Theremin è libertà: il manifesto degli OoopopoiooO

Tra cinema, fiabe e messaggi marziani, il concerto di Vincenzo Vasi e Valeria Sturba alla Summer Edition di Jazz Dogs nel BoscoFiore di Altamura

Un nome che vuol dire tutto e nulla: OoopopoiooO. Onomatopeico e quasi-palindromo. Così come quasi-palindromo è anche il modo in cui Vincenzo Vasi e Valeria Sturba si presentano sul palco: con due set quasi-speculari e una strumentazione quasi-identica composta da due theremin, quattro loop station, giocattoli, attrezzi da rumoristi, tastierine varie, violino e basso (ovvero i due strumenti che sabotano la struttura palindromica del live, come la “i” nel nome del duo). I “quasi-palindromici” OoopopoiooO sono stati ospiti della Summer Edition di Jazz Dogs nel BoscoFiore, il giardino dell’Agorateca di Altamura, per uno spettacolo visivo e sonoro dai risvolti imprevedibili.

Surrealismo lo-fi che, proprio attraverso l’utilizzo dell’eterofono, riproduce la musica per evocazione: cantautorato, colonne sonore da cinema, tarantelle techno, rap, jazz, musica popolare e filastrocche, passando per la psichedelia dei Jefferson Airplane (White Rabbit, 1967) e la musica sacra (Stabat Mater Dolorosa, 1735) di Giovanni Battista Pergolesi

Vincenzo Vasi

Palindromo a tutti gli effetti fu invece l’epitaffio tributato da Yu. V. Linnik a Lev Termen, l’inventore di quello strumento, il theremin, attorno a cui la musica degli OoopopoiooO gravita: “TERMEN NE MRET”, che in russo vuol dire “Termen non muore”. Fu il theremin a lasciare senza parole Lenin nel 1922, quando per la prima volta conobbe lo strumento che funziona senza essere toccato, il cui esecutore, muovendo le mani nell’aria come un direttore d’orchestra in stato di panico, crea un suono che è come l’eco di una balena. La musica degli OoopopoiooO sembra nascere dallo “scherzo”, termine inteso nel suo significato etimologico di “saltellare allegramente” e di “agitarsi tripudiando” (non è un caso che proprio il Mister Theremin di un loro brano, onnisciente eremita, custodiva la verità della “composizione musicale scivolante e saltellante”).

Attraverso piccoli balzi e movimenti febbrili, i due musicisti domano uno strumento che è di per sé instabile, soggetto all’azione di diversi campi elettromagnetici e alle interferenze che possono nascere in qualsiasi momento, causate da cali di corrente, utilizzo di dimmer o da qualsiasi corpo conduttore che entri nel campo magnetico del theremin che non sia il thereminista stesso.

Uno strumento utilizzato dagli OoopopoiooO non solo per evocare musiche, ma anche canti di lotte infinite e perenni, di resistenze sempre spazialmente dislocabili, come accade con la cover de La Partida di Victor Jara. Il musicista cileno fu tra le vittime dell’11 settembre 1973, ucciso da quarantaquattro colpi di mitragliatore, dopo che gli uomini di Pinochet gli mozzarono la lingua per impedirgli di cantare e parlare. Eppure la sua voce riecheggia ancora oggi, anch’essa eterea ed impalpabile, divenuta fenomeno atmosferico, nelle strade dimenticate del Cile, fatta propria dalla comunità Mapuche e dai milioni di cileni scesi in piazza lo scorso anno per chiedere le dimissioni di Sebastian Piñera intonando all’unisono “El derecho de vivir en paz”. Gli OoopopoiooO, lavorando sulla versione incisa dagli Inti Illimani, i primi a rendere celebre il brano in Europa, l’hanno inclusa nel loro album Elettromagnetismo e Libertà, in una versione impreziosita dalla presenza di Horacio Duran al charango.

Valeria Sturba

Il titolo del loro secondo album è già il manifesto di una poetica ironica e dadaista. Quello che potrebbe essere il nome di un ipotetico movimento rivoluzionario di ispirazione marxista/leninista sembra l’inno guzzantiano al pianeta rosso “bolscevico e traditor” della sigla di Fascisti su Marte. D’altronde, a voler elencare le loro fonti di ispirazione extra musicale, esplicite o meno, si rischierebbe di comporre un testo degno degli OoopopoiooO, per il cacofonico accostamento di nomi provenienti dalle latitudini (artistiche e geografiche) e dalle grammatiche più varie: Italo Calvino, ma anche Gadda, Pavese, Dostoevskij, Baldini, Cavazzoni, H. G. Wells, Hiroshi Sasagawa, Jan Svankmajer e Karel Zeman. E ancora le reminiscenze catodiche de Il Prigioniero, il debito musicale nei confronti di Eyvind Kang, Nino Rota, Frank Zappa, Dimitrij Shostakovich, Soft Machine, The Residents, Stereolab, Moondog, Franco Battiato e Tristan Honsinger (a cui si deve proprio la title-track “Elettromagnetismo e Libertà”). Le visioni cinematografiche di Federico Fellini, Tod Browning e Fred F. Sears.

Nel cinema, il theremin è stato suonato da Samuel J. Hoffman nel 1945 per la colonna sonora di Spellbound (Io ti salverò) di Alfred Hitchcock (composta da Miklós Rózsa) e poi nel 1951 in quella di The Day The Earth Stood Still (Ultimatum alla Terra) di Robert Wise (composta da Bernard Herrmann). Quel sibilo divenne il suono del mistero, della tensione e della fantascienza. Ma “l’ululato” del theremin è tanto fantasmatico quanto buffo. E così, qualche anno dopo, divenne il suono ufficiale delle parodie dei film di mistero, tensione e fantascienza che ne avevano fatto abbondante uso (prima con Elmer Bernstei nelle musiche di Ghostbusters e poi con Howard Shore nella colonna sonora composta per Ed Wood, film del 1994 diretto da Tim Burton, in cui il theremin viene suonato da Lydia Kavina, nipote dello stesso Leon Theremin).

Ci sono istituzioni scientifiche, come l’americana Simons Foundation, che osservano la musica attraverso la topologia, quell’area della matematica che si occupa delle proprietà delle figure geometriche che rimangono costanti anche quando le figure stesse sono sottoposte a continue deformazioni. Così la musica degli OoopopoiooO, sottoposta a stress meccanici di vario tipo, mantiene una propria coerenza e una propria sincerità. Con la Suite per roditori composta dai brani Dai Topich e Il topolino va, anche gli OoopopoiooO hanno dato il loro contributo allo studio della “topologia” applicata alla musica. In un senso più etologico che matematico.

Come i topi “canterini” di Alston, piccoli roditori originari della foresta pluviale dell’America centrale, recentemente oggetto di studio (da ricercatori diversi da quelli della Simons Foundation) per il loro modo di comunicare attraverso vere e proprie sfide canore, gli OoopopoiooO creano nei loro live una zona franca in cui oggetti, giocattoli e strumenti musicali propriamente detti convivono senza gerarchie prestabilite e, a turno, esattamente come gli esemplari maschi dei topi di Alston, che non si sovrappongo al canto dei loro rivali, diventano protagonisti della scena, suggerendo un momento di pausa o un cambio di rotta nello spettacolo.

Parlando di toponomastica, invece, viene in mente la grigia città industriale descritta da Claudio Lolli in “Disoccupate le strade dai sogni”. Anche oggi ci viene richiesto sempre più spesso di sgomberare le strade da sogni “ingombranti, inutili, vivi”. Di trarre in arresto “i topi e i rifiuti”, decentrando il formaggio e gli archivi. Di togliere dalle strade i sogni per contenerli in un modo migliore, in un portamonete o in una ventiquattrore. Per questo motivo il theremin, il mezzo attraverso il quale è possibile suonare l’invisibile, diviene lo strumento perfetto per gli OoopopoiooO. Il suo suono proietta cinema, fiabe e messaggi marziani dallo spazio profondo. Poi la musica finisce e nessuna traccia visibile viene lasciata. Quando arriva la polizia, non c’è nulla da dover sgomberare. I sogni rimangono racchiusi nel campo elettromagnetico dello strumento in attesa che, passata la ronda, qualcuno provveda a liberarli di nuovo.