Proprio nei luoghi dove il ritmo della giornata si fa più intenso, particolarmente vivo, perché scandito dal ritmo delle molteplici attività umane che un tempo avremmo definite arti e mestieri, Bari Vecchia si appresta a vivere la magia di Notti Sacre, la rassegna (qui il programma) d’arte, musica, pensiero, preghiera e spettacolo organizzata dalla diocesi di Bari-Bitonto.
Giunta alla sua undicesima edizione, la manifestazione si svolgerà nelle chiese del centro storico a partire da domani 25 settembre e fino a domenica 3 ottobre. Epicentro la basilica di San Nicola, la cattedrale di San Sabino, la chiesa della Purificazione, meglio nota come la Vallisa, e le tante altre chiese delle confraternite.
Un omaggio con la straordinaria tavolozza delle note alla vastità, alla profondità, al senso di mistero e alla forza catartica della notte; una dimensione fisica del tempo quotidiano ma, in realtà, anche una dimensione dell’animo, della mente; il “luogo” privilegiato della meditazione e dell’introspezione, da cui volgere lo sguardo sincero e accorato alla sacra “altezza” dell’infinito. La dimensione in cui forse più che in ogni altra si riconosce la comunità viva e laboriosa dei cittadini di Bari Vecchia, che proprio nell’ora vespertina ritrova le ragioni più autentiche del proprio essere parte integrante, nucleo identitario e fecondo di una popolazione ben più vasta e multiforme.
La vitalità del centro storico passa di sera dall’angolo festoso del fruttivendolo, fatto di colori, di sapori, di primizie in mostra sulla bancarella che inonda il vicolo; dal banco del pescivendolo che porta anche nei tortuosi vicoli della città vecchia l’odore del mare, del pesce appena pescato, dei frutti di mare da mangiare crudi, delle cassette di polpo appena arricciato, anche questo da mangiare rigorosamente crudo, dei “mrosch’” pesci di tutti i tipi, di piccole e medie grandezze da farne frittura, gamberi, alici e pesce azzurro luminoso, dall’occhio vivo. Splendono, come vivi questi pesci, sotto le luci che illuminano le bancarelle, ornate di ghiaccio e alghe. Insieme alle altre attività artigianali e commerciali, tutte rigorosamente in bella vista.
L’odore del panificio è avvolgente. Si diffonde per i vicoli. Pane appena sfornato, focacce, focacce fumanti, servite ininterrottamente, a spicchi o a ruote intere, per molti come pranzo o cena del giorno.
Se ti sposti davanti alla cattedrale, ti inebria l’odore magico di cannella, di vaniglia, di spezie di tutti i tipi, per ogni tipo di dolce, di ogni panettone, colombe, uova di ogni dimensione o ovetti di cioccolato. Caramelle di ogni tipo e gusto, liquirizia che profuma, o dolci per tutte le feste dell’anno, ti attraggono e piacevolmente ti assalgono. Un profumo inebriante giunge dal magico store famosissimo, antico, pieno come un uovo di ogni tipo di caramelle, negozio con un nome unico: “u Marinaridd”. Con l’arredamento antico, intatto, con i grandi cassetti e le vetrinette in legno logorato nei punti di maggior accesso, una bilancia con i due piatti di rame, lucidati e splendenti con i pesi di ferro. Tappa obbligata. Una “dolce” poesia per piccoli e grandi.
Come non ricordare all’alba della festa di San Nicola, dopo aver partecipato alla Messa in onore del Santo protettore della Città, l’odore dei bar, per i vicoli di Bari Vecchia, della cioccolata calda con cornetto? Tutti in coda. È un rito per i baresi. È la festa nella festa. Come non cercare, ad ogni ora del giorno o della notte, l’angolo delle signore che con grandi friggitrici cucinano per strada sgagliozze e pupizze, da mangiare per strada in piedi, camminando, ben salate, nel cartuccio di carta usata per incartare il pesce? Come non approfittare, a fine passeggiata, per comprare una busta di orecchiette tradizionali o di cavatelli, fatti tutti a mano con un’abilità meccanica insuperabile, asciugate al sole del vicolo su grosse assi di legno?
Questo e tantissimo altro è la bellezza, la poesia, la tipicità e l’originalità di Bari Vecchia. Qui vivi la semplicità e la solidarietà delle corti, dove le diverse famiglie vivono e condividono la stessa vita. A porte aperte, separati solo da una tenda sulla porta d’ingresso. Un’unica famiglia… allargata. E vai dalla Cattedrale che profuma ancora d’incenso delle liturgie solenni nella maestosità del suo romanico puro, dalla sua trulla adibita a sagrestia, dal suo alto campanile alla Basilica di San Nicola percorrendo una via unica al mondo, un souk tutto barese cercando di farti coinvolgere nelle voci, negli odori, nella cordialità avvolgente di chi espone, vende, offre di tutto, a voce alta, invitando i clienti, catturati da cordialità e sorriso, ed essere condotti alla Vallisa o a Piazza del Ferrarese, ormai sulla muraglia e sul lungomare, sede della grande movida cittadina.
Dalla parte opposta vai al Castello Svevo, alla piazzetta di fronte al fossato, da dove partono con due archi – Arco Alto, Arco Basso – vicoli animati dove, passeggiando lentamente, sei condotto nella città nuova, fino a corso Vittorio Emanuele. E’ nella magia della città antica che Notti Sacre apre la sua undicesima edizione, con le magnifiche chiese del centro storico, per lo più sedi di antichissime confraternite, per dare accoglienza, spazio, vita, luce all’arte, in tutte le sue sfumature, letterarie, visive e musicali. Ma anche spazi che si offrono alla preghiera e al raccoglimento.
Tanti e contemporanei gli eventi, di piccole o di grandi dimensioni. Spazi per incontri con il ritrovamento di persone perse di vista, trasferite in altri punti della città.
“Questa è l’edizione post pandemia, quella della rinascita, ma anche quella che segna e sostiene una Chiesa in Cammino”, come spiegano il vescovo, mons. Giuseppe Satriano, e il suo infaticabile maestro-compositore di musica sacra, don Antonio Parisi. Dieci giorni di una grande apertura culturale e spirituale sulle vicende dell’uomo oggi, sulle sue ricerche di valori e di ragioni. Apertura voluta dalla Diocesi di Bari-Bitonto. Davvero un andare verso l’uomo per incontrarlo là dove egli vive, un andare verso, una scelta forte, non episodica che segna la volontà di chi decide di mettersi in cammino, di sentirsi e di vivere “in uscita”. Un ritrovarsi atteso, desiderato, di cui il distanziamento ci ha privato lungamente.
“In noi è forte il desiderio di tornare a partecipare all’incontro comunitario, alla condivisione del tempo sociale, alla necessità di sperimentare percorsi nuovi fondati sulla fiducia reciproca e sull’amore”, scrive mons. Giuseppe Satriano, arcivescovo di Bari-Bitonto. Notti Sacre è in questo nostro cammino comunitario e sociale.
Le arti, la musica, la preghiera sono porte che si aprono alla sacralità della vita. Il ritrovarci, sia pur a piccoli passi, nella bellezza delle nostre chiese, è cominciare a tracciare la strada comune che parte dalle radici della nostra fede cristiana e cerca di rinnovarsi, di cambiare, di rinascere a nuova vita con l’aiuto di Cristo”. Rinascere dalla pandemia.
“La nostra soddisfazione per questa undicesima edizione è rappresentata dal riconoscimento del Ministero dello Spettacolo che ci ha inseriti nel Fondo Unico per lo Spettacolo. Dopo aver raggiunto il traguardo del decimo anno nel 2019, riprenderemo ad ascoltare musica nelle Chiese storiche di Bari Vecchia; visiteremo una mostra in Santa Teresa dei Maschi; conosceremo dal vivo alcuni autori e i loro libri che ci parleranno di ripresa e di sfide da affrontare”, commenta don Antonio Parisi, direttore artistico della rassegna.
E’ necessario dare una risposta al bisogno dell’uomo che, come dice il nuovo vescovo di Bari, “ha sete di silenzio, bisogno di ritrovarsi e di riconciliarsi in una dimensione più umana, libero da fraintendimenti e sfiducie, capace di riscoprire il senso del vero”.
Anche nel quartiere di Bari più vivo, più popolato, più dinamico, dove non si dorme mai, il silenzio è il valore che possiede l’arte e che diffonde in modo contagioso varcando la soglia delle chiese piccole e grandi. Dal ricco programma, scegliere per partecipare, è il dono più bello che ognuno di noi può fare a se stesso.
Le foto sono tratte dalla pagina facebook di Notti Sacre