Il saltello spontaneo della bambina afghana che, con un vestitino giallo e con inconsapevole allegria, segue il passo della sua famiglia, intenta a migrare verso terre il più lontano possibile, immortalato nelle foto dei giornali e sui social, lascia spiazzati per tanta leggerezza in contrasto con le tragiche vicende della cronaca. Quella foto emblematica ci pone difronte alla necessità del cammino che ogni essere umano intraprende; ma ancor più decisivi risultano l’atteggiamento e lo spirito con cui affrontare il cammino e raggiungere, contro ogni ostacolo, la meta, l’obiettivo. Con queste premesse non ci sono distanze e confini che tengano e basta osservare l’immane esodo dall’Afghanistan per rendersi conto che è impossibile star fermi. Dalla terra appena abbandonata dalle forze militari e diplomatiche occidentali, migliaia di persone si sono messe in cammino: tra queste la piccola afgana con il vestitino giallo e l’inconsapevole allegria.
Con lo stesso atteggiamento di fiducia e di speranza, da oriente è in cammino (The Walk clicca qui) da fine luglio Amal, un burattino alto 3 metri e mezzo che raffigura una giovane rifugiata. Un progetto internazionale promosso da Handspring Puppet Company, creatori di War Horse. Con la direzione di Amir Nizar Zuabi, Amal percorrerà a piedi 8000 chilometri, toccando otto paesi con tappe animate da eventi culturali e artistici, organizzati dalle associazioni e dalle compagnie teatrali del territorio. Un enorme festival itinerante. La bambola gigante rappresenta tutti i bambini sfollati; soli, abbandonati o separati dalle loro famiglie a causa delle migrazioni forzate. Le grandi dimensioni di Amal puntano, poi, a focalizzare concretamente lo sguardo sui bambini e sui minori che nelle emergenze umanitarie subiscono le conseguenze più drammatiche. Troppe volte, infatti, ci si dimentica dei diritti dell’infanzia, regolati dalla Convenzione Onu nel 1989. Sono 34 milioni i bambini rifugiati e sfollati nel mondo. Mentre in queste ore si stanno riaprendo i corridoi umanitari, a causa della crisi afghana, con due milioni di persone in marcia verso l’Europa, la Turchia, l’Iran, gli Usa.
Il viaggio di Amal è iniziato il 27 luglio da Gaziantep, al confine tra Siria e Turchia, in direzione dell’Europa. Prima di attraversare l’Italia, dal 7 al 19 settembre, Amal ha solcato le coste della Grecia e il suo cammino proseguirà in Germania, Francia, Svizzera, Belgio e Regno Unito, trovando ospitalità in circa 60 città: borghi e metropoli che accoglieranno il burattino tra manifestazioni artistiche e performance teatrali in un crogiuolo di tradizione popolare, musica, danza, pittura, letteratura e cultura.
Il cammino di Amal terminerà a Manchester a novembre nella Giornata internazionale dei Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Ogni sosta è un capitolo di questa “odissea culturale” che racconta una storia di umanità: quella di migliaia di profughi che fuggono dalle guerre, dalla fame e dalla disperazione. Il cammino di Amal rappresenta quello dei bambini, intenti a seguire i tentativi di speranza dei genitori; vittime innocenti delle scelleratezze degli adulti, con i loro piccoli passi vengono scaraventati in disastri colossali, subendone le maggiori sofferenze e finendo con l’essere dimenticati a causa dell’egoismo degli adulti.
Alla città di Bari, domani 7 settembre, toccherà il compito di accogliere Amal in Italia, prima di raggiungere Napoli, Firenze, Roma, Milano e Assisi. Per i baresi “accogliere” non è certo un termine inconsueto. Oltre alla figura di San Nicola, patrono della città, icona di apertura ed ecumenismo nonchè di attenzione verso i bambini, il capoluogo pugliese si è distinto nel 1991 per l’accoglienza delle migliaia di albanesi giunti a bordo della Vlora in fuga dalla dittatura comunista. Proprio quest’anno ricorre il trentennale di quella drammatica pagina di storia, che testimonia i valori della solidarietà e dell’accoglienza a dispetto di ogni ostacolo burocratico e istituzionale.
Amal sbarcherà a Torre a Mare: in piazza sarà accolta dalla festosa coreografia organizzata dalla scuola di danza del Preziosissimo Sangue in San Rocco, diretta da Caterina Laguaragnella e dall’animazione dell’associazione Filoxenia. A coordinare l’evento il Granteatrino Casa di Pulcinella, il Teatro Pubblico Pugliese e la Fondazione Carnevale di Putignano. La piccola Amal continuerà a scoprire la città nel pomeriggio con altri eventi in corso Vittorio Emmanuele II e nelle strade di Bari vecchia, sino, in serata, all’esterno della Basilica San Nicola dove verrà salutata con uno spettacolo-rito conclusivo sui temi dell’inclusione e dell’accoglienza, organizzato da altre associazioni e scuole di danza, come AltraDanza, i laboratori e la musica di Ana Estrela, il Coro del Faro di Paolo Lepore, insieme alle esibizioni di Erica Mou e Nabil Bay.
Il burattino gigante, che ricorda una bambina siriana di nove anni, incontrerà una “grande” nonna che dispenserà consigli sulla vita prima di cantarle una ninna nanna. A sperimentare la bellezza e la ricchezza di questi giorni di cammino per Amal è Paolo Comentale, direttore artistico del Granteatrino Casa di Pulcinella: “Al di là di quello che faremo il giorno dell’arrivo di Amal e del suo significato, l’elemento da sottolineare è proprio l’incontro tra persone e realtà nuove della nostra città”. Mentre i figuranti coperti da grossi mascheroni, con cui scacciare i mostri provenienti dal mare, ultimano le prove, Comentale spiega: “La nostra perfomance intende dare anima alle marionette. In un contesto generale in cui anche i più giovani fanno prevalere la loro immagine, indossando le maschere dell’apparenza, dei social. Con i ragazzi e gli adulti abbiamo, sì, indossato maschere ma per esaltare il personaggio da interpretare. Abbiamo, inoltre, ribadito il ruolo centrale del mare. Ognuno con il suo talento specifico – la danza, il teatro, l’arte della manualità – abbiamo voluto dare l’anima alla tela e alla cartapesta”.
In tal modo le ragazze di Caterina Laguaragnella hanno sperimentato un modo diverso di esprimere la loro arte, magari più spontanea rispetto alla disciplina della danza classica a cui sono abituate, ma che certamente è servita a donare grazia alle stesse marionette. La giovane Antonella lascia il suo commento al termine delle prove generali: “Grazie alla danza abbiamo la fortuna di essere abituate ad esibirci in pubblico. Eppure, l’esperienza di accogliere Amal si sta rivelando affascinante e diversa”. Dietro le maschere di cartapesta, infatti, si nascondono persone che, senza conoscersi, hanno sperimentato il senso della parola “insieme”. Come afferma Mirela: “E’ come se indossando quelle maschere siamo entrati in un altro mondo, con il comune impegno di sensibilizzare al tema della condizione dei bambini profughi che forse la maggior parte della gente ignora”. A lei si aggiunge Julia, italo-rumena che togliendosi il mascherone dalla testa, osserva: “Ringrazio le persone che mi hanno invitato a partecipare perché sono tornata bambina”.
Per la piccola Bianca volteggiare in sincronia è stato molto divertente così come, per il giovane Elia, è stata interessante tutta l’organizzazione: a partire dal laboratorio di cartapesta con il prezioso aiuto della Fondazione Carnevale di Putignano. Afferma Caterina Germinario referente di Filoxenia, associazione che opera nel Villaggio Trieste: “Contattati dal Granteatrino Casa di Pulcinella, come rappresentanti di storie di accoglienza e di inclusione, gli abitanti del Villaggio Trieste – adulti, ragazzi e bambini – hanno collaborato alla creazione di otto testoni in un laboratorio di cartapesta svolto dalla progettazione fino alla decorazione, alla vestizione e alla realizzazione della coreografia curata dalla scuola di danza. Noi di Filoxenia siamo stati scelti proprio per la storia pregressa del nostro quartiere; poiché residenti e abitanti conservano la memoria del loro viaggio dalla terre d’origine fino a Bari, dove sono stati accolti nelle case del villaggio. E’ davvero gratificante partecipare a questo grande evento: vogliamo restituire attraverso i movimenti e le coreografie il senso di accoglienza su cui si basa la nostra associazione, il nostro villaggio.”
La storia di Amal, infatti, è un cammino verso una terra ospitale, tra gli ostacoli e le peripezie comuni a molti migranti. E’ un viaggio che scava nell’animo, si arricchisce di incontri, di persone, di punti di riferimento che ogni bambino dovrebbe ricevere nel suo percorso di vita. A far partire Amal è proprio la sensazione di paura e di incertezza causata dai ricordi della terra d’origine, martoriata da distruzione e violenza. In ogni tappa (alcune cariche di particolare significato, come quelle ad Efeso, Calais, Smirne e Tarso) Amal incontrerà amici che la esorteranno a non arrendersi durante il percorso. Verrà invitata a scoprire le bellezze artistiche, culturali e paesaggistiche di molti siti Unesco, avvolta dall’affetto di bambini e ragazzi, mamme e papà che offriranno il proprio sostegno contro i rischi rappresentati da mostri e incubi che ostacolano il suo procedere verso nord, sino a Manchester, dove cominciare finalmente una vita nuova.
Al termine delle prove Paolo Comentale sottolinea la fondamentale importanza di questo “cammino”: “Quella di Amal è uno storia che nella realtà molti bambini e bambine vivono per trovare rifugio e accoglienza, conquiste sempre più difficili. L’Europa è un paese sempre più ricco, pieno di diritti ma anche carico di contraddizioni. Con tanta gente che trova difficoltà nell’accesso al cibo e al minimo indispensabile per una vita dignitosa”. Eppure, il vecchio continente resta terra di approdo e di speranza per migliaia di migranti: “E’ bene ricordare che l’Europa resta l’unico continente in cui non è in vigore la pena di morte. Questo dato racchiude in sé quel germe di speranza che nutre giovani, uomini e donne che si mettono in cammino da ogni continente”.
Per il cammino di Amal si sono “mossi” partner culturali e umanitari, artisti d’ogni genere e diverse professioni religiose, riunite in difesa dei bambini che non possiedono forze sufficienti per gridare “Non dimenticatevi di noi!”. Non resta che dar voce con l’arte e col teatro alle storie che proprio i cammini dei migranti portano con sé, veri e propri tesori da raccontare per instillare i valori dell’accoglienza e dell’inclusione. A volte sono proprio le storie delle persone emarginate e, persino, temute che contribuiscono alla trasformazione dell’umanità. Già un Nazareno, duemila anni fa, invitava a porre l’attenzione sui bambini, sui piccoli tenuti lontani dalle luci del mondo: “Lasciate che i bambini vengano a me”. Cammina, Amal, cammina!