Le feste rappresentano un’occasione propizia per fare bilanci, per riflettere. Magari semplicemente per rivedere le priorità. E tra queste, certo, l’impegno per aiutare le persone più fragili, quelle maggiormente bisognose di aiuto. Un impegno che va rafforzato in ogni modo e con ogni iniziativa, soprattutto nei confronti di bambini in precarie condizioni di salute. E’ per questo che abbiamo sentito il dovere di ascoltare, proprio alla vigilia di pasqua, la voce di chi è in prima linea nel sostegno a tanti piccoli, costretti a combattere con patologie particolarmente dannose. Il dott. Vito Ferrara è il referente pugliese dell’ENEA – European Neuroblastoma Association (clicca qui), una onlus creata e guidata da genitori, che promuove la ricerca scientifica e impiega tutte le proprie energie per scoprire innovativi approcci terapeutici contro una patologia che colpisce più di 8000 bambini ogni anno nel mondo. Al dott. Ferrara abbiamo chiesto di spiegarci a che punto è la ricerca e quali sono gli obiettivi che l’associazione si pone nell’immediato.
Enea si occupa di uno dei tumori infantili più comuni e pericolosi. Ci può spiegare di cosa si tratta?
Il neuroblastoma è un tumore che colpisce i bambini. È il più comune dei tumori infantili: in genere, a soffrirne sono i bambini al di sotto dei cinque anni. Dopo la leucemia è la prima causa di morte per malattia in età prescolare. Si tratta del tumore solido extracranico più frequente in età pediatrica. Quasi la metà dei bambini diagnosticati ha meno di due anni. Nella maggior parte dei casi, il neuroblastoma infantile è una neoplasia aggressiva: mostra tassi di sopravvivenza inferiori al 60% con la chemioterapia standard e un tasso di recidiva del 50%, un’eventualità per la quale oggi non esiste un trattamento efficace e per i bambini al di sotto dei cinque anni presenta un tasso di sopravvivenza inferiore al dieci per cento. Per questo motivo è urgente studiare nuove terapie. Questa neoplasia solida ha origine nel midollo surrenale o nei siti paraspinali in cui il tessuto del sistema nervoso simpatico è presente. Compare più frequentemente nelle ghiandole surrenali ma può anche formarsi nel tessuto nervoso del collo, del torace, dell’addome o della colonna vertebrale. Il neuroblastoma viene individuato solitamente quando inizia a crescere e manifesta segni o sintomi. In molti casi purtroppo, nel momento in cui viene diagnosticato il tumore ha di solito metastatizzato, si è diffuso, cioè, ad altre parti del corpo. A volte si forma prima della nascita e viene individuato durante un’ecografia di routine in gravidanza.
Quando e come nasce l’associazione?
Enea è una onlus che nasce il 5 luglio 2014 per volontà di un gruppo di genitori di bambini affetti dal neuroblastoma. Dopo più di vent’anni di estenuante impegno, questo gruppo di genitori ha maturato e condiviso l’esigenza di imprimere un nuovo impulso alla lotta contro il neuroblastoma, premiare il merito quale unico criterio nella scelta dei ricercatori destinatari dei fondi raccolti, operare secondo standard di trasparenza, democraticità e rispetto degli associati, aprirsi a una collaborazione più stretta con le altre istituzioni europee impegnate nella stessa battaglia.
In cosa consiste il vostro sostegno alla ricerca scientifica?
Stiamo utilizzando i fondi raccolti per finanziare due distinti progetti di ricerca, uno nazionale e uno internazionale. In Italia, appena terminato il periodo di restrizioni causate dalla pandemia, ha avuto inizio il progetto di ricerca pluriennale finanziato da Enea e sviluppato dal Centro di eccellenza di oncologia ed ematologia pediatrica dell’Azienda ospedaliero-universitaria Anna Meyer di Firenze. L’obiettivo è approfondire il ruolo degli anticorpi che riconoscono il recettore adrenergico Beta3 nel neuroblastoma. Scelti gli anticorpi, i ricercatori del Meyer hanno successivamente approfondito il modello sperimentale per la sintesi di linee con recettore deleto e stanno ora individuando sia il procedimento migliore da seguire sia i prodotti necessari per procedere con gli esperimenti. L’obiettivo finale è trasformare in un nuovo farmaco le molecole che modificano il recettore in questione.
Avete impiegato parte dei fondi raccolti per finanziare il progetto di ricerca internazionale di drug repurposing. In cosa consiste?
In Svezia, presso i laboratori della Divisione TCR – Translational Cancer Research – dell’università di Lund, sta proseguendo il progetto di ricerca di drug repurposing, consistente nel reimpiego del principio attivo di farmaci esistenti, sviluppato in collaborazione con la fondazione di nostri “colleghi” genitori inglesi aPODD (clicca qui), healx (clicca qui), la startup inglese all’avanguardia nell’uso dell’intelligenza artificiale per l’individuazione di nuovi farmaci specifici per le malattie rare, e l’università stessa. I test, purtroppo anch’essi sospesi nel primo semestre del 2020 a causa della pandemia, stanno ora procedendo con la scrematura dei composti che avevano evidenziato ottime capacità di contrasto delle cellule tumorali di neuroblastoma nel corso degli esperimenti svolti nella seconda metà del 2019. Attualmente si lavora con i due composti che hanno prodotto i migliori risultati di laboratorio, che nelle prossime settimane affronteranno i test rivolti a determinare le migliori dosi e formulazioni, la tollerabilità e l’efficacia nei modelli di cellule di neuroblastoma, anche al fine di verificarne i meccanismi attraverso i quali agiscono sulle cellule stesse.
In che modo è possibile sostenere Enea?
Si può effettuare una donazione ad Enea attraverso i riferimenti bancari o postali che si trovano sul nostro sito. Per diventare socio si può effettuare un versamento minimo di 10 euro o effettuare una donazione non legata ad un evento o prodotto particolare, come erogazione liberale. In questi giorni è attiva la campagna pasquale: la più bella sorpresa nelle uova di cioccolato è riscoprire un cuore tenero e solidale con tanti piccoli pazienti.