Fratelli in “blues” per la vita

Ospite d'onore del Beat Onto Jazz Festival, Tullio De Piscopo racconta il legame fraterno con Pino Daniele, a cui il concerto degli Around Pino ha reso omaggio

«Il giorno del concerto preferisco non essere disturbato; ho i miei riti, devo concentrarmi. E poi c’è la partita del Napoli. Se volete, parliamo stasera. Vi faccio chiamare appena è possibile.» È la risposta senza mezzi termini di Tullio De Piscopo, quando chiediamo un appuntamento per strappargli qualche dichiarazione da riportare nel pezzo sul Beat Onto Jazz Festival, che lo ha invitato come l’ospite d’onore. Ma il suo piglio deciso e quasi minaccioso è, in realtà, un modo di dimostrare immediata simpatia verso i giornalisti, giunti a “disturbarlo” prima di cena. L’artista, infatti, si lascia subito andare in racconti personali e dichiarazioni spontanee senza attendere oltre, costruendo un preambolo che già annuncia sviluppi interessanti.

D’altronde, Napule è mille culure, cantava il grande Pino Daniele. Sono i colori della vita, quelli saturi, che hanno nei contrasti il senso della loro coesistenza. Nel capoluogo campano non sono contemplate le tinte neutre, giacché non esprimerebbero in alcun modo lo spirito dei suoi abitanti. La cultura tipicamente partenopea è fatta di forti tonalità, di estrema veracità come il pomodoro che rosseggia alle pendici del Vesuvio. E di questa napoletanità gli artisti sono il campionario più variegato, in quanto la creatività certamente non è la qualità meno sviluppata. Il fuoco dell’arte brucia in modo perpetuo, alimenta il ritmo vitale e ne dà il tempo musicale preciso, sostenendo chi lo serba in sé soprattutto nei periodi più duri.

Tullio De Piscopo sul palco del Beat Onto Jazz Festival (foto Massimiliano Robles)

Questo è stato il messaggio ricevuto da Tullio De Piscopo, “sua maestà”, vero sovrano della batteria, protagonista assoluto dell’ultima serata del festival dedicato al jazz nella città di Bitonto. L’evento, realizzato in forma ridotta dopo la pausa forzata della scorsa estate dall’associazione In Jazz e, come sempre, diretto da Emanuele Dimundo e presentato da Alceste Ayroldi, si è svolto le sere del 10 e 11 settembre a Lama Balice. Ma anche se in versione breve, la rassegna ha riaperto con grande intensità un capitolo forzatamente sospeso, a causa delle restrizioni sanitarie, a vent’anni esatti dalla sua prima edizione.

Parlare con Tullio De Piscopo porta in maniera quasi naturale al suo amico Pino Daniele e non solo perché il trio, composto dal batterista insieme a musicisti del calibro di Dado Maroni, al piano, e Aldo Zunino, al contrabbasso, porta in giro rivisitazioni in chiave jazz di brani dell’indimenticato cantautore. Il legame tra i due artisti napoletani, sempre vicini e affiatati sul palco, è talmente forte e viscerale da rievocare momenti di una vita eccezionale ogni volta che una frase melodica o un semplice gesto riemergono dalla memoria.

Tullio De Piscopo con Pino Daniele in una immagine di repertorio (fonte: web)

Così, fondare il trio Around Pino per omaggiare il “fratello in blues” è un modo per farlo essere sempre presente con la sua musica. Senza nascondere commozione ricordando l’amico scomparso, Tullio De Piscopo ci rivela: «Pino fu l’unico, a parte la mia famiglia, a sapere della mia malattia un po’ di anni fa, quando mi diedero pochi mesi di vita. Agli organizzatori del tour allora in corso avevo detto che dovevo sottopormi a un piccolo intervento, ma lui non ci credette perché sapeva che io non rinunciavo a suonare neanche con quaranta di febbre. Così mi raggiunse in ospedale e mi diede coraggio e la forza di superare quel momento assai difficile nonostante i medici fossero scettici sulla possibilità di recupero. È il ricordo più forte che ho di lui.»

Mostrandoci un rosario, Tullio De Piscopo continua il racconto: «Questo lo potete vedere al collo di Pino in vecchie fotografie. Me lo donò dicendomi che mi avrebbe portato fortuna. E così fu, perché andai a suonare con la ferita ancora in via di guarigione, con mia moglie che ogni due ore mi doveva medicare. Ebbi moltissima paura, mi sembrava di tornare indietro, agli inizi della mia carriera, ma pensai che sarebbe stato meglio morire sul palco che in un letto d’ospedale».

Tullio De Piscopo mostra il rosario donato da Pino Daniele (Foto: Massimiliano Robles)

Il rosario non è l’unico prezioso cimelio di Pino che Tullio custodisce con affetto devoto. Ci spiega che tutt’oggi sul palco è vestito con le sue t-shirt ormai consumate. In passato, infatti, usava indossare camicie ma il suo amico più caro non era d’accordo. Con una battuta gli disse Perché indossi questa roba? Non sei grasso!”. Così gli regalò qualcuna delle sue t-shirt. «Pino mi ha dato la vita con la sua musica e la sua presenza», spiega il batterista.

La conversazione prende poi una piega inevitabile, perché artisti come Tullio De Piscopo, con alle spalle centinaia di spettacoli dal vivo, possono davvero raccontare la musica, decifrarne il senso in una società in grande trasformazione. Emerge una delusione mista a speranza: «Si è perso tutto quello che rappresenta il pentagramma, il valore della scrittura. Nessuno ne parla più. Oggi si deposita un brano solo fischiettando. Ma comporre un’opera è tutt’altra cosa! Attualmente a Napoli ci sono giovani interessanti, ma siamo molto distanti dal nostro modo di vivere la musica, da quello che facevamo noi, da come eravamo. Noi avevamo fame. Con il sangue negli occhi, dopo quattro ore di fila di sound check, eravamo in grado di sostenere un intero concerto. E non guardavamo ai soldi. Se ne andavano tutti tra mangiare e dormire».

Tullio De Piscopo nel corso del concerto a Bitonto (foto Massimiliano Robles)

Ma quando proviamo a chiedere cosa consiglierebbe a chi sogna di intraprendere la sua strada, De Piscopo non ha dubbi: «I giovani devono capire che è molto duro portare avanti questo mestiere. Oggi si vuole tutto e subito, mentre è necessario fare la famosa gavetta. Dico loro di andare in giro, seguire la stella, fermarsi se non ti vede, gridare se non ti sente. Noi siamo fortunati perché abbiamo sofferto tanto per arrivare a fare quello che ci piace». Perché per raggiungere un obiettivo è necessario soprattutto crederci fino in fondo e non esiste una ricetta esatta per scrivere un brano di successo. Devono unirsi una serie di coincidenze.

«Io devo tutto ad Andamento lento se ho potuto ricevere un importante riscontro economico. A Sanremo il brano arrivò tra gli ultimi ma già il giorno dopo in radio andava fortissimo. Ricordo che, prima di inciderlo, lo feci ascoltare a mia madre canticchiando sopra la base registrata sulla vecchia cassetta. Lei mi disse: “bravo, questa ti darà soddisfazione!”» E, come tutte le mamme, ebbe ragione. Fu così che la sua immensa bravura di strumentista fu suggellata dalla notorietà mediatica.

Il trio “Around Pino” composto da Dado Moroni (piano), Aldo Zunino (contrabbasso) e Tullio De Piscopo (batteria) (Foto: Massimiliano Robles)

Il trio Around Pino, in una serata di fine estate, nel vallone di Lama Balice a Bitonto ha dato prova delle eccelse qualità dei suoi componenti, coordinati da un batterista unico per vitalità e carattere. Il suo linguaggio, non solo musicale, è lo specchio di un pensiero lucido e trasversale, che lo spinge ad affermare che «Non abbiamo nulla da invidiare agli standard americani. Secondo me ‘O sole mio’ è più forte». E forte è stato il Napoli che, quella sera, per nostra fortuna, ha vinto. Così, Tullio De Piscopo ha suonato con un sorriso ancora più intenso di quello che la sua anima meravigliosa sa esprimere ogni volta che entra in scena con le sue bacchette, come un mago con gli occhi pieni di sogni. E il cuore, di ricordi.

Nella foto in alto, Tullio De Piscopo a fine concerto (foto: Massimiliano Robles)