La Calabria è nel suo momento d’oro. I riflettori si sono accesi finalmente su una delle realtà tra le più controverse del Paese ma anche tra le più ricche e interessanti dal punto di vita culturale e naturale, che merita davvero di essere osservata ed ascoltata.
Dopo i successi di Tropea, eletta Borgo dei Borghi dalla giuria di Kilimangiaro su Rai 3 e del geoparco dell’Aspromonte, che ha ottenuto la ragguardevole ratifica a Global Geopark Unesco, è il momento della città di Vibo Valentia, eletta nei giorni scorsi all’unanimità Capitale italiana del Libro 2021.
Tra ventitré città in gara e sei finaliste, la giuria, presieduta dal noto libraio, nonché ex direttore della Feltrinelli, Romano Montroni, ha comunicato al ministro della Cultura, Dario Franceschini, la scelta, in diretta live sul sito del ministero. Sebbene la ‘sfida’ sia stata istituita dal ministro nel 2020, questo è il primo anno in cui è stata decretata la vittoria per il titolo di Capitale Italiana del Libro. E la scelta ha coinvolto il Sud e la Calabria. La calabrese Vibo Valentia vince tra le città finaliste di Ariano Arpino, Caltanisetta, Campobasso, Cesena e Pontremoli e riceverà perciò un contributo di 500mila euro per la realizzazione del progetto depositato.
Il ministro Franceschini ha tenuto chiaramente a specificare come la competizione rappresenti un momento importante, al di là della vittoria, perché essa consegna risultati munifici e duraturi, che permangono nel tempo, che restituiscono consapevolezza, che soffondono solidarietà, che distruggono futili barriere e che creano rete, non solo tra le realtà locali ma in uno scenario a più ampio spettro. “Un po’ come ai Premi Oscar, quando sei stato candidato all’Oscar, è già un titolo anche se l’Oscar non lo hai vinto”, così Franceschini.
L’idea è nata dai propositivi risultati ottenuti dalla nomina della Capitale Italiana della Cultura, a sua volta partita da quella della Capitale Europea della Cultura. Romano Montroni è stato il presidente della giuria, composta anche da Valentina Alferi, Fulvia Amelia Toscano, Marcello Veneziani e Angelo Piero Cappello.
“La Capitale del Libro serve anche a difendere lo spazio dei libri e della lettura. Questa giuria -ha chiarito Montroni- ha valutato con estrema attenzione i progetti inviati dalle città che hanno partecipato al bando e abbiamo deciso all’unanimità. Le singole città hanno formulato un’offerta ricca, ma sostenibile dal punto di vista delle risorse economiche. I progetti che abbiamo visto sono veramente fantastici. Senza libri e senza cultura non può esserci rinascita sociale ed economica”.
Palesemente emozionata e orgogliosa la sindaca di Vibo Valentia, Maria Limardo. “Sono emozionata come non mai -osserva in una giusta esplosione di gioia-: stiamo facendo un grande percorso come amministrazione per il riscatto della nostra comunità, perché la mia città è sempre stata considerata ultima in tutte le graduatorie e noi dobbiamo invece essere orgogliosamente i primi o, comunque, concorrere orgogliosamente, a testa alta, in Italia e nel mondo perché la città di Vibo Valentia è una città bella, ricca, piena di patrimonio, di straordinarie bellezze, ma soprattutto è fatta di tanta bella gente che legge, che scrive, che ha la consapevolezza e il senso identitario dell’appartenenza al luogo”.
La città di Vibo Valentia, silente custode della emozionale laminetta orfica dedicata a Mnemosyne, ha tutte le carte in regola per poter adempiere ad ogni rispettabile progetto futuro. Vibo è una città che merita l’antica ed illustre considerazione riservatele dai suoi ‘padri’, che l’avevano voluta indipendente e nobile, che avevano cantato le gloriose gesta di Hipponion sul famoso Scudo di Olimpia, che Tucidide definì “polis degli horoi” (confinanti) di Locrii Epizephyrii e di Medma e quindi non subordinata, che l’hanno vista fedele alleata nella Lega Italiota contro Siracusa.
E poi Vibo Valentia merita il doveroso riscatto e non solo perché depositaria di una storia avvincente e memorabile che l’ha voluta protagonista delle epiche strategie greche, brette, romane (che ne impressero il valore nel nuovo toponimo: Valentia, ovvero “potenza militare e forza”), normanne, sveve (che la ribattezzarono Monteleone forse per la bellezza e la forza della sua posizione), angioine e borboniche, ma proprio perché madre di gente capace e desiderosa di far conoscere quanto valore risieda e discenda dalle mura dell’imponente castello Svevo che signoreggia tra le morbide ed addomesticate pareti della “sella di cavallo” calabrese. Una storia che va ripercorsa e conosciuta.
Importante stazione romana della via Popilia e poi capitale della francese Calabria Ultra, Vibo si fregia di esser stata ospite accogliente di personaggi dalla fama e dai nomi ridondanti della storia quali Giulio Cesare, Ottaviano, Cicerone, Ruggero I di Sicilia, Federico II di Svevia ma anche di personaggi dell’arte e della cultura come Giacomo Leopardi, il Gagini (il toscano Antonio da Carrara), Luca Giordano ed Emanuele Paparo.
Vibo Valentia, tra l’altro, sorge tra le colorate ed eleganti pendici delle Serre calabresi, vestali di realtà mistiche ed ascetiche, a pochi chilometri dalla meravigliosa Costa degli Dei. Non si può, dunque, non concordare con gli indiscussi protagonisti di quest’ennesima bella storia: la cultura non può che rendere meriti ed insignire di splendide vittorie chiunque ne prenda devotamente e debitamente atto. L’augurio è che questo prestigioso riconoscimento, carico di calda e protettiva consapevolezza, recapiti alla comunità tutta la contezza di quanto si sia e di quanto si possa essere ‘belli’ insieme.
Le foto sono di Manuel Zinnà