Puntualmente, ogni qualvolta viene presentato un film al Festival di Cannes, arriva il comunicato stampa che parla di estenuanti standing ovation, di dieci, in alcuni casi quindici minuti di applausi. Bisogna chiarire una cosa: alla prima di un film a Cannes ci va chi il film lo ha realizzato, prodotto, distribuito, insieme a famigliari, amici, conoscenti. Quindi, per quanto possano variare in termini di cronometro, gli applausi, al termine della proiezione, non sono mai mancati. Non è scontato però – questo possiamo dirlo – l’affetto, meno “misurabile” dei minuti di standing ovation ma sicuramente più affidabile, che si è immediatamente creato attorno al nuovo lavoro di Mario Martone: Nostalgia, unico titolo italiano (coproduzione italo-francese, ad essere precisi) selezionato per il concorso della 75esima edizione del Festival di Cannes.
“I don’t speak french”, dichiara scuotendo la testa il regista nella sala gremita del Grand Théâtre Lumière. Quasi scusandosi. “In this moment, only neapolitan” dice, scatenando le risate generali. Nostalgia è, se vogliamo, un film che parla di Napoli in maniera opposta a quella di È stata la mano di Dio. Del mare, il film di Sorrentino aveva il movimento e il punto di fuga verso l’orizzonte: solcato da piccole increspature che lo rendevano sempre diverso da se stesso, ricordava al suo protagonista la possibilità di immaginare un approdo al di là di tutta quell’acqua. Essendo allo stesso tempo abisso e sconfinatezza, metteva in guardia dalla possibilità di rimanere inghiottito e suggeriva sempre buone ragioni per attraversarlo. Il film di Martone, tratto dal romanzo di Ermanno Rea, è invece un film tutto dentro ad un quartiere, una vera enclave lontana dal mare, che non si vede praticamente mai.
“Questo mi dava la possibilità di immaginare la città come un labirinto, come una scacchiera, con forme ‘borgesiane’ in cui i personaggi si misurano col proprio passato e presente”, ha spiegato il regista alla stampa. A fargli eco è il protagonista Pierfrancesco Favino: “La Sanità è un’ammaliatrice. Non si può piegare questo rione alle leggi del cinema, semmai il contrario, e ho scoperto lì dentro delle zone di me che non avrei potuto scoprire se non avessi voluto fare questo film. Quindi non posso che ringraziare Mario per avermi chiamato”.
Nostalgia coglie e restituisce allo spettatore ogni sfumatura delle inquietudini che attraversano un protagonista ramingo, smarrito come un fantasma vivente in se stesso e in un città che lo mette in guardia, gli chiede di andar via, di tornare nel Paese dove ha vissuto per quarant’anni. Abbastanza per scordarsi alcune parole della lingua italiana, ma non sufficienti a rimuovere dalla propria testa l’immagine di una città che non è mai cambiata. “Questa è una storia viscerale di amore e amicizia. Un segreto tenuto da bambino –spiega Favino- diventa una montagna, ti porta lontano da tua madre, dall’amico che era quello che volevi essere, forse ne eri anche innamorato. Hai una nuova identità, anche religiosa. Poi torni e quella fontana torna a zampillare”.
Felice Lasco torna nella Sanità da dove era scappato, trasferendosi prima in Libano e poi in Egitto per seguire lo zio nella sua impresa edile. Torna a distanza di decenni da un evento traumatico, quando l’amico Oreste Spasiano (Tommaso Ragno), ormai conosciuto come O’ Malommo, il boss del quartiere, aveva ucciso un usuraio con la sua involontaria complicità. “Il suo distacco era stato violento e radicale. Torna perché la moglie lo ha spinto a rivedere la madre malata. Il suo spaesamento è anche il nostro. Se non fosse per il Vesuvio che si vede all’inizio sullo sfondo, potrebbe essere ovunque”, prosegue l’attore. L’insegnamento è quello della citazione di Pier Paolo Pasolini che apre il film: “La conoscenza è nella nostalgia. Chi non si è perso non la possiede”.
Nostalgia è l’ultimo capitolo di una seconda trilogia napoletana di Martone, che, stando alle sue stesse dichiarazione, si è andata formando casualmente. “Il sindaco del Rione Sanità, piccola cosa nata in teatro con gli attori del Nest, stranamente ha figliato questi due film più grandi: ‘Qui Rido Io’ e ‘Nostalgia’, che considero un film fratello de ‘L’amore molesto’. Entrambi cominciano a via Forìa. Lì dove c’era una donna, ora voltiamo lo sguardo e c’è un uomo che cammina. Non sappiamo niente di lui. Si muove in una specie di terra di nessuno. Lo seguiamo comporre il mosaico della sua vita e delle sue scelte”.
È un racconto morale affidato anche ad altri attori non napoletani, come appunto Ragno e Aurora Quattrocchi, la madre. “Si stagliano rispetto al coro della gente della Sanità: non sono comparse. Volevo fosse cinema del reale, in strada, come nel neorealismo. A Pierfrancesco ho detto: ti voglio proporre il tuo film napoletano. Ma in lui c’è di più oltre all’aspetto mediterraneo e alla mostruosa capacità mimetica e linguistica. Una sensibilità non usuale, tratto che volevo molto. Una capacità di cura che siamo abituati a vedere nelle donne”. È per questo che Favino ha deciso di studiare l’arabo, così da rendere vivo e credibile il modo di parlare la lingua italiana-napoletana di uno straniero che torna in patria.
Francesco Di Leva nel film è invece don Luigi Rega, il parroco di Santa Maria della Sanità che di fronte all’omicidio di un ragazzino rilancia: “Non dobbiamo soffocare gli incendi, li dobbiamo accendere”. È ispirato a padre Antonio Loffredo, anche lui presente alla prima di Cannes accanto ad alcuni ragazzi del Rione, incredibilmente in smoking, un po’ frastornati da quello che succede attorno a loro ed emozionati alla vista di uno schermo cinematografico grande come non lo avevano mai visto. “Da anni conduce una battaglia in un vero teatro di guerra”, spiega Favino, citando, non a caso, il titolo del film di Martone ospitato proprio a Cannes in Un Certain Regard nel 1998, Da allora, il regista napoletano è tornato sulla croisette solo un’altra volta, nel 2004, per L’odore del sangue, ma in Quinzaine (sezione parallela ma autonoma rispetto alla selezione ufficiale).
Quello di Nostalgia è però un Martone più asciutto e nervoso rispetto al regista affascinato dalle ricostruzioni storiche (da Noi credevamo a Capri Revolution, passando per Il giovane favoloso) o al creatore di complesse e gioiose macchine narrative come Qui rido io. Si rivela una scelta vincente, come conferma un interesse diffuso attorno ad un’opera che, a giochi ufficialmente fermi, già è stata venduta dalla società di distribuzione romana True Colours in molti paesi stranieri, mentre è confermata l’uscita in Francia per l’autunno con Arp a garantire una solidissima presenza con 300 copie. In Italia Nostalgia è già in sala da oggi, distribuito da Medusa.
Le foto del film Nostalgia, sono tratte dal sito del Festival di Cannes e dalla pagina fb di Mario Martone