Ma Bari è già “capitale umana”

La città concorre al titolo di capitale della cultura con un progetto che punta, nel segno di San Nicola, su dialogo e inclusione grazie a teatri, arte e libri

Ci sono alcuni volti in primo piano. Ma dietro quegli sguardi ve ne sono tanti altri: quelli di quanti hanno messo la faccia in questi lunghi e veloci anni di rinascimento barese. Persone che con la loro arte, il loro pensiero, il loro bagaglio di competenze ma, soprattutto, con la loro irriducibile passione hanno traghettato l’orgoglio e la cultura della città fuori dai confini municipali, proiettandoli su uno scenario nazionale e internazionale. Il professor Luciano Canfora e il pescatore, l’editore Giuseppe Laterza e l’artigiano, lo scrittore Gianrico Carofiglio e il fruttivendolo, l’attore Vito Signorile e la signora delle orecchiette, l’autore Nicola Lagioia e il prete di periferia: uno a fianco all’altro, volti noti e meno noti, artisti del quotidiano e comuni cittadini. Cinquanta sguardi di persone, che in diverso modo, ognuno nel proprio settore, hanno generato un grandioso processo culturale, innescando dinamiche virtuose per l’intera comunità cittadina, nel segno dell’apertura culturale e sociale.

Il Teatro Piccinni tornato al suo splendore nel 2019

Cinquanta sono i volti che il regista Alessandro Piva (clicca qui per il video) passa in rassegna sullo sfondo azzurro del mare, le pietre bianche della città vecchia, le strade pulsanti di vita del centro o il silenzio maestoso della Basilica di San Nicola. Sguardi, sorrisi, le espressioni compiaciute e acute di artisti, pittori, attori, disegnatori, scrittori, poeti, religiosi, docenti, musicisti che, insieme a centinaia di altri operatori culturali, hanno reso Bari “capitale umana”, come ricordato nell’ultimo frame del video.

Il filmato per la candidatura di Bari – una delle due città pugliesi, insieme a Taranto, in lizza per il titolo di Capitale italiana della cultura per il 2022 è la sintesi delle cento sfaccettature della rete costituita da istituzioni, associazioni, enti, imprese pubbliche e private, protagoniste di quella straordinaria primavera culturale che caraterizza il capoluogo e che oggi chiede il giusto sigillo di un riconoscimento nazionale, grazie a cui imporre il proprio volto con maggior convinzione sullo scenario internazionale e completare quel processo virtuoso di crescita e di sviluppo, da cui dipenderà l’ulteriore fortuna della città.

Una candidatura incentrata sulla ricchezza semantica, culturale e valoriale della storia di San Nicola, e che, grazie a un lavoro di concertazione tra personalità di spicco, realtà istituzionali, private e religiose, operatori culturali, artisti di ogni linguaggio, ha coinvolto l’intera area metropolitana. Tra musica, teatro, mostre, laboratori, installazioni e letteratura sono trecento gli eventi progettati, suddivisi in sei archetipi: il sacro, la luce, il mare, l’oriente, il dialogo, il femminile.

Il lungomare di Bari

Ognuno dei quali rappresentato con i tanti linguaggi dell’arte, le varie espressioni culturali, le diverse peculiarità identitarie che Bari ha rafforzato soprattutto negli ultimi anni. Sei concetti chiave, in grado di esprimere l’essenza della comunità; strettamente legati con la storia della devozione di San Nicola, nella quale si fondono e si armonizzano. Ogni archetipo racconterà nella specificità dell’arte temi legati all’accoglienza, alla bellezza, ai diritti, all’inclusione, al senso di appartenenza, per offrire ulteriori significati alla storia e alla tradizione che si perpetuano e si rinnovano.

Archetipi che annunciano, attraverso ogni possibile declinazione culturale, un nuovo orizzonte miracolistico: la realizzazione di tre grandi progetti (come i tre miracoli attribuiti a San Nicola), destinati a cambiare definitivamente il volto del capoluogo pugliese e ad offrire ad esso un ruolo di assoluta riconoscibilità nel panorama delle città italiane. “Con Bari capitale italiana della cultura -spiega il sindaco Antonio Decaro- avremmo la possibilità di strutturare e sistemare in maniera definitiva un percorso di programmazione culturale. Bari può diventare davvero una grande città culturale”. Il primo cittadino parla di tutti quegli spazi che, grazie allo sforzo delle istituzioni in sinergia con gli enti e le realtà cittadine e regionali, sono stati riaperti: “Molti spazi erano abbandonati e adesso hanno bisogno di una programmazione”. Un fermento di idee e di iniziative che ha davvero del miracoloso, come racconta lo stesso Decaro: “La sola partecipazione al concorso per il titolo di capitale della cultura ha creato un moto spontaneo di collaborazione tra tutti i cittadini e gli operatori culturali. Vogliamo continuare su questo percorso; completarlo e renderlo stabile”.

Un murales dedicato a San Nicola

Il culto nicolaiano patrimonio immateriale dell’Unesco

Ruota attorno alla simbologia e alla tradizione, collegate alla devozione per San Nicola, la configurazione del primo miracolo. Al Santo di Myra, le cui reliquie giunsero dal mare nel medioevo, può essere ascritta la stessa fortuna e ricchezza della città. E così, nel segno dello slogan La cultura vien dal mare, che dà il titolo allo stesso progetto di candidatura di Bari, la prima aspettativa è il riconoscimento da parte del Mibact del culto nicolaiano come patrimonio immateriale dell’Unesco. Il santo patrono è protagonista degli eventi religiosi e civili (la festa liturgica e il corteo storico), nella tradizione e nell’attualità, nei linguaggi artistici (la sua immagine è riprodotta in numerosi murales sparsi neiquartieri) e popolari. Venerato in tantissimi paesi, soprattutto del nord-est europeo, San Nicola è campione dell’ecumenismo e del dialogo, il vero e primo costruttore del ponte tra l’oriente e l’occidente. Nel rispetto delle diverse confessioni, cristiana e ortodossa, che coesistono pacificamente all’interno della basilica barese e di cui è ulteriore prova la chiesa russa nel quartiere Carrassi.

Una vocazione ecumenica testimoniata dalle migliaia di pellegrini che ogni anno giungono a Bari, soprattutto dall’est europeo, e confermata dalla giornata del dialogo tra tutti i rappresentati delle chiese del Mediterraneo con i patriarchi d’Oriente nel 2018 e dall’incontro dei vescovi del Mediterraneo nel 2020, ambedue le iniziative volute da Papa Francesco.

L’ex Teatro Margherita, oggi sede di mostre e man ifestazioni culturali

La Fiera del libro

Tali occasioni, insieme al G7 finanziario del 2017, hanno offerto a Bari una dimensione nazionale e internazionale di tutto rilievo. Una nuova fisionomia, come centro propulsore di iniziative e attività in campo sociale, poltico e culturale, che si è arricchita di alcune straordinarie acquisizioni culturali, a cominciare dalla rinascita dei teatri: il Petruzzelli, tornato a risplendere dopo il drammatico rogo del 1991, e il Piccinni, riaperto nel 2019. Tutto un fiorire di eventi e di realizzazioni, a cui ora l’amministrazione barese, con il concerto di tutte le realtà culturali cittadine, vuole associareuna grande Fiera del libro. E siamo al secondo miracolo: una grande rassegna letteraria sul lungomare, di respiro internazionale, provando a dare credito e fiato all’incredibile impegno degli operatori del settore letterario, accademico e librario che hanno creato nuovo e vitale fermento in città. Una grande vetrina per la piccola e media editoria, in grado di dialogare con quella maggiore e che, come sostiene Nicola Lagioia, scrittore barese e direttore del Salone del libro di Torino, potrebbe colmare una grave lacuna del meridione: la mancanza di una grande fiera letterara di livello internazionale, col ruolo di promuovere tanta creatività e prestigio di autori e case editrici del mezzogiorno.

La Public Librery

Il terzo miracolo, a cui la designazione di Bari a capitale della cultura può dare impulso, è la realizzazione della Public library, nell’ex Caserma Rossani: il più grande spazio dedicato alla consevazione e consultazione dei libri del mezzogiorno. Una grande iniziativa culturale che prenderà vita negli spazi adiacenti alla nuova sede dell’Accademia delle Belle arti, all’Urban Center e alla Casa delle Associazioni. Nella direzione della costruzione di un grande contenitore con spazi di lettura, co-working, laboratori. Un progetto ambizioso che va ad innestarsi con altri progetti virtuosi, come Bari social book che promuove la lettura soprattutto tra le fasce sociali più deboli e che ha portato al riconoscimento di Bari come “città che legge”; la creazione di decine di biblioteche di comunità sparse nei quartieri, a disposizione di cittadini e associazioni, che possono confrontarsi su diritti, accoglienza, minori, tutela della donne; spazi aperti in cui i giovani possono interagire, creare e sviluppare start up, fare innovazione, provare ad essere “imprenditori di se stessi per la comunità”.

Molti sono gli spazi in cui le idee e i progetti entrano in connessione e prendono vita e che Bari punta a riempire di significati e di contenuti. E’ anche sulla specificità e sulla rilevanza di tali strutture che la città fa leva per aggiudicarsi l’ambito titolo di Capitale della cultura.

Il progetto della Public Librery nell’area dell’ex caserma Rossani

Il Museo di Santa Scolastica, il Museo nicolaiano, la Pinacoteca provinciale e, ancora, il Castello Normanno-Svevo. E, poi, i luoghi aperti ai nuovi linguaggi dell’arte e agli incontri, come l’ex Palazzo delle Poste e il Polo delle Arti Contemporanee con l’ex mercato del pesce, la Galleria Murat e il Teatro Margherita: un totale di dodici siti pronti ad ospitare mostre, performance e manifestazioni. Con i teatri che possono ritagliarsi uno spazio decisivo. I principali sono racchiusi in poche centinaia di metri quadrati (Petruzzelli, Piccinni, Margherita, Kursaal): alcuni di essi sono pronti per tornare ad accogliere pubblico e compagnie, altri stanno per rinascere e comunque godono di un grande favore del pubblico, costruito anche sulla capacità di tante realtà teatrali, capaci di portare il palcoscenico nelle periferie più lontane.

Un teatro presente e quanto mai attivo, di cui è garanzia la programmazione del Teatro Pubblico Pugliese e conferma l’inclusione dei teatri baresi nel Tric, l’associazione dei teatri di rilevante interesse culturale a livello nazionale. Un teatro pulsante, di cui si è reso promotore, tra gli altri, il soprintendente della Fondazione lirica Petruzzelli e Teatri di Bari, Massimo Biscardi, che nel suo intervento alla commissione del Mibact, in occasione dell’audizione per la candidatura di Bari a capitale della cultura, ha annunciato l’apertura ogni giorno dell’anno dei teatri per continuare a far conoscere e far vivere da ogni angolazione – tra prove, opere liriche e di prosa – l’incredibile lavoro e la creatività di attori, registi, tecnici, sceneggiatori.

Sono ormai definitivamente tramontati i tempi tragici dell’incendio del Petruzzelli; i ricordi di via Venezia ridotta ad un orribile parcheggio o di piazza del Ferrarese, in cui si aveva persino paura a camminare, per il timore di una criminalità sempre in agguato. Oggi Bari è un’altra realtà, completamente diversa, in grado di classificarsi come una delle mete più ambite del turismo nazionale e internazionale. Un risultato frutto della lungimiranza delle amministrazioni comunali ma anche del valore dei baresi, che sono riusciti a gestire alcune problematiche particolarmente gravose e complesse, offrendo una mirabile prova di apertura al sociale e senso dell’accoglienza.

Basti pensare a una delle pagine più drammatiche della storia contemporanea: lo sbarco della Vlora nel porto di Bari con 20.000 albanesi, che fuggivano dalla dittatura comunista nel 1991. Per loro si mise in moto una straordinaria macchina della solidarietà, in grado di innescare inedite esperienze di soldidarietà, che possono essere assunte a modello o archetipo della comunità cittadina. Una comunità impegnata da sempre, attraverso la grande rete del volontariato cittadino, in una coraggiosa e indefessa opera di sostegno di tutte le fasce deboli, come, ancora oggi, nella difficile e complessa contingenza dell’emergenza sanitaria. Un modello di sostegno solidaristico che va potenziato grazie al progetto delle Reti Civiche Urbane, che ha permesso percorsi di cittadinanza attiva agli abitanti dei quartieri e dei municipi, rendendo più fitta la rete dei legami.

Domani, come promesso dal ministro Franceschini, sarà reso noto il nome della città destinata a diventare capitale italiana della cultura per il 2022. Bari si presenta all’appuntamento, con le altre nove città concorrenti, con una proposta degna di ogni considerazione, frutto della concertazione del comitato scientifico, degli enti, delle associazioni, degli operatori culturali e delle maggiori istituzioni culturali dei 40 comuni dell’area metropolitana. Ma soprattutto con un progetto costruito sulla forza del “noi”, contro ogni deleterio individualismo e nella direzione di uno sviluppo che sia aperto e inclusivo. Bari è già capitale umana!