo. Quando vai in una galleria d’arte sei semplicemente un turista che guarda la bacheca dei trofei di un ristretto numero di milionari”.
“Il messaggio universale delle opere di Banksy rappresenta una forma avanzata di resistenza alla smania di protagonismo e alla violenza del capitalismo in grado di esprimere, attraverso una comunicazione sovversiva, la vera rivoluzione dell’urbanismo unitario. La transitorietà dell’arte di Banksy lascia in verità una traccia indelebile che scardina le coordinate della narrazione dominante mettendo in discussione le convinzioni attorno alla libertà dell’arte pubblica” ha commentato Ines Pierucci, assessora alla cultura del comune di Bari, che ha promosso la mostra in collaborazione con MetaMorfosi Eventi, con il supporto territoriale di Cime e il sostegno di Regione Puglia e Teatro Pubblico Pugliese.
Un’occasione da non perdere per conoscere un grande artista dei nostri tempi, pronto a combattere i mostri di questa società e la mercificazione dell’arte ma senza violenza, senza armi o urla. Solo con la dolcezza di un mazzo di fiori, con la forza dell’arte.
Nella foto in alto, l’opera “Love Is In The Air” (Flower Thrower) del 2003 di Banksy