Si dice conclusa ma conclusa non è: tutt’al contrario! Tutto, per un anno intero, verso Taranto, per Taranto e le situazioni del territorio più degradate. Un lungo, scientifico e capillare lavoro su scala nazionale. Una dura lotta contro il Covid19. Tutto confluiva nei lavori ed è confluito deciso verso il traguardo. Ma la conclusione è stata una nuova partenza; anzi, una prosecuzione. Così l’ha definita mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, presidente del comitato scientifico e organizzativo delle Settimane Sociali dei cattolici italiani: “Oltre Taranto”.
La quarantanovesima edizione delle settimane sociali ha riunito nella città dei due mari oltre 700 delegate e delegati provenienti da tutta Italia insieme ad un centinaio di vescovi, sacerdoti e religiosi, laici, rappresentanti delle istituzioni, del mondo della politica e della cultura per riflettere sul tema “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso”.
Individuate indicazioni chiare di impegno da seguire. Scelte definite, concrete ed impegnative che devono vedere coinvolte tutte le realtà parrocchiali del paese.
La prima riguarda proprio le parrocchie. La costruzione di comunità energetiche sul territorio. Tutto nasce dalla lettura del fabbisogno energetico del paese: circa 7 gigawatt di energia prodotta da fonti rinnovabili. Le 25.610 parrocchie sul territorio italiano possono diventare produttrici di energia elettrica, con una capacità che supera il 50% della richiesta. Possiamo ben dire: non un compito affidato agli altri, ma un preciso impegno che deve attraversare tutte le nostre comunità di appartenenza.
La seconda: diocesi e parrocchie, tutte “carbon free”. Sviluppo e ambiente come scelta irrinunciabile. Un’accelerazione alla fuoriuscita progressiva dall’uso di fonti fossili per produrre energia, come indicato da papa Francesco nell’enciclica Laudato si’. Siamo consapevoli che stiamo lottando contro il tempo. Occorre velocizzare il passaggio dall’uso del carbone, del petrolio, dello stesso gas a nuove fonti energetiche con emissioni zero di CO2. Anidride carbonica che è la causa diretta delle alterazioni climatiche che si stanno scaricando sempre più improvvise sul pianeta. Intanto, verifichiamo con piacere che già ci sono aziende che producono utilizzando metodi alternativi. Queste sono da sostenere e incentivare anche con benefici economici.
E’ necessario che i fattori economici di un’azienda siano coniugati con la dignità del lavoro e la sostenibilità aziendale. Non si può privilegiare una scelta sull’altra. Le aziende preposte alla produzione di energia e di acciaio (a Brindisi e a Taranto, nella nostra regione) devono ammodernare velocemente tutti i processi produttivi caratterizzati da pesanti emissioni di CO2. Non è questa una scelta da ambientalista contestatario ma una necessità universalmente riconosciuta e incontrovertibile, strategicamente in dirittura d’arrivo al traguardo del 2030, indicato dai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable development goals – SDGs nell’acronimo inglese) e dai 169 Target che li sostanziano, approvati dalle Nazioni unite. 17 Obiettivi interconnessi tra loro, da raggiungere entro il 2030, come definito nell’Agenda globale per lo sviluppo sostenibile.
Dopo “Acqua pulita e servizi igienico-sanitari (6° goal): Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie”, il 7° goal parla di energia pulita e accessibile per assicurare a tutti l’utilizzo di sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni. Torna il primato delle fonti primarie per la vita e lo sviluppo delle realtà umane: acqua ed energia. Obiettivi ambiziosi, necessari, condivisi ma in forte ritardo nella loro realizzazione.
La terza indicazione da Taranto 21: le comunità ecclesiali tra le prime a prendere l’iniziativa per essere “caporalato free”. Una triste realtà, quella del caporalato, che connota non solo il nostro sud ma l’intero paese. Eppure, agli imprenditori che non fanno ricorso allo sfruttamento selvaggio del caporalato, si contrappone una realtà che può essere piegata con il boicottaggio dell’acquisto proprio di quelle materie prime. Sono inaccettabili forme di schiavitù che crescono e si sviluppano nella porta accanto. Certi prodotti agricoli, certe produzioni, pagano il prezzo sul mercato di una insana, a volte mortale, concorrenza. C’è bisogno di una forte intesa pubblico-privato che escluda la commercializzazione di quei prodotti che non garantiscono durante l’intero processo produttivo, requisiti di civiltà, di umanità, di vita. La chiesa sceglie di essere capofila in questa lotta senza quartiere.
La quarta indicazione è una straordinaria proposta che parte dai giovani: è affidata alla prima lettera dell’alfabeto, la lettera A. A come alleanza fra generazioni, “fra forze diverse di buona volontà” nel nostro paese. Captare e collegarsi a quelle aziende, a quanti sono già avviati lungo quel cammino, quelle scelte. Avere a modello quegli imprenditori che sono capaci di coniugare il legittimo profitto all’impatto ambientale e sociale. Sono queste le buone pratiche che bisogna imitare, sostenere e con cui collaborare. Il pubblico ha presidi ospedalieri, mense scolastiche e servizi sociali dove i prodotti da acquistare devono essere liberati dalla piaga dello sfruttamento e dalla schiavitù.
Un gran lavoro da fare, accolto con grande decisione ed entusiasmo soprattutto dai giovani giornalisti di tutta Italia, iscritti all’UCSI (Unione Cattolica Stampa Italiana), seguendo il messaggio del santo padre Francesco ai partecipanti alla Settimana Sociale di Taranto.
Un grande apprezzamento con un incitamento ad incontrarsi dopo il forzato isolamento, superando forme di distanziamento sofferte e a volte impossibili, con “il bisogno di incontrarsi e di vedersi in volto, di sorridere e di progettare, di pregare e sognare insieme. Ciò è tanto più necessario nel contesto della crisi generata dal Covid, crisi insieme sanitaria e sociale”.
Come sua abitudine nelle catechesi, papa Francesco questa volta si è affidato, con grande efficacia, a tre segnali stradali: “possano aiutarvi a camminare con audacia sulla strada della speranza, che possiamo immaginare contrassegnata da tre “cartelli”: l’attenzione agli attraversamenti, il divieto di sosta, l’obbligo di svolta”. Con una indicazione precisa: “Quanto sarebbe bello che nei territori maggiormente segnati dall’inquinamento e dal degrado i cristiani non si limitino a denunciare, ma assumano la responsabilità di creare reti di riscatto”.
L’UCSI pugliese ha realizzato servizi e interventi soprattutto con i giovani e verso i giovani affidati con efficacia a TV2000 e a TeleDehon. Particolarmente significativo il messaggio finale rivolto proprio ai giovani UCSI da parte di mons. Filippo Santoro: “Dobbiamo essere noi il cambiamento che vogliamo vivere nel mondo”.
Nell’immagine in alto, la cerimonia di apertura della Settimana Sociale di Taranto. Le foto sono tratte dal sito delle Settimane Sociali dei cattolici italiani