L’importante non è vincere ma abbracciarsi

Il valore dell'esperienza umana oltre che didattica dei ragazzi del Volta-De Gemmis di Bitonto, finalisti ai Comix Games del Salone del libro di Torino

L’emozione è davvero incontenibile. Misto di stupore e consapevolezza. E il risultato finale non conta più. Conta il candore sincero di questi ragazzi, gli occhi lucidi dell’insegnante che li ha amorevolmente seguiti, lo sguardo fiero e orgoglioso della dirigente che ha reso possibile un sogno. Ma partiamo dall’inizio.

L’istituto in questione è il Volta-De Gemmis di Bitonto, il progetto di cui stiamo parlando è Repubblic@Scuola, le insegnanti che hanno seguito il progetto che ha portato i ragazzi alla finale dei Comix Games, al Salone del libro di Torino, Isabella Visaggio, responsabile, e Raffaella Moretti, caporedattore.

I ragazzi del Volta-De Gemmis con la prof.ssa Isabella Visaggio e la dirigente Giovanna Palmulli a Torino

Scuole medie e superiori si sono sfidate a colpi di acrostici, tautogrammi – bellissimo quello dei finalisti della classe IV AAbbiamo aspettato abbastanza, adesso andiamo ad accaparrarci altre avventure: abbracciamoci” – acrostici e rap di classe in rima. Un’esperienza di grande spessore formativo resa possibile grazie ad una dirigente, la dott.ssa Giovanna Palmulli, che ha sempre creduto nel valore delle humanae litterae e dei sui ragazzi. Come pure nell’opportunità di investire nelle nuove modalità di espressione connesse alla comunicazione social. Per un istituto tecnico una  scelta coraggiosa, col risultato che il piano dell’offerta formativa appare ben bilanciato, con materie tecniche e scientifiche che si intrecciano a doppio filo con il sapere umanistico.

“Quando sono arrivata in questo istituto, otto anni fa, mi sono subito posta il problema delle discipline umanistiche – spiega la dott.ssa Palmulli – considerate quasi secondarie ad un indirizzo di studi così spiccatamente tecnologico, operativo, con una radicata fisionomia in tal senso. Mi accorsi subito, entrando nelle classi, di forti carenze in ambito linguistico dei ragazzi, che leggevano e scrivevano poco. Ovviamente, essendo stata io stessa docente di materie letterarie, ciò mi colpiva nel vivo e così decisi di puntare sui docenti di lettere per farli emergere. Tutto ciò considerando tale risorsa anche in una prospettiva lavorativa, ponendo attenzione sull’importanza della comunicazione ad ogni livello”. E riprende: “Ho quindi rivisitato e ampliato la biblioteca, abbiamo iniziato a partecipare a concorsi letterari che stimolassero la lettura e la scrittura e in questi anni abbiamo vinto tanti premi, soprattutto libri che hanno arricchito la nostra raccolta di volumi. In questo modo, abbiamo bilanciato l’importanza di una formazione tecnico-operativa e scientifica con il bagaglio culturale umanistico, superando questa vecchia dicotomia. I nostri alunni sono diventati bravi a scrivere, a giocare con le parole, anche con le lingue straniere”.

Ma come si è svolto il progetto che ha visto protagonisti i ragazzi della scuola bitontina nell’esperienza al Salone di Torino? “Sono già diversi anni che realizziamo il nostro giornalino scolastico. Il lavoro di preparazione nella classe 4 AM è partito già l’anno scorso, all’ingresso dei ragazzi nel triennio. Da subito hanno partecipato tutti e ognuno ha scelto l’attività più congeniale tra articoli, didascalie, disegni, foto, commenti, sfide di ludolinguistica, lezioni di educazione civica online”, spiega la prof.ssa Visaggio. “Quando proposi questo progetto, ci furono molte perplessità. Il nostro è un istituto tecnico per cui partecipare ad un progetto di questo tipo era impensabile; ma con le prime sfide del campionato prosegue la docente – sono maturati entusiasmo, interesse, desiderio di mettersi in gioco confrontandosi con la scrittura giornalistica virtuale, che non ha mancato di esercitare su di loro il fascino della comunicazione digitale, con un lavoro sicuramente gratificante ma certo faticoso e complesso. Questo importante traguardo non è solo dei cinque finalisti, ma di tutta la classe. Partecipare alla finalissima è stato possibile perché uno di loro ha vinto una sfida ludolinguistica e ha potuto portare con sé altri quattro della squadra, scelti da me in base all’impegno profuso nell’attività giornalistica”.

Quali emozioni il giorno della finale? Davvero tantissime, come ci conferma la prof.ssa Visaggio e i suoi studenti: “Tanta emozione, un’esperienza coinvolgente, dopo un lavoro attento e costante, svolto con passione, ricerca e creatività”.

Lasciamo dunque la parola ai protagonisti di questa grande avventura, che hanno commentato con toni entusiastici l’esperienza torinese. “Durante la finale sono stato preso dall’ansia di affrontare altre squadre che sembravano più forti e anche da un po’ di paura per non essere all’altezza delle sfide che ci attendevano. Queste emozioni, però, sono state pian piano rimpiazzate dalla voglia di mettermi in gioco – racconta Giuseppe Toscanoe dall’orgoglio di portare in alto il nome dell’Istituto Volta e in qualche modo della Puglia a livello nazionale con l’aiuto prezioso dei miei compagni di squadra, della professoressa e della dirigente scolastica”.

Per Francesco Fusari è stata un’esperienza estremamente educativa e allo stesso tempo divertente: “soprattutto il giorno della finale ho vissuto una strana tensione che ha suscitato in me un forte senso di competizione. Non mi dispiace di aver perso perché comunque ho provato soddisfazione nell’aver partecipato, per essere stato selezionato per una gara nazionale e per aver totalizzato il massimo dei voti durante una sfida. A questo si aggiunge la gioia di essere tornato alla vita di prima anche se con le dovute precauzioni”.

“Durante la giornata cercavo di non pensarci e ripetevo dentro di me che sarebbe andato tutto per il meglio – ricorda Michele Sorannoanche se molte volte mi lasciavo andare allo scoraggiamento. Poco prima di iniziare la sfida, io e i miei compagni abbiamo cercato di smorzare l’ansia e l’agitazione. Alla fine, l’amarezza della sconfitta e di non essere riusciti a salire sul podio è stata superata dalla consapevolezza che abbiamo dato il massimo, tutti quanti insieme”.

Nicolò Pace ci racconta la paura, condivisa da tutti, di non essere all’altezza degli avversari: “appena arrivato al Salone del libro, ho intravisto i miei futuri avversari e dai loro sguardi ho potuto notare grande determinazione. Io, invece, ero preoccupatissimo, non volevo essere la causa della mancata vittoria della mia squadra. Per fortuna la professoressa mi ha tranquillizzato dicendomi di non pensare all’esito finale. Così ho superato le mie paure e spero di aver dato il meglio di me stesso”.

Matteo De Chirico esprime a gran voce l’orgoglio di aver rappresentato con i suoi amici l’unico istituto tecnico giunto in finale: “avevamo tanta voglia di vincere. Il fatto di essere arrivati alla finalissima di Torino ci ha reso orgogliosi e ci ha spronato a dare il massimo. Siamo soddisfatti a tal punto che non vediamo l’ora di tornare a Torino per rivivere le stesse emozioni e, perché no, tornare vincitori”.