L’emergenza sanitaria ha cambiato radicalmente le possibilità di spostamento nel Paese e, ancora oggi, non siamo in grado di dire per quanto tempo la situazione si protrarrà. Il 2020 è stato un anno davvero complicato per chi si muove in treno e per chi gestisce il servizio, con regole che sono cambiate innumerevoli volte nel corso dei mesi, di pari passo con l’evoluzione della pandemia, per cercare di garantire i distanziamenti e la sanificazione sui mezzi e nelle stazioni. Fino all’8 marzo (data in cui gli spostamenti si sono drasticamente ridotti a causa delle restrizioni imposte dal governoi) era in crescita ovunque il numero di passeggeri: non solo sulla linea dell’alta velocità (passata da 6,5 milioni di utenti nel 2008 a 40 milioni nel 2019) ma anche sugli intercity (+0,8% nel 2019) e gli intercity notte, sui treni regionali (+0,6%) e sulle metropolitane (+9,7%).
Come ogni anno, Legambiente ha pubblicato il rapporto Pendolaria sullo stato della rete ferroviaria italiana. Un rapporto che nel 2021 non si limita a fotografare l’attuale situazione del trasporto ferroviario (almeno fino al 2019) ma focalizza l’attenzione sulle opportunità offerte dal Next Generation EU che, insieme ai fondi strutturali europei e agli investimenti nazionali, può rappresentare un’opportunità per ripensare complessivamente la mobilità nel nostro Paese. Dal 2002 al 2018, i finanziamenti statali hanno premiato per il 60% gli investimenti in strade e autostrade: tra il 2010 e il 2018 sono stati realizzati 298 km di autostrade e 2.479 km di strade nazionali, a fronte di appena 91,1 km di metropolitane e di 58,4 km di linee del tram. Una tendenza che, per quanto riguarda le grandi città, necessità di essere invertita per promuovere nuovi strumenti di mobilità sostenibile.
L’altro grande ritardo è quello infrastrutturale, che interessa soprattuto le regioni del Sud, e sull’integrazione delle diverse modalità di trasporto (aeroporti, porti, stazioni, interporti). Nel Sud Italia troviamo meno treni in circolazione e più lenti, nonché il maggior numero di linee a binario unico e non elettrificate. Le differenze tra le diverse aree del Paese nell’offerta di servizio sono legate proprio alla diversa spesa prevista dalle Regioni per il servizio ferroviario ed il materiale rotabile. La Puglia, stando a Pendolaria, ha aumentato la quota di investimenti nel settore, che arriva allo 0,4% del bilancio totale della Regione, grazie anche ai finanziamenti per l’acquisto di 5 elettrotreni NEWAG (con fondi FSC) per Ferrovie del Sud Est, che è anche il gestore che riceve la quota maggiore dei servizi aggiuntivi (circa 35 milioni).
Se la quota di 0.4% di stanziamenti sul bilancio regionale può sembrare bassa (a ragione), vale la pena fare un confronto con il resto d’Italia: in otto regioni italiane addirittura nessuna risorsa aggiuntiva è stata spesa nel corso del 2019 o gli stanziamenti non hanno raggiunto lo 0,1% del bilancio. In generale, quindi, ci troviamo davanti a cifre del tutto inadeguate e assolutamente insufficienti ad eliminare i gravi problemi che affliggono molte delle linee pendolari italiane. L’aumento di spesa è invece indispensabile considerando l’aumento dei passeggeri registrato negli ultimi anni: per le sole linee ferroviarie pugliesi, infatti, si assiste ad un aumento di circa 20mila viaggi al giorno, segnando un +0,6% rispetto al 2018. Se i viaggiatori giornalieri nel 2011 in Puglia erano 108.100, nel 2019 sono stati 150.527: un incremento che supera il 39%.

In Puglia, nel corso del 2019, si sono registrate 62 corse in più, grazie alla riapertura di linee temporaneamente sospese per lavori, sulle tratte di Ferrovie del Sud Est, e alle nuove corse aggiuntive per le Ferrovie del Gargano. Le corse giornaliere sono quindi attualmente 839, così suddivise per gestori: 225 corse per le Ferrovie del SudEst, 205 per Trenitalia, 162 per la Ferrotramiviaria, 145 per le Ferrovie Appulo Lucane e 102 per le Ferrovie del Gargano. Nonostante i piccoli e timidi miglioramenti, rimangono dei nodi cruciali sui quali c’è ancora bisogno di intervenire con decisione. Ancora oggi, il 39.7% della linea ferroviaria pugliese è a binario unico (613km sui 1542 totali) e circa la metà dei binari in Puglia non risulta elettrificata. Sul fronte dell’anzianità dei veicoli, le flotte dei cinque gestori presenti in Regione contano un’età media di 17,4 anni (contro i 19,7 del 2018): dei 174 treni attualmente in circolazione, circa il 42% è operativo da più di 15 anni.
In Italia il costo dei biglietti ferroviari regionali è in media più basso che negli altri Paesi europei. Il binomio qualità mediocre/prezzi bassi sta iniziando a cambiare, grazie ai nuovi treni in circolazione, ma occorre offrire una chiara prospettiva di investimenti nel servizio a coloro che oggi utilizzano il treno e a quei milioni di italiani che vorrebbero un’alternativa valida ed economica all’utilizzo della propria automobile. Il costo medio di una tratta ferroviaria di circa 30 km in Puglia è di 2.60 euro (prendendo in esempio la tratta Bisceglie-Bari Centrale), contro i 4 euro della Lombardia, i 3.70 del Piemonte o i 3.40 di Sicilia e Campania. La Puglia, inoltre, è citata da Legambiente come caso virtuoso per l’introduzione, avvenuta nel corso del 2014, del biglietto ferroviario integrato.

Ma quali sono le prospettive per il futuro? In Puglia l’obiettivo è integrare i 1.500 km di ferrovia in un’infrastruttura completamente interconnessa, sicura e dotata di tecnologie di controllo che consentano ai treni di viaggiare indifferentemente su tutte le linee ferroviarie, anche se gestite da compagnie diverse. Si vuole sostanzialmente qualificare l’offerta con l’intento di incentivare l’uso del mezzo pubblico. Una priorità improrogabile, a tal proposito, è il rinnovo del materiale rotabile. Entro il 2023 si punta al rinnovo della flotta dei treni regionali con circa 70 nuovi treni, per un investimento complessivo di 300 milioni di euro a valere sulle risorse europee, regionali e dello Stato, integrato dal cofinanziamento di 100 milioni di euro a carico delle società di trasporto.
Con Trenitalia è stato preso l’impegno di un integrale rinnovo della flotta con l’acquisto di 46 nuovi treni circolanti sulle linee Foggia-Bari-Lecce, Bari-Taranto e Taranto-Brindisi, con investimenti propri di Trenitalia per 226,7 milioni di euro, a cui si aggiungono 123,5 milioni di investimenti regionali. Nello specifico, è stato finanziato l’acquisto di 3 treni elettrici Jazz (per circa 20 milioni di euro) e 43 Pop. Si sta anche verificando l’ipotesi di investire somme per cinque nuovi treni Rock a due piani a servizio dei pendolari.
Complessivamente, la Regione ha investito 135,5 milioni di euro per l’acquisto di nuovi treni da assegnare alle altre compagnie ferroviarie: otto treni per le Ferrovie Appulo Lucane, undici treni per le Ferrovie del Sud Est, cinque treni per la Ferrotramviaria e un treno per le Ferrovie del Gargano.
Nella foto in alto, un convoglio delle Ferrovie del Gargano