Ambiente, raccolta differenziata, decoro urbano, verde pubblico, mobilità alternativa, sicurezza, sviluppo sostenibile. Sono gli standard che definiscono le città del “ben vivere”. “Bitonto tra i comuni dell’Aro è quello con la più bassa percentuale di raccolta differenziata e tra gli ultimi nell’intera regione: solo il 30% contro il 70% dei centri più virtuosi. Mentre l’estensione della raccolta ‘porta a porta’ a tutta la città resta ancora un miraggio”, attacca Luca Scaraggi. E aggiunge: “E l’assenza di decoro urbano? L’anarchia che regna nel centro storico, con i tavolini sino al centro di piazza Cavour o di piazza Cattedrale? La villa comunale, poi, è in condizioni pietose, così come molti giardini di quartiere e il verde pubblico in generale. Cosa dire ancora della mobilità urbana, affidata esclusivamente alle auto, con tutto il caos e l’inquinamento che ne derivano? E la sicurezza? Non basta certo presidiare alcuni ingressi del centro antico, solo poche ore in alcuni giorni, per scongiurare il pericolo di decine di bici elettriche lanciate all’assalto della città”.
Mica male come incipit! Un fuoco di fila che non lascia granchè spazio ad eventuali rettifiche in corso d’opera. Una bocciatura senza appello di come vanno (male) le cose a Bitonto. All’opposto di quanto suggerisce una recente campagna di comunicazione: il respiro lieve e benefico della città, propiziato da un cielo azzurro sui tetti, l’atmosfera festosa delle luminarie, la storia secolare del torrione che svetta sui palazzi del centro antico, lo sguardo aperto di Tommaso Traetta che abbraccia piazza Moro, il profumo dei taralli e della focaccia che si spande intenso nell’aria… “Respira Bitonto”.
Un passato lavorativo come manager dell’IBM, una lunga militanza nell’associazionismo civico, Luca è stato un personaggio chiave della prima giunta Abbaticchio, nel lontano 2012: segretario del movimento Progetto Comune, una delle liste civiche scese in campo a sostegno della candidatura di Michele Abbaticchio, fu tra i principali artefici del programma di governo. Un ruolo di spicco, mantenuto anche nella seconda giunta, insediatasi a Palazzo Gentile nel luglio 2017: “Una compagine ben bilanciata con figure competenti e un mandato preciso”, spiega. “Sino a quando si è verificata una vera e propria mutazione genetica, con l’ingresso in maggioranza di quasi tutte le forze d’opposizione, anche quelle più fieramente ostili ad Abbaticchio: dal candidato sindaco dei 5 Stelle, Aldo Ciminiello, ai consiglieri del Pd e di alcune liste di centrosinistra, eletti insieme al candidato sindaco Lillino Sannicandro. Una maggioranza bulgara: 21 consiglieri su 24, un unicum in tutto il Paese. Una seria alterazione delle rappresentanze democratiche di maggioranza e di opposizione, come sancito dal risultato elettorale”, accusa Scaraggi.
La mutazione genetica della maggioranza
Una sorta di “dottor sottile”, insomma, dell’ampio e composito schieramento riunitosi dieci anni fa attorno alla figura di Abbaticchio, in grado di elaborare positive strategie e stringere fitte e solide relazioni all’interno della maggioranza, orientandone in qualche modo il cammino, Luca Scaraggi ha sentito il bisogno di disimpegnarsi dalla maggioranza nel marzo del 2019. “Si era rotto l’equilibrio democratico. Erano state tradite tutte le premesse in partenza. Rinnegate la volontà e le aspettative degli elettori. Poi, in particolare, si sono verificati alcuni fatti che ho ritenuto del tutto arbitrari, politicamente gravi e dannosi per la comunità: il ritiro della nomina come delegato sindaco di Palombaio ad Arcangelo Putignano, per aver cambiato gruppo politico di riferimento, l’allontanamento dalla giunta della vicesindaca Rosa Calò, rimasta senza riferimenti politici in consiglio comunale, a seguito dello scioglimento di Città Democratica. Nonostante la professoressa fosse un riferimento certo della giunta, efficacemente impegnata sulle politiche ambientali, su Pug e urbanistica, e sulla mobilità sostenibile con l’elaborazione del Pums” spiega. “E ancora, la sfiducia del presidente del consiglio Vito Labianca votata in consiglio comunale, un’iniziativa politica senza precedenti e di assoluta gravità istituzionale”, precisa Scaraggi.
Una “mutazione genetica” proseguita con le sostituzioni degli assessori Incantalupo e Saracino, oltre la Calò, per far posto alle nuove forze entrate in maggioranza. E ancora la successione di ben tre assessori all’istruzione, con il risultato finale di un indebolimento della giunta e l’accentramento nelle mani del sindaco di deleghe fondamentali e impegnative quali lavori pubblici, programmazione urbanistica, politiche ambientali, mobilità sostenibile, igiene urbana, antimafia sociale, Asv. Questa l’analisi di Scaraggi.
Insomma, proprio un ragionamento da “dottor sottile”, da chi è abituato a spaccare il pelo in quattro e non vuole accettare una realtà ben “diversa”: il consenso dei cittadini ancora alto nei confronti del sindaco e dell’amministrazione. Un consenso costruito giorno per giorno grazie al tam tam sul profilo facebook di Abbaticchio: finanziato il parco cittadino di via Traiana, tre milioni di euro per il rifacimento delle strade, in dirittura d’arrivo la pista ciclabile di via Cela, il progetto del centro giovanile al tribunale di via Planelli, la riconversione della Zona Artigianale in Appea, i lavori in piazza Caduti del terrorismo e persino un “miracoloso” risparmio sulla tassa per i rifiuti. Un sequenza rutilante di successi. Sui quali, in realtà, appare legittimo il dubbio di un’enfasi demagogica e populistica…
I nodi da risolvere per la realizzazione dell’Appea
“Ma questo che vuol dire?” La città è cambiata davvero in meglio in questi anni? replica Scaraggi. “Sull’Appea si sta facendo molta propaganda anche a fini elettorali. Si usano toni trionfalistici e la si fa passare come una svolta per lo sviluppo economico del territorio, più o meno com’è accaduto per la Zona Economica Speciale due anni fa. Fatto sta che della Zes non si è fatto più nulla e che l’istituzione dell’Area produttiva paesaggisticamente ed ecologicamente attrezzata è ancora tutta da finalizzare: se è vero che alla destinazione artigianale si aggiunge quella commerciale, occorrono precisi impegni da parte dell’amministrazione sulla conseguente riqualificazione urbanistica dell’area. Restano poi tutti gli interrogativi sulla ricaduta sociale e sui nuovi posti di lavoro che saranno prodotti”, osserva Scaraggi. “Per quanto concerne la riqualificazione di piazza Caduti del terrorismo -spiega- l‘idea nasce da un’iniziativa di amministrazione partecipata dal basso, realizzata nel lontano 2014 da Progetto Comune, l’unica di questo tipo in nove anni. Oggi abbiamo un cantiere aperto che non si sa quando chiuderà e con irrisolta la tematica della viabilità e del nuovo piano parcheggi a servizio dell’area, tra le più critiche della città”.
Nemmeno il tempo di riprendere fiato e riparte: “Gestione dei rifiuti: nonostante un costo di 10 milioni di euro l’anno per la raccolta e il conferimento in discarica, soldi a carico dei cittadini attraverso la Tari, Bitonto rimane il comune con il più basso livello di raccolta differenziata. E con un servizio di igiene urbana assolutamente insufficiente, al limite della decenza. E quando partirà il porta a porta in tutta la città? Non è ancora noto e siamo ormai alla fine del secondo mandato. Chi se ne occupa nella giunta se le deleghe sono in mano al sindaco?” “E la matassa ingarbugliata del procedimento di liquidazione dell’Asv, il cui unico socio è oggi il comune, con una pesante situazione debitoria che potrebbe gravare tutta sulle casse di Palazzo Gentile e, quindi, sui cittadini?”, osserva Scaraggi.
Poche le risorse professionali al Comune per seguire i cantieri pubblici
“E l’emergenza ambientale, con rifiuti di tutti i tipi anche pericolosi che ammorbano le campagne, le strade di accesso alla città, il parco naturale di Lama Balice. Un fenomeno con problemi di sicurezza sanitaria. È stato mai destinato un fondo per la bonifica di questi siti? E parliamo di qualità della vita?”, chiede Scaraggi, che continua: “Dopo l’istituzione del Parco regionale di lama Balice, nel lontano 2007, non è stato ancora concluso il procedimento, avviato nel 2015, per l’adozione del Piano territoriale per il parco, che disciplina l’organizzazione dello stesso in aree con forme differenti di uso, godimento e tutela nonchè il regolamento per l’esercizio delle attività consentite all’interno e di quelle vietate. Tutto ciò anche a causa di osservazioni presentate dal comune di Bitonto”.
Altro capitolo: i lavori pubblici. “Una cosa è annunciare l’acquisizione di un finanziamento, altro è pianificare e realizzare gli interventi, seguire i cantieri passo dopo passo, dall’apertura al completamento. Il sindaco, che ha le deleghe ai lavori pubblici, è in condizione di poterlo fare? E se non lui chi se ne occupa in giunta? Ci sono sufficienti risorse professionali, tecnici del comune in grado di gestire i lavori? Ciò che si vede è il caos di opere ferme, sovrapposizione di interventi tra amministrazione, Aqp, Enel, edilizia privata”, affonda Scaraggi. “Dichiarare 12, 13, 14 cantieri aperti è propaganda per i social ma nella realtà è il fallimento di qualsiasi seria attività di pianificazione e programmazione. Come sa chi ha competenze nel settore”, dichiara il nostro interlocutore.
Il piano per la mobilità sostenibile è ancora da approvare
E il cahiers de doléances è destinato ad allungarsi. “Il lavoro di Rosa Calò sulla mobilità sostenibile ha subìto una drastica battuta d’arresto: ad oggi, con l’amministrazione a fine mandato, non c’è un solo chilometro di pista ciclabile in città e nelle frazioni. Siamo invasi di contro da biciclette elettriche che scorazzano in lungo in largo in centro e nel borgo antico, procedendo contro mano, sui marciapiedi, senza alcuna regola e con grave pericolo per i cittadini. Il tracciato in via Cela, di cui mena vanto il sindaco, è altro: si tratta di una ciclovia che ha finalità diverse; serve a promuovere un turismo naturalistico. Ma, in realtà, è un’opera nel deserto senza connessione con un sistema ciclabile cittadino, con le stazioni ferroviarie, con le altre ciclovie mappate e riconosciute ufficialmente nel territorio pugliese e dai tour operator. La professoressa Calò aveva lavorato con zelo, approntando il Piano Urbanistico della Mobilità Sostenibile (Pums) con scenari di attuazione e trasformazione della mobilità cittadina a 3, 5 e 10 anni. Piano che ad oggi non è stato ancora approvato in via definitiva”, fa notare Scaraggi.
Un altro standard fondamentale per la qualità della vita in una città è la sicurezza.. “Quello della sicurezza fisica e sociale è un tema serissimo. Con risposte inadeguate. Il mantra – non ci sono vigili o agenti a sufficienza – non convince. Serve un controllo serio del territorio, azioni repressive unitamente a un piano di sensibilizzazione che coinvolga tutte le agenzie educative: scuole, chiese e associazioni. Occorre il ricorso a piattaforme e tecnologie avanzate di video-sorveglianza, come i droni, utilizzati in alcuni comuni vicini”, secca la risposta.
L’assenza di politiche giovanili utili e costruttive
“E l’impegno per i giovani?”, riprende lancia in resta Luca Scaraggi. E qui, sento la necessità di aprire lo scudo spaziale e respingere al mittente i raggi protonici: “Ma come! La città dei festival, dalla musica al teatro all’arte, delle 100 e più associazioni, dei bar, dei ristori? Non si può proprio dire che Bitonto non sia cresciuta da questo punto di vista negli ultimi dieci anni”, ribatto. “Certo da questo punto di vista ci sono stati miglioramenti; soprattutto nel primo mandato. Un risveglio culturale che ha interessato però la fascia medio/alta della popolazione, tralasciando la parte più debole, quella che il covid ha poi messo in ginocchio con tutte le conseguenze sociali che conosciamo. Il valore dell’attività culturale non è dato dal numero degli eventi, cosa che sembra assillare i nostri rappresentanti in giunta, ma dalla capacità di incidere sulla crescita sociale dell’intera comunità. Sui giovani, in realtà, si è investito molto poco, quasi nulla. Nel bilancio del comune non ricordo siano state previste in questi anni risorse specifiche”, afferma Scaraggi.
Che subito riparte: “Non ci sono beni comuni assegnati a iniziative per i giovani, e a dire il vero neanche a cittadini o associazioni di particolare rilievo sociale. La ‘pescara’, a suo tempo destinata a centro giovanile, ha visto cambiare la destinazione verso iniziative private che portino un affitto marginale nelle casse del comune. Oggi tanti minorenni stazionano nel centro antico, la principale piazza di spaccio della città, senza che nessuno controlli. A Molfetta con l’anfiteatro di ponente i ragazzi si sono spostati dal centro alle periferie, rivitalizzando quelle zone. Noi abbiamo portato la potenziale clientela agli spacciatori, direttamente a casa loro”. Forte come provocazione ma nemmeno troppo fantasiosa…
“Dottor Sottile non dica però che tutte, e sono davvero tante, le cooperative operanti sotto l’ombrello dell’amministrazione non danno lavoro a tanti giovani. Non è un modo per mostrare loro attenzione?”, interrogo. “Non so quanti siano i giovani attualmente occupati in queste cooperative. Se ci sono è un fatto positivo. Quello che non è pensabile è che queste cooperative leghino la loro esistenza al solo rapporto economico con l’amministrazione. Credo e voglio sperare che non sia cosi. Sono da sempre per le sinergie pubblico-privato, purchè non limitino la fruibilità dei beni comuni da parte di tutti i cittadini, per i quali sono stati pensati e spesso finanziati con solo denaro pubblico. Facciamo un esempio –riparte iconoclasta Scaraggi-: la Cittadella dei bambini, realizzata con due milioni di euro di finanziamenti pubblici regionali serviti a riqualificare gli spazi, rendendoli fruibili ai bambini e alle famiglie, favorendo la socializzazione tra i residenti nel quartiere. In realtà, l’accesso al pubblico è consentito solo dalle 16,30 alle 19,30 dal lunedì al venerdì, e dalle 10 alle 12, 18,30-20,30 la domenica, come comunicato dal consorzio di cooperative che lo gestisce. Un totale di appena 19 ore settimanali mentre il resto del tempo la struttura è nelle mani dei soci delle cooperative per le loro attività accessibili a pagamento”, spiega Scaraggi.
Il popolo di facebook non è completamente allineato col sindaco
Con Luca, insomma, è quasi impossibile lavorare a smussare gli angoli. Il giudizio sull’amministrazione è senza appello. Al punto che appare quasi naturale pensare ad un torto subito, a un incarico o un ruolo nell’amministrazione negato per gratificare qualcuno con maggiore ascendenza sotto il profilo degli interessi rappresentati. “Niente di tutto ciò. Non ho mai chiesto un posto in giunta né in qualsiasi altro organismo comunale. Il mio è sempre stato un impegno sincero e gratuito nel solo interesse della città”, afferma risoluto Luca. E, allora, al diavolo i pollici in alto, sotto i post trionfali del sindaco! Una prova di quanto sia alto il gradimento dei cittadini nei confronti di chi li amministra… “Neanche questo, in realtà, è proprio vero -osserva-. Persino il popolo di facebook, il principale bacino di consensi di Abbaticchio, non è così compatto come si potrebbe credere. Sono sempre più frequenti le voci di dissenso rispetto a questo o quell’annuncio, a cui spesso segue la scomunica col ritiro dell’amicizia”.
“Non nego – riprende – che molte cose siano state fatte. E, certo, la prima giunta Abbaticchio mostrava una vitalità, una progettualità, un gioco di squadra ben diversi da questi ultimi anni”. Finalmente un segno di resipiscenza, un minimo di concessione alle ragioni dell’avversario. “Ma i problemi sul tappeto non sono solo di ordine pratico. Il tema è di carattere politico in senso stretto; teorico, metodologico. È evidente come in questo secondo mandato tutta l’azione amministrativa sia completamente schiacciata sul profilo del sindaco, che gestisce personalmente i rapporti di forza, le iniziative, le deleghe con i singoli componenti della maggioranza, dribblando le forze politiche. Una gestione personalissima del governo cittadino, frutto di una contrattazione personale. Come testimonia, ancor più, l’assenza degli organismi di partecipazione attiva: le consulte e i comitati di quartiere”, spiega.
Le cordate pronte a dare la scalata a Palazzo Gentile
“Suvvia Dottor Sottile! C’è stato di mezzo il covid?”, faccio notare. “Era impossibile mettere insieme tanta gente!”, pretendo una risposta… “Ma le consulte e i comitati di quartiere non sono più attivi da molto prima della pandemia”, replica Scaraggi. “Quello che è venuto a mancare nel corso del tempo e, soprattutto nell’ultimo scorcio di amministrazione, è una visione ampia, un orizzonte programmatico, una gestione unitaria dei temi più urgenti, in grado di produrre uno sviluppo vero e condiviso della città”, aggiunge. E siamo ai temi della prossima campagna elettorale. Perché è chiaro che dietro tanta “acrimonia” si nasconde un “disegno eversivo”, attraverso cui consegnare un nuovo corso e una nuova classe dirigente ai cittadini, visto che l’appuntamento con le urne si avvicina a grandi passi. In realtà, sono già alcuni mesi che si susseguono voci di cordate pronte a dare la scalata a Palazzo Gentile. Coalizioni costruite intorno ad alcuni personaggi chiave della nomenklatura politica: il presidente del consiglio comunale, Labianca, gli assessori Legista e Mangini e persino lo stesso Nicola Pice, protagonista, diversi anni fa, di una memorabile stagione di governo. Alcune in continuità con il passato e altre in discontinuità.
“Io sono per una svolta netta. A cominciare dall’idea che le sorti della città debbano essere affidate a un tecnico, un cosiddetto esponente della società civile, chiamato a reggere le redini del comune in tempi di crisi della politica tradizionale e in virtù di particolari competenze professionali. Com’è stato per Abbaticchio, di cui erano note le abilità nella gestione dei fondi comunitari. È tempo di tornare a una guida e a un governo politico. Il compito del sindaco, con alle spalle un’esperienza politica, dovrà essere quello di ricostruire e mantenere relazioni tra tutti i membri della coalizione di governo, nel rispetto dei differenti ruoli e con l’unico fine di perseguire gli interessi della collettività più che le ambizioni personali”, spiega Scaraggi. Ecco, finalmente un tono più costruttivo, un argomentare più sereno. La pars costruens…
“Perché il disastro di Abbaticchio sul fronte politico è stato totale, con enormi macerie lasciate sul campo”, riattacca Scaraggi. Fine della tregua. “E’ riuscito a svuotare i movimenti civici, a indebolire il ruolo dei partiti e delle varie liste, risolvendo la dialettica tra le forze politiche nella trattiva uno a uno. Tutto al contrario di quello che deve fare il capo dell’amministrazione: rafforzare il dialogo tra i partners di governo, dare centralità alle scelte condivise dalla maggioranza”, aggiunge.
“Si, ma le forze che appoggiano il sindaco con un così largo fronte non sono anch’esse responsabili della situazione che si lamenta?”, obietto! “Se c’è stato un accentramento di potere nelle mani di Abbaticchio qualcuno glielo ha consentito, in cambio di qualcosa. Voglio dire che i partiti in maggioranza sono pienamente dentro questa logica: una contrattazione quotidiana e personale su provvedimenti, incarichi, scelte, obbiettivi, senza una visione complessiva, la voglia nè la capacità di guardare all’interesse generale”, il mio contributo alla riflessione.
“Il problema, infatti, è ampio e complesso: si tratta di ripensare il ruolo e di recuperare la vitalità dei partiti e delle forze civiche. Ripristinare i luoghi fisici della politica e del dialogo con i cittadini. Il rapporto con le periferie, dove più forte è il disagio sociale. In questi dieci anni si è rinunciato, inoltre, a costruire una classe dirigente qualificata e preparata, capace di rappresentare la comunità a livelli sovracomunali. Tutto è stato appiattito sulla figura del sindaco. Una grande occasione persa. Occorre tornare a incontrarsi, riaprire i tavoli del confronto, dare spazio alla partecipazione, al coinvolgimento, promuovere la discussione sui temi più urgenti”, suggerisce Scaraggi.
I social hanno sostituito il confronto con i cittadini nelle sedi istituzionali
“Ma non è un modo di fare politica un po’ datato? I social hanno mutato profondamente il modo di fare politica, offrendo uno strumento di consultazione immediata dei cittadini…”, incalzo. “Sì ma qual è il risultato? Si può affidare a un post la fattibilità di un progetto, la giustezza o meno di una scelta amministrativa, senza una discussione nelle sedi opportune, senza le competenze necessarie? Non possiamo continuare a vivere di relazioni fittizie, di like strappati con un post e una foto sui profili social. È tempo di tornare alla politica vera, a discutere e decidere insieme nelle sedi tradizionali. Basta con l’agorà telematica! Torniamo alle piazze, ai partiti, all’attivismo dei movimenti e delle associazioni”, propone Scaraggi.
C’è fermento, dunque, in città. La tornata elettorale si avvicina. Insieme a quanti faranno il possibile per vivere di rendita, mantenendo i privilegi accumulati, c’è chi crede sia giunto il momento di voltar pagina. “Non sarà certo una passeggiata realizzare l’auspicato cambiamento. Anche perché – osserva Scaraggi – tra le fila di quanti s’impegneranno a conservare lo statu quo ci sarà con molta probabilità lo stesso Abbaticchio, che, tra l’altro, per mantenere il posto nella giunta metropolitana dovrà candidarsi come consigliere. E ci sarà da contrastare anche il fronte della destra non moderata, che non ha nulla a che fare con le tradizioni democratiche e antifasciste di questa città. Per non dire degli appetiti pronti a scatenarsi nella prospettiva di gestire le risorse finanziarie del Recovery fund”.
Una bella battaglia, dunque! Non c’è che dire! “Ma tutto il veleno riversato sull’amministrazione rischia di coinvolgere in un giudizio negativo l’intera città, i suoi cittadini, la sua storia, le sue tradizioni sociali…”, concludo sconsolato. “Tutt’al contrario! La nostra è una comunità laboriosa, in grado di sprigionare tante energie ed esprimere grandi personalità, nel mondo delle professioni, delle imprese, nella vita sociale, nella gestione della città. Il mio sguardo critico nasce dall’amore per la città, dalla considerazione per i miei concittadini. Ma ora occorre dare la sveglia, chiamare a raccolta le forze migliori. Con l’obiettivo di inaugurare una nuova stagione politica, per un futuro diverso, nell’orizzonte di scelte utili e condivise. La strada è difficile ma l’entusiasmo è davvero tanto!”, l’appello finale di Luca Scaraggi.