Le temperature cominciano a salire, il caldo a farsi sempre più torrido e i boschi a diventare terreno fertile per le scorrerie dei cosiddetti “piromani”: in realtà, nella maggior parte dei casi, criminali impegnati a sacrificare vaste aree di verde alla causa del cemento e del malaffare. Non dimentichiamo, infatti, che quasi tutti i roghi hanno origini dolose.
Un triste tormentone che caratterizza, tra alti e bassi, le estati pugliesi e che ha toccato la sua punta più drammatica nel luglio 2007, quando una serie di fuochi appiccati in diversi punti del territorio garganico di Peschici causò tre morti, trecento intossicati e numerosi feriti, migliaia di persone in fuga, centinaia intrappolate sulla spiaggia e tratte in salvo via mare, camping e villaggi turistici evacuati. Una lunga, infernale giornata di fiamme, destinata a concludersi con l’archiviazione, per insufficienza di prove, dell’inchiesta nei confronti dei cinque indagati. Un verdetto che, in realtà, ha lasciato l’amaro in bocca ai famigliari delle vittime, in primis, e poi ai numerosi turisti e residenti coinvolti nella vicenda.
Perchè episodi del genere non si ripetano più, le agenzie destinate al controllo del territorio, in primis la Protezione Civile, corrono ai ripari, mettendo in campo professionalità, attività e mezzi sempre più adeguati per prevenire e sventare il rischio di danni al patrimonio boschivo.
Nel corso di un vertice, il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, il prefetto di Bari Antonella Bellomo, il delegato della Protezione civile Maurizio Bruno, il dirigente della Protezione Civile regionale, Mario Lerario, il direttore generale di ARIF – Agenzia regionale per le attività irrigue e forestali, Francesco Ferraro, il generale Antonio Danilo Mostacchi del Comando Carabinieri Forestali e l’ing. Emanuele Franculli in rappresentanza dei Vigili del Fuoco, hanno fatto il punto delle risorse in campo alla viglia dei una nuova stagione.
“La Protezione Civile pugliese non è solo fatta dalla Regione Puglia ma dall’insieme delle componenti dello Stato: prefetture, corpi di polizia, vigili del fuoco, il ministero degli Interni, la Forestale. Grazie alle nuove apparecchiature siamo in grado di fare osservazioni con le nuove tecnologie e individuare gli incendi prima che si sviluppino”, ha spiegato Emiliano.
“Abbiamo fatto uno sforzo economico notevole per mettere in condizione i vigili del fuoco di avere il massimo di quello che potevamo permetterci. Abbiamo investito ancora di più rispetto a quanto avevamo fatto negli anni precedenti. Tutto questo per salvaguardare il patrimonio boschivo, per limitare le emissioni di Co2 ma soprattutto per dare alla Puglia quella sicurezza turistica che è necessaria soprattutto d’estate. In una terra controllata, dove tutto viene vigilato, si può realizzare meglio qualunque altra attività, quindi tutto l’investimento sulla sicurezza ricade anche sulle attività turistiche ed economiche estive”, ha concluso.
Nell’occasione è stata inaugura la nuova sala Sala Operativa Unificata Permanente (SOUP) presso la sede della Protezione Civile, nella zona industriale di Modugno. Dal 2000, con la Legge 353, lo stato ha trasferito alle Regioni una serie di competenze relative alla conservazione e alla difesa dagli incendi del patrimonio boschivo nazionale. Dal tragico incendio di Peschici del 2007 ad oggi, il sistema di protezione civile pugliese ha a sua volta realizzato importanti passi in avanti per garantire una risposta tempestiva al rischio ambientale, dotandosi di piani di prevenzione funzionali alla prevenzione e alla lotta attiva contro gli incendi ai danni delle aree boschive.
La Sala Operativa Unificata Permanente rappresenta il cuore del sistema antincendio, il luogo che meglio esprime la sinergia tra enti, strutture e associazioni del volontariato impegnate nelle attività di tutela e salvaguardia del territorio. Nella SOUP si concentrano competenze, tecnologie e analisi dei dati come quelli cartografici. La sala operativa sovrintende alla vigilanza del territorio, monitora le segnalazioni di allarme, guida le operazioni di spegnimento degli incendi e di soccorso, coordina squadre di terra, mezzi operativi e flotta aerea del sistema di protezione civile. Un modello decisionale partecipato che integra enti locali, prefetture e associazioni di volontariato convenzionate.
Il vertice presso la Protezione Civile è stata l’occasione per un bilancio dell’attività svolta lo scorso anno. Nel 2020 sono stati eseguiti 5.568 interventi anticendio rispetto ai 4.181 del 2019, di cui 183 incendi boschivi rispetto ai 166 del 2019. La provincia di Lecce, nel 2020, è stata la più colpita con 2.718 interventi su 5.568. A seguire la provincia di Bari con 795 operazioni antincendio.
Il Comune più colpito quello di Lecce, con 241 interventi. “Dal 15 giugno al 15 settembre – ha detto il dirigente della Protezione Civile, Mario Lerario – è stato dichiarato il periodo di massima pericolosità per incendio boschivo sul territorio regionale. La Protezione Civile, con tutte le componenti che operano in questo ambito, si è organizzata per rendere disponibile sul territorio un dispositivo importante. L’obiettivo è quello di salvaguardare il nostro patrimonio boschivo e il territorio. Ogni anno c’è un volume di incendi elevato, tra i 4000 e i 6000 interventi. E per questo è importante la partecipazione da parte di tutti, anche perché oltre il 95% di questi interventi è frutto di combustione non spontanea, quindi molto spesso ci sono abitudini che mettono a rischio il nostro patrimonio”.
La ristrutturazione della SOUP all’interno della sede della Protezione Civile a Modugno assume quindi una particolare rilevanza. Sono a disposizione degli operatori nuovi spazi, più idonei e funzionali alle attività del team antincendio boschivo che per tutta l’estate, 24 ore su 24, è impegnato in un lavoro dai ritmi spesso frenetici e con alti livelli di rischio. Nello stesso tempo, si ottimizza l’integrazione negli spazi della sala operativa delle diverse tecnologie utilizzate per monitoraggio e controllo del territorio: basti pensare, per fare un solo esempio, all’elevato numero di monitor e postazioni operative necessarie a gestire sensori e telecamere di sorveglianza delle aree a rischio.
Nella foto, in alto, di Roberto Ferrari, un tratto della splendida costa nel territorio tra Peschici e Rodi Garganico