Quando “l’anima ha più fame del corpo”

I postaforismi del bitontino Alessandro Robles, raccolti nell'ebook "M'assento ma sento", sono perle di saggezza nel mare quotidiano delle banalità

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Per descrivere la personalità artistico-letteraria di Alessandro Robles, architetto, giornalista, scrittore, musicista e viaggiatore incallito, non basterebbero pagine e pagine di inchiostro versato, eppure, forse, è il caso di limitarsi all’utilizzo di frasi brevi e concise, quelle più in linea con il suo spirito. Si potrebbe addirittura avere l’ardire di servirsi di un’unica sentenza, contenuta all’interno della sua ultima fatica letteraria: La poesia è una preghiera che non ha religione.

Solo così, infatti, sembra possibile dare conto della devozione con cui, nel corso della sua vita, Robles si è dedicato all’arte del componimento breve, vero filo conduttore di tutta la sua produzione autorale in un percorso che, dopo l’uscita di quattro libri di poesie (di cui due e-book), un libro di racconti e uno di canzoni e aforismi, l’ha portato alla pubblicazione, nel 2020, dell’e-book M’assento ma sento (StreetLib, pp. 113).

La copertina dell’ebook

L’opera è una raccolta di oltre 600 aforismi o meglio, come dice anche il sottotitolo, di post-aforismi, con l’aggiunta di un prefisso, dunque, che assume un duplice significato: da un lato, infatti, esso fa riferimento al mondo online poiché la maggior parte delle riflessioni affidate alle pagine erano state in precedenza pubblicate dall’autore sotto forma di post sui social; dall’altro richiama il tempo della posteriorità e dunque la precisa volontà di ordinare e conservare questi pensieri che, altrimenti, si perderebbero nei meandri sperduti della rete e cadrebbero nell’oblio.

Sfogliando le pagine, si ha l’impressione che l’utilizzo dell’aforisma, non sia che la naturale conseguenza dell’amore dell’autore per la sintesi poetica: “Come autore mi sono sempre dedicato a cose più brevi, non sono mai riuscito a scrivere un romanzo e forse questo è da attribuire alla mia formazione culturale che, da architetto, è quella di un tecnico e non quella di un letterato” spiega Alessandro. “Proprio per questa mia tendenza -prosegue- l’aforisma è una forma a me molto congeniale perché è un lavoro per sottrazione; richiede che si scarnifichi il più possibile un pensiero fino a farlo diventare un colpo secco, preciso: né una parola in più né una in meno”.

Alessandro Robles

Tuttavia, a dispetto delle poche parole richieste, quello di scrivere aforismi non è certamente un mestiere semplice: “Il pericolo più grande in cui si incorre è dire banalità. Possiamo addirittura dire che l’aforista è un funambolo sul precipizio dell’ovvietà» conclude Robles.

E proprio per non cadere nella trappola della banalità, Alessandro appena può si allontana dalla tossicità dei rapporti sociali odierni, non sempre guidati dalle direttrici dell’affinità e del reciproco scambio, per ritrovare l’ispirazione nel rifugio offertogli dall’isolamento murgiano oppure dalla frequentazione del mare. Ma, emergenza sanitaria permettendo, un’altra grandissima sua fonte di ispirazione sono i viaggi, innumerevoli, che nel corso della sua vita l’hanno portato a toccare diversi continenti, anche se, per sua stessa ammissione, la patria del cuore rimane il Mediterraneo. Dall’estremo occidente fino alla punta più orientale, per arrivare alla piccola e pittoresca isola di Megisti, set del celebre film Mediterraneo e da sempre al centro dei conflitti tra Grecia e Turchia.

È qui che l’autore si rifugia appena possibile per ricaricare le pile, pronto poi a tornare alla ribalta con nuove idee e progetti che vale la pena conoscere. Com’è il caso di dare un’occhiata a M’assento ma sento, pubblicato a inizio agosto e rimasto a lungo nella classifica dei libri elettronici più in vista sul sito della Mondadori. Se state cercando un motivo per iniziarne la lettura, eccolo qui (nelle parole di Alessandro): “L’anima ha più fame del corpo”. Andate a nutrirla.

Nelle immagini, Alessandro Robles nell’isola di Megisti in Grecia