Voglio leggerlo così il bel concerto che segna il ritorno sulle scene di Alberto Iovene: un canto dolce e sincero che diviene un pensiero vorticoso e struggente che muta in un inno potente e gioioso alla vita, alla bellezza della vita. Nonostante tutto, malgrado tutto. Malgrado l’affanno, le paure, le delusioni, le sconfitte e l’angoscia di questi giorni così terribili e assurdi. Un cono di luce salvifica che s’insinua caldo e suadente nel groviglio fitto e scuro della tempesta che finalmente si scioglie all’orizzonte.
Non sarà un caso che il progetto artistico, nel cui orizzonte si iscrivono i brani che abbiamo ascoltato al Traetta di Bitonto, s’intitoli The new day. Un titolo manifesto, un impegno programmatico, la volontà ostinata e non più rinviabile di raccogliere il bagaglio delle esperienze più belle, i tesoretti più preziosi, i progetti più originali e voltare pagina; lasciandosi alle spalle la stagione delle ferite, delle rinunce, degli ostacoli insormontabili per lanciare al galoppo l’animo e la mente nelle verdi praterie della libertà, della fantasia, del pensiero creativo.
“The New Day per me ha un enorme valore, artistico ed umano. Racchiude due significati, che alla fine vanno in un’unica direzione. ‘Il nuovo giorno’ è il prendere consapevolezza del valore della propria esperienza musicale, della propria musica – spiega Alberto Iovene – per poter nuovamente far ascoltare agli altri la propria voce e, riascoltandola, rendersi conto della sua straordinaria unicità. E poi un voltare pagina sul libro della propria vita, accorgersi che sofferenze ed ostilità possono essere scacciate via, e si può ricominciare a respirare aria nuova. Mettere un punto e andare a capo, ricominciare a scrivere, conscio delle pagine bianche che aspettano solo nuove storie”.
Un’umanissima parabola personale che si legge come la metafora di un popolo, di un paese, dell’umanità intera in queste ore in cui un barlume di luce tenta di farsi strada tra le pieghe della storia, annichilite dagli strepiti impietosi delle armi; mentre gli animi provano a scuotersi dal sonno della ragione per riconoscere e riannodare i fili di quella trama comune – la nostra identità di uomini – che ci obbliga al rispetto degli altri, a osservare il mondo con occhi più disponibili, a coltivare propositi di amore e di pace, rinunciando all’egoismo, alla brutalità onnivora degli interessi, alla follia della guerra.
“Il brano ‘The New Day’ che ha dato il titolo all’intero progetto – prosegue Iovene – è rimasto chiuso nel cassetto per molto tempo e ha visto la luce solo quando, una sera di aprile del 2021, ho deciso che questo pezzo meritava di essere condiviso. Avevo sempre pensato ad uno strumento speciale che avesse potuto regalare al mio brano un suono unico, donandogli una espressività senza eguali. La voce di un bandoneon, ricca di pathos ed intensità espressiva, avrebbe potuto sposarsi perfettamente alla voce del pianoforte, in un turbinio di intrecci melodici”.
Ed ecco il concerto, costruito intorno a The New Day, a cui abbiamo assistito qualche sera fa: la voce cristallina e profonda del pianoforte di Alberto – capace di volare alta sulle glorie e le miserie di questo tempo, di illustrare con limpida ed essenziale verità gli anfratti più reconditi del cuore; di cantare ora gli affetti più teneri (il brano dedicato alla piccola Maria Stella) e gli entusiasmi più esplosivi (Cinderella e Mirando la lluvia) ora le periferie desolate o devastate del mondo (Quiet restless town….) per poi tornare alla gioia sincera dei colori raggianti della vita – a cui fa da sfondo armonico, riverbero pieno e convincente, il rombo soave del bandoneon di Daniele Di Bonaventura, in grado di esprimere con bellezza inusuale e palpabile realismo, il mondo sommerso delle emozioni, intrecciandole a girandole fantastiche di sogni, ricordi e suggestioni.
Un viaggio emozionante, un’esperienza antica e insieme moderna, un flusso vitale di connessioni, un dialogo commovente di segreti svelati e dolci allusioni, una magica tavolozza con cui dipingere le stagioni della vita, a cui ha offerto linfa e forma il lessico malioso del jazz, del tango, delle ballads, ricondotti a unità e coerenza dalla schiettezza entusiasmante dell’estro e della capacità d’improvvisare messi in campo dai musicisti.
Un concerto destinato a lasciar traccia nella memoria, a segnare un prima e un dopo nella già lunga e significativa esperienza musicale di Alberto Iovene, e a dischiudere, nell’originalità e nella raffinatezza delle nuove composizioni, orizzonti di luce e di pace in quanti lo hanno ascoltato. Una serata magica che si spera possa tradursi, al più presto, in un disco capace di regalare ad ognuno di noi un nuovo sogno di futuro e uno spicchio più grande di felicità.
Nelle foto, Alberto Iovene e Daniele Di Bonaventura sul palco del Traetta a Bitonto