Don Patriciello insegna ai giovani come essere testimoni

Il parroco di Caivano, parlando ai ragazzi della diocesi di Bari-Bitonto, sottolinea il coraggio delle scelte e degli incontri nell'ottica dell'impegno cristiano

Il periodo di “avvento”, punto di partenza del nuovo anno liturgico, prepara ad un incontro che, oggettivamente, ha cambiato il volto della storia. Quest’anno, l’inizio di tale periodo ha segnato la celebrazione della Giornata Mondiale dei Giovani, per la prima volta spostata in una data diversa rispetto a quella canonica della Domenica delle Palme.

“Alzati! Ti costituisco testimone di ciò che hai visto”, il titolo di questa edizione della Gmg: un invito che nell’attuale contesto storico e sociale, in cui si tenta faticosamente di mettere alla spalle la pandemia, assume un valore davvero particolare. I giovani della diocesi di Bari-Bitonto hanno festeggiato la giornata presso il seminario arcivescovile, tra momenti di preghiera attorno alla Croce dei Giovani, che ispira queste giornate volute da san Giovanni Paolo II, musica e testimonianze in un clima di semplicità e ritrovata amicizia, tra gruppi delle diverse comunità parrocchiali del territorio, sottolineando l’autenticità dell’incontro nel senso più diretto e concreto.

Il parroco di Caivano in un terreno ammorbato da rifiuti pericolosi

Alla giornata ha portato il suo prezioso contributo di riflessione l’arcivescovo mons. Giuseppe Satriano, che si è intrattenuto in una conversazione libera con i giovani, rispondendo alle domande più disparate. “Per quanto possa sembrare complicato e assurdo, soprattutto oggi, è bene mostrare fiducia anche quando la vita sembra non dartela; in molti casi riusciremmo a porci in questo atteggiamento rispetto agli eventi della vita soltanto collocando questi sotto la scia di luce data da Dio, dalla fede. Alzati -ha affermato il vescovo- è l’invito appassionato di Dio a librarsi in volo, abbandonando ogni ripiegamento su se stessi per imparare a scoprire la bellezza nascosta in noi e attorno a noi”.

Alzarsi, quindi, consente di gustare gli incontri del quotidiano da un punto di vista diverso, accogliendo gli altri. “Occorre sposare la storia della vita, quella propria e delle persone. Troppo spesso si vive affossati dalle ansie. Ricordarsi di dire sì alla vita resta un segnale di forza” chiarisce mons. Satriano. Un argomento caro ai giovani, emerso dal dialogo, riguarda le scelte da compiere che sebbene dipendano da fattori individuali, non possono prescindere dalle amicizie, dalla famiglia, dalle persone che si incrociano in brevi o lunghi tratti di esperienze. Proprio in questo percorso si collocano alcuni incontri, destinati ad assumere un particolare rilievo e a produrre effetti profondi nella vita di ognuno.

L’arcivescovo Giuseppe Satriano parla ai giovani della diocesi di Bari – Bitonto

Una mirabile testimonianza in tal senso l’ha offerta don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano in provincia di Napoli, che con fede e passione è concreto testimone di vita e impegno cristiani tra la gente. Don Maurizio fronteggia le piazze dello spaccio campano: ne conta quattordici nel suo territorio, reputato tra i più grandi e pericolosi mercati della droga in Europa. A lui si rivolgono uomini e donne per chiedere consiglio e, soprattutto, per riscattare alcune scelte di vita sbagliate. La sua azione pastorale è intrisa di incontri, di esperienze di fragilità e sofferenza: il suo carisma e la sua fede sono la base per l’ascolto e per la denuncia, marciando pericolosamente controcorrente. “Attenzione – esorta con fermezza i giovani – Dio passa attraverso le persone nel nostro cammino. Dio passa in tutti i morenti, perciò ognuno di noi deve munirsi di particolari occhiali per vederlo e riconoscerlo nelle lacrime della gente.”

Gli incontri, quando pongono gli occhi dell’uno di fronte a quelli dell’altro, cambiano il corso della storia. Per don Patriciello è importante, perciò, saper ampliare lo sguardo anche sulle grandi questioni sociali senza lasciarsi influenzare dalle correnti di pensiero dominante. Il coraggio del parroco di Caivano di denunciare il malaffare nella “terra dei fuochi”, la piaga della droga, lo rende autentico testimone non solo in Campania ma in tutta Italia. Tra le pagine dell’Avvenire e in alcune trasmissioni in tv, don Patriciello racconta le storia e i drammi delle vite che si accostano alla porta della chiesa o che incontra per strada. Quasi in opposizione al bombardamento di notizie, a volte piegato alle strumentalizzazioni, soprattutto riguardo le grandi questioni, come “l’utero in affitto” o i diritti sociali, don Patriciello dice soltanto che, in realtà, come singoli individui e come comunità, si potrebbe fare di più a partire dall’ascolto e dall’accoglienza delle fragilità.

“Rispetto al diritto del nascituro, rispetto a cinquanta milioni di aborti, si può pensare di migliorare i diritti per il bambino che nasce?” chiede il sacerdote con tono appassionato. E sul tema delle droghe leggere: “Avete dimostrato, attraverso questo incontro, di stare bene insieme, di divertirvi in modo sano. Perché, dunque, il bisogno di ricorrere a strumenti come lo spinello? Ho visto con i miei occhi che anche una sbornia può avere danni irreversibili.” Don Maurizio “punzecchia” la platea, sapendo che l’ardore giovanile porta a sbagliare, quasi come scelta consapevole, innescando il tema del dialogo intergenerazionale: “Io penso che chi arriva prima, chi nasce prima, chi semplicemente accumula esperienze abbia il dovere di dare quel di più al prossimo, ai più piccoli”. Un concetto illustrato senza il tono saccente di chi ha vissuto una così grande mole di esperienze, ma con l’esempio banale del bambino che in una stanza è attratto dalle prese di corrente dove infilare le dita rischiando la vita. E poi domanda: “Non fareste in modo che quel bambino eviti di prendere la corrente?”

Don Patriciello accoglie storie di famiglie devastate dalla morte come quella di Antonio Natale scomparso in due settimane e ritrovato morto alla periferia di Caivano, immischiato, forse, in un giro di droga. E’ testimone di minacce di persone che sparavano colpi di kalashnikov all’esterno della chiesa per creare terrore e spavento. E’ “abituato” ad ascoltare la disperazione di mamme che rimpiangono la scelta di abortire. Senza cadere in giudizi e valutazioni affrettate, custodisce le sfaccettature di tante storie che obbligano ad una discussione più ampia sui diritti. Eppure, spesso è bersaglio di parte dell’opinione pubblica per la schiettezza con cui racconta le scelte affrettate o valutate senza prospettive di molta gente, a causa probabilmente di incontri sbagliati.

Don Patriciello con papa Francesco

Sollecita, infatti, i giovani a porre attenzione alle conseguenze di scelte che possono avere ricadute tragiche individualmente e socialmente. A proposito del tema ambientale, note sono le sue battaglie per denunciare gli sversamenti di prodotti inquinanti nelle campagne della provincia di Napoli, provocando gravi danni all’ambiente e alla salute delle persone. Parla di futuro partendo dalle piccole scelte di ogni giorno: “La questione ambientale intreccia i nostri interessi personali e comunitari. Abbiamo il dovere di sentirci eredi di un patrimonio che a nostra volta lasceremo alle generazioni future; per questo, la realtà che viviamo aspetta anche la nostra testimonianza”. Senza retorica, proprio come piace ai giovani, don Patriciello induce a riflettere da che parte stare come cristiani, come cittadini, come esseri umani: “Sta ad ognuno di noi decidere se fare centro o fare cilecca”.

Nella foto in alto, don Patriciello alla Giornata mondiale della gioventù celebrata nella diocesi di Bari-Bitonto