Verso slot machine e videolottery, un fiume di denaro dalla città metropolitana

Da Bari ad Altamura da Molfetta a Bitonto, il report dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli documenta più di un miliardo di spesa nel 2019 nei comuni del territorio barese.

Il gioco d’azzardo continua a rappresentare una vera e propria piaga nel tessuto sociale italiano. L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, ente garante della legalità e della sicurezza in materia di apparecchi e congegni da divertimento e intrattenimento, ha diffuso i dati provvisori dei consumi relativi al 2019. Per quanto concerne il solo gioco fisico, nel corso dell’anno, si sono consumati più di 74 miliardi di euro, a cui occorre aggiungere il saldo del gioco online, che porta la cifra finale a superare quota 110 miliardi di euro.

Numeri davvero sconcertanti. Basti pensare che soltanto in Puglia la spesa censita è di 4,5 miliardi di euro per la sola rete fisica. E vediamo, ora, l’andamento della spesa nei maggiori comuni dell’area metropolitana di Bari. Bitonto registra un trend poco differente da quello del 2018: la spesa totale è aumentata di poco meno di 300.000 euro, passando dai 50.219.421,03​ euro del 2018 ai 50.572.770 del 2019.

Cinquanta milioni e mezzo rappresentano, dunque, la cifra che i bitontini hanno sborsato per le varie scommesse, che passano dai semplici pronostici sportivi (2.371,00 euro) alle lotterie istantanee (10.506.049, 58 euro). Ma le spese più elevate sono quelle relative agli AWP, ovvero le slot machine, per un totale di 15.607.557,27 euro, e al gioco del lotto, dove si sfiorano i 12 milioni di euro.

A Molfetta la spesa totale censita per il 2019 è di 72.701.409,37 euro e la minaccia maggiore di consumo per gli utenti è rappresentata, ancora una volta, dalle slot machine (poco meno di 20 milioni di euro) e dalle VLT, ossia le videolottery, simili alle slot machine tradizionali ma dalle quali differiscono per le modalità di gioco più evolute, con un consumo di 22,2 milioni di euro.

Ad Altamura, invece, si arriva addirittura a toccare quota 82.083.452,20 di euro e, ancora una volta, il gioco d’azzardo più apprezzato, e che di conseguenza rileva più denaro sborsato dai fruitori, è la videolottery seguita da lotto e slot machine tradizionali con, rispettivamente, 17 milioni e 18,5 milioni di euro.

Alcune realtà baresi che si allontanano – seppur parzialmente – da numeri così allarmanti sono quelle di Palo del Colle, Triggiano e Giovinazzo: la prima registra una spesa totale di poco più di 12 milioni di euro, il secondo di 26,2 milioni di euro. Giovinazzo, invece, si attesta attorno ai 15 milioni, con un deciso exploit nel 2019, oltre che per le già citate slot machines, soprattutto di lotterie istantanee e scommesse sportive a quota fissa (1,5 milioni di euro).

C’è da considerare, tuttavia, che uno dei fattori più rilevanti per l’analisi delle spese legate al gioco d’azzardo in una città è proprio il numero degli abitanti. Difatti, solitamente i centri più popolati registrano consumi molto più elevati rispetto a quelli più piccoli. Bari ne è l’esempio lampante con i suoi 471.131.107,68 euro totali, che, assieme ai 204,4 milioni di euro di Lecce e ai poco meno di 300 milioni di Taranto, costituiscono circa ¼ della spesa totale pugliese.

A un numero elevato di abitanti non è sempre detto, tuttavia, che corrisponda un impiego di denaro maggiore nel gioco d’azzardo: un altro fattore da analizzare è, infatti, il territorio in questione. Il numero di sale per slot machine e di ricevitorie varia da realtà a realtà e, ovviamente, dove è maggiore, aumenta il rischio che venga consumato più denaro.

Per di più, la presenza di un’elevata percentuale di popolazione anziana, spesso più legata alle scommesse tradizionali, costituisce un ulteriore fattore di crescita della spesa finale nella voce del gioco “cartaceo”.

Nella relazione pubblicata dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli è presente, tuttavia, qualche spiraglio di luce: ben diciannove delle venti regioni italiane hanno registrato un piccolo decremento dei consumi legati al gioco d’azzardo. Con il dato virtuoso della Valle d’Aosta (meno 25%) e quello più negativo della Sicilia (più 0,2%), nei restanti territori si va delineando un leggero e lento calo. In Puglia, il calo è pari allo 0,5%.

Una leggera inversione di tendenza, dunque, che fa sperare in un futuro meno inquietante.