In tanti alla finestra abbiamo atteso quel bagliore che inebriasse i nostri giorni bui. E infine è arrivato il caldo, il sole, la speranza. Anche se tutto è fallace e, come ogni bel sogno, basta un battito di ciglia per portarlo via.
L’arte si è arrangiata, ha pianto, ha resistito e infine ha risalito la china. E anche questa brutta faccenda è diventata stimolo per creare, ricreare, ravvivare quell’ombra che è stato nostro abito per mesi e oggi rischia di ridiventarlo. La mostra proposta e curata da Giuseppe Fioriello (autore anch’egli di alcuni scatti) dal titolo Getting back ovvero albeggia si è fatto giorno, è una finestra sul mare, che spalanca le imposte per respirare a pieni polmoni il richiamo della passione pura, di chi mai si è fermato nemmeno un istante, grattando il fondo della creatività anche in un momento in cui su quel fondo avresti voluto solo sederti e urlare.
Ogni foto esposta è un piccolo frammento di vita, tra speranza, invettiva, riattivata normalità e presunta quotidianità. Nulla sarà più come prima, continuano a ripeterci. E forse l’artista con il suo senso sibillino questo già lo sa. Ma l’arte è mai stata solo pura gioia? Da sempre ha sostenuto il dolore per farne piccoli capolavori. L’arte offre opportunità di rinascita, ciclicamente muore e si riattiva rinnovata e carica di prospettive.
Getting back non è solo un’ esposizione di artisti-fotografi che si interrogano sul nostro essere qui, che scovano frammenti di vita raminga o che manipolano lo scarto per erigerlo a testimone scomodo.
Questa mostra, già in movimento per la Puglia da tempo, in questi giorni ospitata al museo archeologico della fondazione “De Palo – Ungaro” di Bitonto, grazie alla sensibilità del prof. Nicola Pice, rispecchia l’estro del suo curatore, lo stile raffinato e colto di chi ha dedicato la sua vita alla creazione oltre l’ovvio, corroborato dal coordinamento d’eccezione di un altro grande artista nostrano, Piero Di Terlizzi, direttore dell’Accademia di Belle arti di Foggia.
Tra campagne rivisitate, frame surreali, giochi di luce e tagli poetici, abbandoni e recuperi, i fotografi invitati (Alessio Deluca, Domenico Fioriello, Domenico Tattoli, Federica Claudia Soldani, Francesco Mezzina, Giovanni Rinaldi, Giuseppe Fioriello, Ivan Losapio, Mauro Ieva, Patrizia Ricco, Pasquale Amendolagine, Pio Tarantini, Stefano Di Marco) offrono scatti di variabile intensità, manifesto evidente di formazione e percorsi differenti, stretti insieme nella comune volontà di accogliere un nuovo orizzonte.
In alto, “Plenilunio” di Pio Tarantini