Il Terzo Settore è un insieme di enti di carattere privato che agiscono in ambiti diversi: dall’assistenza alle persone con disabilità alla tutela dell’ambiente, dai servizi sanitari e socio-assistenziali all’animazione culturale. Tali organismi spesso gestiscono servizi di welfare istituzionale e sono rivolti alla tutela del bene comune e alla salvaguardia dei diritti negati. Il loro massiccio coinvolgimento nel Piano Nazionale di Rinascita e Resilienza (Pnrr), con risorse pari a 11,7 miliardi di euro, ha indotto il governo ad accelerare la riforma del Terzo Settore, avviata nel 2016 con la legge delega e proseguita nel 2017 con i principali decreti delegati ma ancora in attesa di importanti decreti attuativi.
Un contributo fondamentale in direzione della riforma sarà l’entrata in vigore, il prossimo 23 novembre, del Registro unico nazionale del terzo settore (Runts): da quel giorno inizierà il trasferimento nel nuovo elenco di tutte le Organizzazioni di volontariato (Odv) e Associazioni di promozione sociale (Aps) iscritte nei registri regionali, provinciali o nazionale. Un traguardo fondamentale, destinato ad avviare una stagione di maggiori diritti e stabilità economica per migliaia di organizzazioni non profit. Saranno, infatti, circa 93.000 gli enti che entreranno nel Runts nei primi mesi dal suo avvio, mentre si stima che altri 177.640 potrebbero decidere di entrare successivamente su un totale di 270.000 enti qualificabili come Terzo Settore.
Stando agli ultimi dati, aggiornati al 2019, le istituzioni non profit attive nel paese sono 362.634, con 853.476 dipendenti attivi alla data del 31 dicembre 2019. Tra il 2018 e il 2019 le istituzioni non profit sono cresciute dello 0,9%, meno di quanto rilevato tra il 2017 e il 2018 (+2,6%), mentre è rimasto stabile l’incremento dei dipendenti, attorno all’1,0% in entrambi gli anni. Si conferma però un trend significativo: le istituzioni crescono ad un ritmo più sostenuto nelle Isole (+1,2%) e al Sud (+1,2%): in particolare, le regioni che presentato gli incrementi maggiori sono il Molise (+4,7%), la Calabria (+3,2%), la provincia autonoma di Bolzano (+2,6%) e la Puglia (+2,6%).
In Puglia sono circa 20.000 gli enti del Terzo Settore, per un totale di oltre 30.000 dipendenti e 300.000 volontari che svolgono attività fondamentali per i territori. Un esercito di operatori che attendono con trepidazione la riforma. Ad offrire una grande boccata d’ossigeno a tali organismi, giunge intanto il programma regionale PugliaCapitaleSociale 3.0, un intervento di 8,6 milioni di euro diretto a sostenere attività promosse da organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale e fondazioni del terzo settore. Come pure a concedere contributi alle associazioni per fronteggiare le situazioni di difficoltà, causate dalla necessità di sospendere o implementare le proprie attività nel corso del 2020 per allinearsi alle disposizioni in materia di contenimento del contagio da Coronavirus.
L’avviso regionale giunge nel momento in cui le associazioni cominciano a riprendersi dagli effetti disastrosi della pandemia, che ha sottratto energie soprattutto alle realtà più piccole; la Linea B del programma PugliaCapitaleSociale 3.0 è destinata, in particolare, proprio al sostegno delle associazioni che hanno faticato a svolgere in maniera continuativa la propria attività.
Coniugare la creazione di infrastrutture del sociale su base territoriale, in cui il Terzo Settore si ponga come soggetto attivo per risolvere problemi e generare innovazione sociale, è, d’altra parte, una delle finalità del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: finalità che si articola in più ambiti di politiche pubbliche, in cui gli Enti del Terzo Settore (Ets), lo stato, il mercato e la cittadinanza si trovano a cooperare.
Gli ambiti in cui viene previsto un attivo coinvolgimento del terzo settore nel Pnrr riguardano la Missione 5, dedicata a coesione e inclusione. In particolare, alla Missione 5 C2 “infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore”, sono destinati 11,17 miliardi. All’interno di questo ambito si collocano diverse azioni che chiamano direttamente in causa il Terzo Settore, decisivo per il potenziamento dei servizi sociali territoriali, considerati strumento di resilienza per famiglie, minori e adolescenti, anziani, soggetti non auto-sufficienti e persone con disabilità o in condizioni di estrema emarginazione. Gli Ets, e in particolare gli attori sociali del volontariato, sono inoltre citati come leve per contrastare l’esclusione sociale dei giovani attraverso la promozione di attività sportive e culturali e l’accesso alle relative strutture.
Oltre a queste aree di intervento, in cui la presenza del terzo settore appare ormai consolidata, il Pnrr introduce un ulteriore ambito di politiche pubbliche in cui prevede l’attivo coinvolgimento degli enti del Terzo Settore: la rigenerazione urbana, che riguarda la gestione di housing sociale, creazione di luoghi comunitari, creazione di impresa sociale in grado di produrre inclusione e sviluppo. Insomma, per tutta una galassia di associazioni e organismi diversi si appresta un periodo di grande fermento e intensa attività ma, soprattutto, il riconoscimento di un ruolo fondamentale nelle comunità di tutto il paese.
L’illustrazione in alto è tratta dal Corriere della Sera