“Fa vivere la cultura”: è lo slogan che il 2 novembre 2020 ha accompagnato la protesta degli artisti polacchi per le strade di Varsavia. Dallo scoppio della pandemia, chi lavora nel mondo dello spettacolo ha difficoltà a trovare un impiego e guadagnarsi da vivere. A marzo il coronavirus ha svuotato i cinema, i teatri e le sale da concerto. Gli artisti, allora, si sono trasferiti sulla rete e hanno cominciato ad esibirsi online. Ma con queste performance non si guadagna abbastanza. E la gratificazione che se ne ricava non serve certo a pagare le bollette o le rate del mutuo.
Poi è arrivato l’autunno, e il governo ha vietato di nuovo tutte le iniziative culturali. Agli artisti non è rimasto che scendere in piazza. Come hanno fatto a Varsavia il giorno dei morti. “La data non è casuale perché anche la cultura è morta”, spiegano gli artisti, che, intanto, hanno cominciato a trovarsi un altro lavoro. Secondo un’inchiesta realizzata alla fine di agosto, un terzo dei musicisti sta pensando di cambiare carriera. Diversi tecnici del suono e delle luci hanno dovuto rivendere il loro materiale per sopravvivere.
È innegabile che in un paese come l’Italia, in cui la musica gode di un’aura particolare, legata anche al ruolo che essa ha avuto nella costruzione dell’identità nazionale, il silenzio dei teatri e dei musicisti va ad aggravare una crisi che è economica oltre che sanitaria. Senza più spettacoli si perde molto denaro. E nessuno sa ancora quando potranno riaccendersi i riflettori. Per Francesco e Gabriele Acquafredda, musicisti bitontini le cose sono diverse. Di recente, hanno inaugurato a Bitonto, in via Carlo Rosa, il primo polo d’orientamento per università telematica e-Campus ed accademia musicale.
Il centro è dedicato a John Cage (qui la pagina fb), noto compositore contemporaneo che ha saputo coniugare e reinterpretare, in maniera originale, la musica del suo tempo. Siamo andati a trovare i due giovani talenti nella loro sede, per un primo bilancio a poco più di un mese dall’inaugurazione della scuola.
La pandemia ha colpito soprattutto gli artisti giovani ed emergenti, inaugurando un periodo davvero grigio. Eppure, la vostra iniziativa è nata proprio in queste circostanze…
“È stato tutto casuale. Ad aprile, reduce da un esame, vengo contattato da un amico che, per conto di e-Campus si occupa di orientamento universitario. Perché non creare un polo a Bitonto?, mi fa. Non ci ho pensato due volte e ho colto la palla al volo. Finalmente, a novembre il sogno è divenuto realtà: appoggiati dall’università telematica e-campus, io e mio fratello abbiamo inaugurato un polo di orientamento e universitario assieme ad un’accademia musicale, assecondando una nostra passione. Per quanto mi riguarda, ho cominciato a suonare nella banda cittadina a otto anni, e poi mi sono diplomato in conservatorio nel 2015″, esordisce Francesco.
Puoi raccontarci, brevemente, il tuo percorso musicale?
“Ho cominciato a suonare nelle più importanti orchestre giovanili italiane: Orchestra Nazionale dei Conservatori Italiani, Orchestra Giovanile Italiana, Orchestra Giovanile dell’Opera di Roma e, pochi mesi dopo il diploma, nell’Orchestra del Teatro Petruzzelli. Da qualche tempo sono anche professore di percussioni presso un liceo musicale lucano. Sono grato ai miei zii, anch’essi musicisti, per aver acceso in me il sacro fuoco dell’arte musicale; senza questi stimoli familiari, probabilmente, non sarebbe stato subito primo amore con lo strumento”, prosegue.
Quali ambizioni ha il John Cage Center nel panorama artistico bitontino?
“In questa nuova realtà che ho messo su con mio fratello, cerchiamo di abbracciare tutti i campi in ambito formativo e universitario, sia artistico che musicale. Puntiamo a fornire, anzitutto, strumenti di studio a trecentosessanta gradi, sviluppando le personalità del futuro in qualsiasi ambito formativo. Vogliamo, inoltre, che Bitonto diventi un polo attrattivo per artisti di fama nazionale e internazionale, al fine di valorizzare il potenziale artistico del nostro territorio. Sono in fase di progettazione alcune master class e corsi di perfezionamento”, chiarisce Francesco.
“Il John Cage Center ha l’ambizione di fornire strumenti di studio a 360°, su qualsiasi campo. Abbiamo una convenzione con l’università telematica e-campus in qualità di polo d’iscrizione; è possibile iscriversi a un corso di laurea full online, conseguire certificazioni, master di I e II livello e corsi di perfezionamento“, aggiunge Gabriele.
Conosciamo un po’ più da vicino i docenti della scuola…
“Alberto Iovene, pianista e compositore jazz, vanta diversi progetti discografici e numerose esibizioni nelle più prestigiose rassegne, club e festival jazz, collaborando con nomi di spicco della scena musicale nazionale ed internazionale come Fabrizio Bosso, Dominique Di Piazza, Manhu Roche, Philippe Petrucciani. Luigi Nardiello, ex baritono e vocal drummer del gruppo A Capella Mezzotono, ha collaborato con artisti del calibro di Caparezza incidendo i cori dell’album Museica; Francesco Cassano, laureato in chitarra jazz e musica jazz presso il Conservatorio di Bari, arrangiatore e turnista, vanta collaborazioni con artisti quali Silvia Mezzanotte, Otis Murphy, Vincenzo Maurogiovanni, Pierluigi Villani. Giovanni Antonino, percussionista, ha collaborato con El goyo Hernandez, Amadito Dedeu, Joel Torres. Ancora, le giovani e talentuose Maddalena Licinio, al violoncello, e Brigida Mattiace, al violino. Annalisa Lacetera, perfezionata in pianoforte e curatrice di spettacoli teatrali per il Poliba. Arduino Panaro, laureato in controbasso classico e laureando in jazz”, illustra Francesco.
A differenza del primo lockdown quando, per ingannare la noia delle città ridotte al silenzio, i musicisti hanno dovuto reinventarsi per tornare a suonare e soddisfare il desiderio personale di esprimersi, le lezioni in presenza sono ancora consentite e, almeno in questa forma, la musica continua. L’assenza di un contatto vivo con il pubblico è un’ulteriore spada di Damocle per i musicisti. Senza parlare delle decine di migliaia di lavoratori autonomi che si sono ritrovati, nuovamente, senza lavoro e, a volte, senza alcun reddito o aiuto governativo. La cultura? Per ora continua a sopravvivere in streaming. Oggi la musica sembra rincorrere l’evasione, come se andassimo a vedere un film. La speranza è che sia solo un periodo transitorio.
Perché hai scelto di approcciarti alla musica tramite lo studio?
“L’istruzione, su qualsiasi piano, resta di vitale importanza: ci rende persone migliori, consapevoli e capaci di esprimerci al meglio delle nostre possibilità. Studiare musica ti aiuta a stare meglio nei momenti più difficili, a socializzare; ti permette di viaggiare, ti regala emozioni, ti dà la possibilità di superare te stesso”, puntualizza Francesco.
“Per me che sogno di diventare un tecnico e produttore del suono, la musica resta la cosa più importante. Purtroppo, nel panorama musicale negli ultimi tempi si predilige l’individualità a scapito della collettività. Oggi bisogna avere una buona immagine. Un’immagine forte nell’era dei performer è molto importante per avere successo. Vogliamo che la bellezza della socializzazione torni in auge attraverso la musica. Cosa che, con l’andamento dei tempi e, a maggior ragione, durante l’emergenza sanitaria, è venuta meno. Insomma, non serve mica l’esperanto per riuscire a comunicare con tutti i popoli del mondo”, chiarisce Gabriele.
In un momento così particolare come quello che stiamo vivendo c’è chi, con passione e impegno, comincia a ripartire con la giusta ambizione. Intanto, all’accademia musicale si sono già iscritti, nel primo mese di attività, oltre quindici studenti, ed altrettanti inizieranno a seguire il polo universitario. Evviva! Il mistero della musica, d’altronde, è in quello spazio che racchiude l’universo. E il compito del musicista è proprio riuscire a dar voce e a interpretare la musica che sta tra una nota e l’altra: insomma tirar fuori ciò che non è scritto eseguendo rigorosamente quel che è scritto. È una grande responsabilità.
I nostri giovani aspettano che la classe politica capisca fino in fondo l’importanza della cultura italiana nel mondo, mettendo le basi affinché questo Paese non sia semplicemente un museo da visitare, ma torni ad avere il ruolo che ha rivestito come protagonista indiscusso della creazione artistica; affinché l’arte e la cultura tornino ad essere il nostro pane quotidiano. Dante e Leopardi, Verdi e Puccini: questa è stata ed è, o può continuare ad essere, l’Italia.
Nella foto in alto, Francesco e Gabriele Acquafredda, all’ingresso del Centro John Cage in via Carlo Rosa a Bitonto