E chissà come sarà domani

È da Futura, l'associazione culturale fondata da Rosita Cannito a Bitonto, che riparte la musica, per piccoli e grandi, dopo l’intervallo causato dalla pandemia

“Chi può legger nel futuro?”, dice il padre guardiano ne La forza del destino. Nessuno di noi, infatti, si aspettava che il 2020 sarebbe stato l’annus horribilis che tutti abbiamo conosciuto. Possiamo solamente desiderare che il 2021 sia migliore. Serve la volontà, quindi, anziché la speranza: ha ragione Foscolo a ricordarci che la speranza, virtù cristiana, è l’ultima idea e fugge i sepolcri. È un fatto molto grave che, da febbraio 2020, i musicisti non possano suonare insieme e siano costretti a fare “musica da camera” in streaming.

È evidente che in questi mesi abbiamo assistito a una trasformazione radicale che, forse, non siamo ancora in grado di comprendere in tutta la sua drammaticità. Abbiamo vissuto senza contatti; i ragazzi sono stati costretti a rimanere distanti, a comunicare attraverso i computer: un diverso modo di relazionarsi che determina profondi cambiamenti della psiche umana, con riverberi anche nella produzione musicale. Ogni nostro battito d’ali, in effetti, è un movimento-pensiero che trova la sua concretizzazione nell’espressione musicale. Qualche cosa, nel frattempo, ha mutato il nostro modo di vivere e di essere. E forse porterà a una nuova effervescenza musicale. Forse più profonda, forse più drammatica, forse con una luce nuova, ma diversa.

 

                                                   L’ingresso della scuola ‘Futura’, in Piazza XXIV Maggio 

L’aspetto “positivo” della pandemia è che molti musicisti hanno deciso di continuare a lavorare e registrare a distanza pezzi nuovi. Una sfida in più colta da Rosita Cannito, presidente della scuola musicale Futura, associazione culturale bitontina che intende promuovere l’insegnamento della musica nella formazione di tutti, giovani e adulti, sia dal punto di vista tecnico che culturale. In una fredda mattinata di fine gennaio siamo andati a incontrare Rosita per rivolgere alla giovane artista alcune domande, attraverso cui introdurre i lettori in questa interessante e originale avventura culturale.

Aprire una scuola di musica in tempi di pandemia: una scelta audace?

L’inaugurazione, in realtà, era stata fissata all’8 marzo dello scorso anno, in occasione della Giornata internazionale delle donne. Poi, però, l’emergenza sanitaria ha mandato all’aria i piani. Mentre attendevo con ansia il momento in cui tutto sarebbe ripreso, non ho perso di vista l’obiettivo: allestire una casa comune della musica nella quale tutti, grandi e piccini, possano mettere a frutto la propria passione ed esprimere liberamente il proprio talento. Non solo musicale. Gli allievi sono promettenti e straordinari, nei loro occhi leggo una linfa vitale che ha geminato tante nuove idee.

Come hai vissuto il periodo del lockdown?

E’ stato un momento molto difficile per tutti quanti, soprattutto perché ci ha costretti a rimanere distanti. L’obiettivo, intanto, era continuare a mantenere vivi, nonostante tutto, i rapporti didattici e, ancor più, quelli umani che sono molto forti. Ho assegnato ai ragazzi, dal più piccolo al più grande, brani da studiare stando a casa; i progressi sono stati seguiti tramite i video che mi sono stati inviati. Ne abbiamo anche pubblicati sulle pagine social della scuola. Alcuni dei ragazzi hanno anche utilizzato questo periodo fuori dal comune per provare ad immergersi nella scrittura di testi inediti.

Hai iniziato il tuo percorso musicale spinta dai tuoi genitori o dall’ambizione?

Ho iniziato a percorrere la mia strada, mano nella mano, con la musica. Fin da bambina, mamma e papà mi hanno incoraggiata a cantare. Ricordo quando, per farmi addormentare mettevano play sul disco di Pino Daniele, o Lucio Dalla e De Gregori. Le mie prime parole sono state “Che male c’è, che c’è di male…”. Ne conservo ancora le registrazioni. Poi tutto è partito per gioco, vincendo un concorso canoro della mia parrocchia; e poi di lì, tutte le diverse esperienze artistiche. Oggi sono all’ultimo anno del conservatorio “Nino Rota” di Monopoli e ci sono diversi progetti all’attivo che mi auguro possano concretizzarsi.

Qual è stata l’occasione più importante della tua carriera artistica?

Quella con Red Ronnie. Ero a Sanremo, fuori al suo furgoncino, in attesa di essere chiamata per far ascoltare un mio brano inedito. Sapevo ci sarebbe stata una selezione, la fila era lunga ma l’entusiasmo non mancava. Sono stata l’ultima ad esibirmi quel giorno dopo quattro ore d’attesa. Dopo aver cantato, Red mi fa: “Rosita ci vediamo stasera al mio programma”. Ho avuto la bella soddisfazione di cantare quel mio brano, al Roxy Bar, live sul palco del Palafiori a Sanremo.

Quali sono i corsi che la scuola offre?

La scuola offre lezioni di canto, propedeutica musicale, corsi di pianoforte, di chitarra con il maestro Francesco Cassano, musicoterapia per bisogni educativi speciali (Bes), laboratori artistici (corsi di pittura, ecc.), teoria e solfeggio. Quando ci sarà la possibilità inizieremo anche corsi di musica corale e attività di gruppo. Non a caso “Futura” è, per l’appunto, un’associazione “culturale” e non solo “musicale”, perché esprime nitidamente la vasta e molteplice gamma di manifestazioni artistiche.

Quando canti ti prefiggi delle regole?

La tecnica è fondamentale e necessaria, ti dà quella giusta sicurezza e padronanza dello strumento. La comunicabilità, le emozioni e i pensieri sono aspetti a cui do notevole importanza. La tecnica è al servizio del cuore. Mi spiego. Se, mentre stai cantando o suonando, pur nel rispetto delle regole tecniche, ti prende un vuoto allo stomaco e devii dalla regola, non è un dramma, anzi la tecnica dà anche consapevolezza di quando poter uscire dai bordi. Le emozioni devono venir fuori sempre, la voce rispecchia l’anima, il nostro io, le nostre fragilità. Per me molto spesso è più facile esprimermi con la musica che parlando, è il mio modo di comunicare.

                                                                                                             Rosita Cannito

Perché la scelta di omaggiare il grande Lucio Dalla?

Nelle canzoni di Dalla ritrovo una parte di me, del mio passato e del mio percorso artistico. Il voler omaggiare Lucio con una casa dell’arte ha come obiettivo portare nella quotidianità dei ragazzi, anche nei più piccoli, la figura intramontabile e immensa di Dalla, percependo la poesia e la follia che trasuda dalla sua musica, ma anche nel suo modo di vivere. I più piccoli dicono che “Futura” sia la casa di Lucio, acquistata per alloggiare nel nostro paese in occasione della festa dei Santi Medici.

Cosa ti piace di più del tuo mestiere?

La possibilità di esprimere me stessa e farlo insieme ad altri è ancora più bello. E’ bello poter scrutare nei ragazzi i loro punti forza, le fragilità, le propensioni; aiutarli a far venire fuori tutto quello che hanno dentro, mi fa bene al cuore. Nella musica, che è un processo creativo, la sensazione di sentirsi uniti ai ragazzi è la cosa più gratificante. Anche se non sai bene come, senti di essere utile a qualcosa di più grande, che ti trascende.

Eppure, oggi basta caricare un brano su Spotify e il gioco è fatto…

È vero, ma la differenza la fa la qualità di un lavoro, se fatto con preparazione, affinamento della tecnica, costanza, impegno e professionalità. Il nocciolo è che se credi, allora crei. C’è chi fa musica solo pensando alle vendite. Ma il nostro mestiere è altro: ha a che fare con le emozioni.

E nel frattempo, durante le vacanze natalizie, è giunta un’altra piccola soddisfazione …

A Natale abbiamo realizzato uno spettacolo virtuale: non potendo esibirci a teatro, abbiamo cercato di portare nelle case delle persone un messaggio di speranza e conforto realizzando, all’interno della scuola, alcune riprese video. Ciascun ragazzo ha scelto una canzone che meglio lo rappresentava, introducendola con un pensiero libero. Dopo aver montato i singoli contributi in un unico video, lo abbiamo caricato su You Tube e poi condiviso sui social. Il video termina con un brano del cantautore pugliese Gio Evan, Regali fatti a mano, un inno alla bellezza delle piccole cose e dell’amore.

C’è una canzone, magari dello stesso Dalla, che ti rappresenta al meglio?

In Domani è racchiuso tutto il mio mondo interiore. Le sonorità, le parole ripercorrono il mio modo di essere, la mia storia, quello che sono stata, sono, e sarò domani. E’ la speranza nel futuro. Ho speranza nel domani, nel frattempo però cerco di vivere pienamente il presente.