Nel punto in cui, lungo la via Traiana, il poeta latino Orazio, dopo una breve sosta a Ruvo, riparte alla volta di Brindisi – come descritto nel primo libro delle Satire – sorge l’austero complesso conventuale di San Domenico. Varie sono state le vicissitudini che hanno caratterizzato la lunga storia dell’edificio: collocato fuori dalla vecchia cinta muraria, risale infatti alla seconda metà del XVI secolo. Così, senza la pretesa di passare in rassegna secoli di cronaca, proviamo a soffermarci sugli eventi sviluppatisi in un segmento cronologico che va dal 1866 (data della soppressione della sede ruvese dei Padri Scolopi e successiva acquisizione dell’immobile da parte del Comune) ad oggi.
Sarà il Comune a destinare l’immobile a sede di varie scuole: Avviamento, Scuola Media Inferiore e sezioni distaccate di Scuola Superiore per l’Agricoltura e Liceo Linguistico negli anni ’70. Una situazione protrattasi sino al 1995, quando si decise il trasferimento della scuola media “Domenico Cotugno” e, via via, di tutti gli altri istituti per dar corso ai lavori di restauro, recupero funzionale e strutturale dell’edificio finalizzati alla realizzazione di una pinacoteca in cui ospitare le opere del maestro Domenico Cantatore, donate al Comune di Ruvo.
Già verso la fine degli anni ’90, l’edificio era stato riadattato e dotato di un sistema di illuminazione per le mostre, ma era ancora in attesa di arredi interni grazie a cui allestire esposizioni permanenti. Gli ulteriori lavori di adeguamento funzionale e di restauro facevano parte di un progetto ben più ampio che, sotto la direzione dell’ing. Michele Stasi, comprendeva anche la valorizzazione di Palazzo Caputi, sede originaria delle 133 opere del maestro Cantatore, organizzate in una mostra dedicata alla memoria del padre.
Con il restauro di Palazzo Caputi si acuì la necessità di individuare un contesto idoneo per esporre le tele di Cantatore. Si optò, dunque, per la sistemazione nell’ex convento di San Domenico, già destinato a museo, a seguito dei lavori di restauro. Fu questa la svolta che portò l’immobile a diventare sede di una mostra permanente delle opere grafiche del maestro ruvese (acquetinte, acqueforti e litografie) nonché ad ospitare manifestazioni culturali e rassegne temporanee, con l’installazione di audio e video.
Da allora ne è stata fatta di strada e ancora molta ce n’è da percorrere, in virtù degli ulteriori lavori di riqualificazione a cui la pinacoteca sarà sottoposta. Basti pensare al cambio del tradizionale allestimento istituito nel 2015, ripartito in tre sezioni fondamentali: la prima, dedicata alle opere di Michele Chieco, nato a Santo Spirito e trasferitosi von i familiari a Ruvo in tenera età; la seconda, al ruvese Domenico Cantatore (Sala del Crocifisso, Uomini e donne del sud, le odalische e i paesaggi); la terza e ultima, dedicata al Premio Città di Ruvo di Puglia, con oli su tela di artisti prevalentemente pugliesi.
L’importo complessivo di questo ambizioso progetto è di 959.000 euro, un finanziamento ottenuto nell’ambito del Patto per lo sviluppo della Città Metropolitana di Bari, che prevede, tra l’altro, la ristrutturazione e la messa a norma degli impianti, la videosorveglianza, una nuova illuminazione e tutti gli adeguamenti necessari ad ospitare le prossime esposizioni. Le sale al primo piano dell’ex convento sono attualmente chiuse al pubblico ma, una volta restaurate, custodiranno la preziosa collezione di reperti archeologici del V, IV e III secolo a.C. rinvenuti nell’agro ruvese e mai esposti al pubblico, attualmente nei depositi della Soprintendenza a Taranto e a Bari.
Della pinacoteca, degli interventi in corso e del futuro dell’immobile parliamo con l’assessora alla cultura del Comune di Ruvo di Puglia, Monica Filograno, scandagliando problematiche e opportunità derivanti dalla messa in atto del piano di ‘rivitalizzazione’ di questo importante contenitore culturale.
Da cosa nasce l’idea di riqualificare la Pinacoteca d’Arte Contemporanea?
Dalla necessità, innanzitutto, di mettere in sicurezza un bene così importante per la città come l’ex convento dei domenicani, di cui solo il piano terra era stato oggetto di restauro, diventando la Pinacoteca comunale d’Arte Contemporanea, mentre il primo piano necessitava di un complessivo intervento di riqualificazione. E poi dalla volontà politica dell’amministrazione di realizzare un museo nuovo, che sviluppi le potenzialità del bene di cui disponiamo e possa rappresentare un vero attrattore culturale per una città d’arte, come la Regione Puglia ha designato Ruvo di Puglia già nel 2018, con un utilizzo polifunzionale.
In cosa consiste questo progetto? Quando sarà portato a termine?
Si tratta di un intervento di rifunzionalizzazione e adeguamento degli impianti tecnici, del restyling generale dell’immobile per essere utilizzato in tutti i suoi ambienti, con un ingresso finalmente privo di barriere architettoniche, con l’attuale su via Madonne delle Grazie sostituito da quello di via Valle Noè, con ambienti dedicati a bookshop e biglietteria, un ascensore che potrà essere utilizzato per raggiungere direttamente il primo piano dedicato all’archeologia, dove tutte le stanze e le teche espositive, sino ad oggi mai usate, saranno messe a norma e diventeranno fruibili per visitatori, scolaresche, studiosi e archeologi. Il piano terra, invece, tornerà ad esporre le opere d’arte ma con una differente distribuzione. L’impresa ha cinque mesi da contratto per eseguire i lavori, ma poi ci vorrà altro tempo per l’allestimento e l’inaugurazione. E’ un’opera molto importante, va fatta con tutto lo scrupolo e la cura necessari.
Quali sono gli obiettivi del progetto di riqualificazione?
Disporre di un contenitore prestigioso e adeguato all’esposizione di tutto il patrimonio archeologico cittadino che si trova nei sotterranei di Palazzo Simi a Bari e della Soprintendenza Archeologica a Taranto. Un secolo di scavi di edilizia privata ha riportato alla luce corredi funerari e reperti archeologici estremamente preziosi e mai esposti altrove. Abbiamo voluto progettare il giusto spazio per riportarli finalmente in città grazie ad una convenzione sottoscritta con la Soprintendenza che ha accettato di buon grado di far rientrare a casa i materiali archeologici e di conservare qui ulteriori reperti che saranno ritrovati in futuro e che potranno essere anche direttamente restaurati in loco grazie alla presenza di uno spazio laboratori adeguato a questo scopo. Sarà un luogo da visitare e da vivere, un centro culturale per le arti e l’archeologia che attirerà studiosi che mai prima hanno potuto analizzare questi reperti.
Ci può spiegare gli elementi di innovazione rispetto struttura preesistente? Le peculiarità che verranno conservate e le nuove opere inserite?
La novità sarà offerta dalla compresenza di una mostra archeologica permanente al primo piano con la collezione d’arte contemporanea al piano terra, in via anche di ulteriore arricchimento. Conserveremo tutto ciò che già c’è sia come contenitore, perché ovviamente non abbatteremo nulla ma restaureremo e metteremo in sicurezza tutto, che come contenuto, che si arricchirà molto con la collezione archeologica e con una importante galleria di quadri, su cui stiamo ancora lavorando.
Sarà svolta qualche campagna di sensibilizzazione per giovani e meno giovani, perchè possano conoscere e apprezzare le varie raccolte presenti nella pinacoteca, espressione dell’identità locale?
Direi che faremo di più e meglio. Questo sarà un museo nuovo, che dialogherà col prestigioso Museo Nazionale Jatta, diverso per contenuto e per tipologia museale, ma vicinissimo come posizione e affine come valore. Chi visiterà Ruvo di Puglia avrà ora una ragione in più e anche parecchio importante per fermarsi più tempo. Gli studiosi potrebbero arrivare da tutta Europa per il valore del patrimonio esposto. E anche la vita culturale della città ne sarà avvantaggiata: nel cortile interno e nella sala conferenze al piano terrà torneremo a ospitare mostre temporanee, incontri, spettacoli. Sarà un vero centro culturale, di produzione anche. Spero possa essere la sede di una istituzione culturale nuova, a gestione non solo comunale, che potrebbe inaugurare nella nostra città un nuovo modello di offerta culturale innovativo che produce economia e lavoro soprattutto per le generazioni più giovani. Un vero museo del futuro.
Verranno coinvolti i ragazzi del Servizio Civile nel progetto di riqualificazione della pinacoteca?
In questa fase non sarebbe possibile: abbiamo un team di direzione dell’intervento affidato a professionisti, i lavori sono portati avanti dall’impresa che si è aggiudicata la gara, il progetto è stato elaborato da uno studio specializzato, l’ufficio tecnico comunale è responsabile del procedimento amministrativo, mentre la direzione museale e il settore cultura si stanno occupando di tutto quello che compete la cura e la custodia delle opere e degli arredi e del piano di gestione del museo. Una volta riaperto l’edificio, tutta la città potrà ricevere in dote questo grande patrimonio, ma dovremo elaborare un modello di gestione adeguato alla sua portata e alla sua mission di attrattore. Personalmente sto lavorando anche a questo. Nel frattempo si è aperto il dialogo con la Direzione Regionale dei Musei. Insomma, Ruvo è in cammino. La meta è davvero ambiziosa!
Nell’immagine in alto, l’opera “Odalisca” di Domenico Cantatore