Ci sono degli eventi che accadono in città, per i quali l’attenzione è ristretta agli addetti ai lavori. Ma la portata dei loro contenuti è di ampio respiro e foriera di possibili evoluzioni complesse, che non consentono distrazioni o sottovalutazioni. Opportunità da cogliere.
L’occasione di questo ricordo ce la offre un fatto che accadde in contemporanea, in modo marginale, ma che oggi assume una valenza tutta particolare, perché il protagonista per cui ricordo quell’evento è scomparso a causa della pandemia.
Giovanni Viniero, con la sua macchina fotografica, perennemente in mano, era alla ricerca continua, implacabile, ossessiva di ogni personaggio noto da immortalare. Una raccolta smisurata di personaggi dello spettacolo, della cultura, dell’arte, del cinema, della televisione, dello sport, della politica. Nessun campo era escluso. Nessuno poteva sfuggire alla sua foto con… Quando gli eventi riuscivano ad aggregare più personaggi, Giovanni era ancora più felice: si organizzava per tempo e si dotava di tanti rollini per la macchina fotografica per non perdere nessuno degli illustri ospiti. La Gazzetta del Mezzogiorno, letta rigorosamente al bar o dal barbiere, la sua fonte di informazione privilegiata per gli eventi da seguire.
Il 22 e 23 novembre del 2000, giunse a Bari Mikhail Gorbaciov, il protagonista della glasnost (trasparenza) che cambiò radicalmente l’impero sovietico; il traghettatore del Partito Comunista verso la socialdemocrazia, leader di fama internazionale che dette una svolta alla guerra fredda, tanto da vedersi assegnato il Nobel per la pace. Il padre della perestroika. Un personaggio da non perdere, protagonista di un evento che voleva varare una “via” verso i Balcani, avendo posto la parola fine alla guerra del Kossovo. C’era un “Corridoio numero 8” da costruire, da dotare di una rete di infrastrutture che doveva snodarsi lungo la direttrice Albania-Macedonia-Bulgaria collegandosi all’Adriatico, con la città di Bari, considerata il vero terminale di questo percorso con cui unire l’Europa al Mediterraneo. Un grande business che metteva insieme settantamila miliardi di risorse: dell’UE, del Fondo Monetario Internazionale, della Bers (Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo) e della Banca Mondiale.
Il convegno internazionale, promosso da Green Cross International e Verdi Ambiente e Società si tenne nel Centro Documentazione Enel, nella Fiera del Levante. Un’assise di alto profilo, che vide partecipi e protagonisti tutti i responsabili pugliesi al più alto livello. Un servizio d’ordine di tutto rispetto, inappuntabile. A me fu affidata la responsabilità di fare, come sempre, da responsabile delle relazioni esterne di Enel, gli onori di casa. Una giornata decisamente impegnativa.
Nell’attesa dell’arrivo delle autorità, una mezz’ora prima dell’orario prestabilito, mi sento chiamare da un vigilante: un tizio insisteva per parlare con me. Prontamente mi reco all’ingresso e mi appare Giovanni Viniero, tutto bardato con una divisa che voleva sembrare cosacca, con catene sul petto da destra a sinistra e da sinistra a destra, una sfilza di medaglie con nastri variopinti, appuntate sul petto di sinistra. A prima vista, data la sagoma del personaggio, alta e longilinea, il colpo d’occhio ci stava tutto; ma guardando bene nei dettagli, mi accorsi che le borchie da cui partivano e dove arrivavano le catene erano bloccate da ramette, tappi, della Birra Peroni. Sia a destra sia a sinistra.
“Che ci fai qui, Giovanni? Come hai fatto ad arrivare, a passare? Ma come ti sei bardato?”, gli chiedo. E lui, di rimando, senza perdersi d’animo: “Il servizio d’ordine ha avuto rispetto della mia divisa. Sono qui perché devo donare a Gorbaciov una cassettina della nostra migliore uva da tavola, presa dai tendoni di Sammichele”. “E tu – rivolto a me – mi devi scattare una foto con la mia macchina fotografica per immortalare l’incontro, l’evento, il personaggio, il dono”. Potete immaginare la mia sorpresa!
Inutile sottolineare la solennità, la serietà e la sicurezza con cui Giovanni aveva preparato l’evento e aveva assegnato anche i ruoli. “Ho saputo -riprese- che lo devi ricevere tu. Me lo presenti e in un minuto facciamo tutto. Stai tranquillo”. Io ero tranquillo, ma chi cominciò ad insospettirsi, fu il servizio d’ordine che, avvicinandosi si rese conto delle sue velleità.
Ovviamente, fu prima invitato gentilmente ad allontanarsi e poi, preso sotto braccia, a desistere dal suo proposito. “Franco, dott. Deramo, dillo tu a questi signori che sono una persona seria”, invocava. Dismise la divisa, ripose la cassetta d’uva in macchina, vestì i panni normali… ma alla fine, la foto riuscì a scattarla. Un trionfo, un trofeo da esibire! Questo il mio ricordo più vivido di Giovanni.
Viniero abitava a dieci metri da casa mia, a Sammichele di Bari. Un tranquillo coltivatore diretto, figlio di Nicola, un personaggio ancora più gioviale di lui, capace di raccontarti per ore storie, vicende, avventure, bravate antiche e moderne, ma ricche di fantasiosa creatività. Giovanni era tranquillo, allegro, curioso, amante dei suoi primati, delle sue foto fatte o carpite a personaggi illustri, esibite come trofei. Autentico antesignano dei selfie. Difficile che ti seguisse nei tuoi ragionamenti; voleva che tu ascoltassi con pazienza i suoi.
Non aveva una visione localistica, legata al contingente, al piccolo paese. Tutt’altro! Guardava lontano, era abbagliato dalla grandezza dei personaggi che inseguiva per immortalarli e immortalarsi con loro. Sapeva che così sarebbe entrato nella storia e che la sua notorietà sarebbe cresciuta. Le sue foto, come tante figurine Panini sempre in tasca, ti incuriosivano. C’era, tuttavia, sempre la foto difficile che mancava alla chiusura dell’album; quella tanto desiderata; quella che gli aveva dato tanto da fare, ma a vuoto. Possiamo dire, la foto dei desideri, quella che inseguì tutta la vita con tenacia e determinazione, ma invano.
Mi sgomenta la sofferenza con cui hai chiuso la tua radiosa, sempre sorridente giornata terrestre. Il tuo sorriso ti identificava. Mai un cruccio. Pronto a lasciare il lavoro dei campi per seguire quel nome di grido, inaspettato che dovevi raggiungere, con la certezza del trofeo da esibire a tutti il giorno dopo.
Ora, caro Giovanni, dopo la sofferenza della solitudine di questo terribile, impietoso male che ci prende e non ci lascia, sono certo che non avrai abbandonato il tuo sorriso. Avrai pensato alla foto ricordo con l’eroica équipe che si è dedicata a te come a tanti altri, gioendo e soffrendo per il risultato conseguito. Certamente l’avresti ringraziata con una delle tue memorabili foto. Hai preferito incamminarti, sollevarti verso il Cielo.
Visto in quanti sono? Hai certamente ritrovato tuo padre e tua madre, ma anche i miei genitori. Se riesci a farti uno scatto con loro, fammelo tenere. Voglio mettere questa foto nel sito, nel posto che più ti piacerà. Sapranno tutti che ce l’hai fatta. L’ultima foto del tuo album lo chiude così, in bellezza, con il tuo più smagliante sorriso.
Nella foto in alto, la famosa foto con Mikhail Gorbaciov