Mala tempora currunt! Questa l’espressione con cui i latini solevano lamentarsi dell’andamento negativo degli eventi. La adoperiamo ancora oggi, in modo quasi consuetudinario, non tanto per ossequiare il fascinoso legame con quella lingua per nulla “morta”, quanto per fornire una panoramica desolata di uno stato di cose davvero poco incoraggiante.
“Crisi” ripetono nauseabondi i giornalisti, “crisi” urlano gli ospiti dei talk e più sommessamente dei raffinati varietà improntati al politically correct; “crisi” si legge su qualche manifesto di denuncia affisso agli incroci delle strade. Il tam tam infuria anche sui social, mai come ora strumento di propaganda ideologica o, in alcuni casi, di invettiva mordace nei confronti dei vertici dello stato.
Si fa presto a promettere che il futuro lenirà gli affanni e cicatrizzerà le ferite profonde di questo drammatico periodo. Ma come si potrà restituire il tempo perduto ai tanti che hanno visto sottrarsi, in virtù di confusi decreti-legge, la dignità lavorativa ormai da più di un anno? Non solo avventori ed esercenti: a palesare profondo disagio per la stasi del presente si aggiunge la categoria, spesso bistrattata, dei lavoratori del terzo settore, ai quali le istituzioni pubbliche stanno chiedendo un grande sforzo collettivo attraverso appelli alla responsabilità in cambio di timidi sostegni economici.
Un argomento delicato per chi vive la quotidianità sfidandola con equilibrio precario, ma pur sempre ricco di spunti di riflessione. Ne abbiamo parlato con tre operatori dello spettacolo ruvesi, duramente provati dalla grave instabilità che ha investito il loro ambito lavorativo: il tenore Nicola Domenico Cuocci e i deejay e showman Nicola Ciliberti e Salvatore Altamura, meglio conosciuti con i rispettivi nomi d’arte Lillo Strillo e Rino Straniero.
“Non avevo idea che il lungo percorso, iniziato nel lontano 2000, riuscisse a farmi scoprire un mondo stupendo, dopo anni di studio e sacrificio al conservatorio, coronati poi dalla vittoria del concorso nel 2012, con il quale sono entrato a far parte del coro del Teatro Petruzzelli”, racconta Nicola Domenico Cuocci, abbandonandosi poi ad un’amara constatazione: “nel 2020 abbiamo lavorato per quattro mesi scarsi o forse anche meno. E’ difficile trovare la motivazione per studiare e tenersi in allenamento in un momento così drammatico. Spero che tutto finisca presto, vivere nell’incertezza del domani è una grande incognita”. E con lucido disincanto ci confida: “Il teatro è una macchina complessa e molto organizzata. Bloccare tutto indistintamente è stato un grave errore; si doveva cercare preventivamente una giusta soluzione. Tuttavia, per trovare compromessi o soluzioni, occorre ragionarci. Ad oggi, dai risultati ottenuti, mi sembra che abbiano ragionato malissimo. Sarà difficile recuperare il tempo perduto! Credo, tuttavia, sia necessario far tesoro di tutti gli errori commessi per procedere in futuro senza intoppi”.
Malgrado ad oggi si riscontri un numero esiguo di iniziative culturali, Nicola serba in cantiere diversi progetti, dei quali per scaramanzia non rivela alcunché. Relativamente alla riapertura, si augura di ritrovare un pubblico gremito ed entusiasta, di calcare il palcoscenico e di riprendere a pieno ritmo la routine che gli permetteva di recarsi in sartoria per la prova dei costumi o nella sala make-up, con tutta la magia che il suo lavoro possiede.
Non si ferma neppure il fantasioso dj ruvese Lillo Strillo che in questo periodo “funesto”, come lui stesso lo definisce, si dedica a creare nuovi sketch e ad inventare nuovi giochi. La sua è una mente dinamica, libera e anticonformista che viaggia di pari passo al talento di cui gode, sempre pronto a sperimentare e ad aprirsi positivamente al cambiamento. Oltre a sistemare il garage e il giardino per la gioia di sua moglie e dei suoi tre figli – stanchi di “sopportarlo” in casa – da ormai un anno si diletta ad ideare nuove coreografie, a scrivere brani inediti e a rispolverare famosissime canzoni del passato, riproposte con una frizzantissima parodia. È il caso di Prendila così, successo di Lucio Battisti del ’78, che assapora il gusto della modernità grazie alla rivisitazione in tema pandemia effettuata da Lillo (Prendila così – #Parodia a tema #Corona Virus, funky unplugged version by Lillo Strillo – YouTube).
“Ho la fortuna di svolgere questa attività da trent’anni. Ciò che mi appassiona è riportare nel mondo del wedding & party lo spirito della vera festa, che purtroppo si è un po’ perso a causa di furbe costruzioni consumistiche fondate più sull’immagine che sulla sostanza, sull’emozione o sulla celebrazione in sé”, continua Lillo. E soddisfatto precisa: “appartengo alla rara categoria degli intrattenitori musicali in grado di suonare, cantare, divertire, far riflettere, far ballare il pubblico e gli invitati di feste e ricevimenti nuziali. Sono un assembratore seriale! Peccato che oggi il termine ‘assembramento’ abbia assunto un’accezione negativa, come se fosse inopportuno stare insieme!”.
Gli manca il calore delle persone di cui ama circondarsi, la stima e la popolarità: “durante le mie performance la gente non se ne sta seduta e assorta. Tutto al contrario! Ammetto di essere un vero pericolo pubblico! Sì, perché il mio compito, quello per cui mi pagano, è suonare e coinvolgere le persone in balli, giochi e canti. Adoro il mio lavoro così com’è, diversamente non saprei accettarlo perché non sarei felice e il pubblico lo capirebbe”. E senza perdersi d’animo commenta: “la riapertura per noi del wedding sarà molto altalenante perché molte coppie di sposi hanno rimandato le nozze fissate a maggio e giugno a periodi più o meno lontani. Immagino ci saranno molti paletti che riguarderanno proprio il ballo. Così ho studiato nuove gag, giochi musicali e iniziative d’animazione che mi permetteranno di intrattenere gli ospiti rispettando le limitazioni all’aggregazione. Per intrattenere il pubblico mi inventerò siparietti divertenti che si rifanno al cabaret musicale, all’avanspettacolo, al varietà televisivo e radiofonico”.
L’istrionico dj stigmatizza la condizione politica italiana, soffermandosi sulle misure cautelative che il governo potrebbe adottare nei confronti degli operatori del terzo settore: “qualora la politica volesse aiutare noi artisti, dovrebbe togliersi l’idea dell’elemosina che finora ci ha dato, perché è alquanto mortificante”. Il goliardico Lillo, allora, invita a seguire i suoi consigli, impiegando la stessa procedura del bonus ristrutturazioni: iva al 4% per ogni rappresentazione artistica (anche se si svolge in contesti di ristorazione dove normalmente viene assoggettata addirittura al 22%) e detraibilità fiscale (anche per i privati) per spese e festeggiamenti (per quanto riguarda musica, SIAE e ristorazione). Fiducioso che il futuro non smetterà di regalargli serenità e sorrisi, conclude: “auspico che cambi la logica della programmazione a lungo termine nel settore wedding. Salvo casi eccezionali, i promessi sposi dovrebbero accettare l’impossibilità di pianificare con certezza festeggiamenti non privi di limitazioni. Non potremo mai riconquistare il tempo perduto, ma tutto ciò può tornarci utile per comprendere quanto sia fragile la natura umana e quanto sia importante per la nostra esistenza il rispetto delle regole, per ricominciare a vivere di emozioni affiancati da un intrattenitore musicale”.
Ricorda i bei tempi passati anche il dj Rino Straniero, quando a soli 13 anni iniziava a frequentare la storica Radio Ruvo e a popolare i chiassosi locali del Sud Italia, in qualità di addetto alle pubbliche relazioni. Gli piaceva osservare i dj più in voga del momento, tra i quali Enzo Veronese, Nicola Di Venere e Fabio Ricciuti che lo stimolavano ad avvicinarsi ad un panorama musicale così variegato da non poter fare a meno di conoscerne i segreti. Parte da qui la gavetta del ruvese che si cimenta anche come speaker radiofonico per Radioselene e Ciccio Riccio, modulando pian piano la sua voce adatta ad ogni circostanza. Gratificato dal suo lavoro fin dalla giovinezza, non nasconde amarezza per la battuta d’arresto subita dalla sua attività: “all’arrivo del primo lockdown siamo stati costretti a riorganizzare tutto il calendario 2020 con spostamenti, annullamenti e rinvii di eventi importanti come il Reading. Facendo rete tra colleghi e collaboratori, abbiamo cercato di esprimerci tramite i social”. E con un velo di malinconia dichiara: “ho nostalgia dell’abbraccio del pubblico. Questo è un aspetto non irrilevante del mio lavoro! A parte qualche evento estivo, siamo ancora in attesa di riprendere al più presto, anzi, con la speranza di riprendere!”. Questa è la motivazione che spinge Rino ad esortare gli organi competenti: “chiediamo di non essere dimenticati e di ripartire con le giuste precauzioni. Il governo avrebbe dovuto prendere coscienza che noi operatori del terzo settore desideriamo lavorare nei mesi dell’anno più proficui, non quelli in cui si produce di meno come gennaio-febbraio”.
Così forti da non abbattersi, Rino e sua moglie Mary hanno avuto la capacità di reinventarsi, non trascurando un sogno che presto si concretizzerà. Si chiamerà Anima la nuova attività che tra pochi giorni verrà inaugurata nel nucleo antico del paese, pronta ad accogliere quanti vorranno trascorrere una manciata di minuti in assoluta tranquillità. Perché la vita insegna che c’è sempre uno spiraglio di luce in fondo al tunnel, proprio come testimonia la loro storia.
Sempre ottimista, Rino ripercorre a grandi linee il periodo di fermo in cui ha stretto accordi di collaborazione con agenzie e artisti pugliesi che senza dubbio arricchiranno il bagaglio di offerta per i futuri clienti. Non rimpiange il tempo perduto perché ciò che lo rincuora è aver instaurato un solido legame con i futuri sposi, alcune volte passando intere giornate a telefono per supportarli nelle loro scelte e rassicurarli che tutto andrà bene, nonostante la posticipazione del loro sì. L’amore, infatti, non è una data scritta su un calendario ma un’unione che dura per sempre.
Nella foto in alto, il tenore Nicola Domenico Cuocci