L’estate tarda ad arrivare con le nuvole che non sgombrano il cielo. Eppure, il “prodigio” del solstizio del 21 giugno si è compiuto come ogni anno. La luce del sole che filtra dal rosone della cattedrale di San Sabino, con i raggi che coincidono perfettamente col rosone che decora il pavimento della navata, crea una particolare suggestione tra fede, spiritualità e arte.
Dal 2005, grazie a Michele Cassano, sacrista della cattedrale di Bari, si è riscoperto questo curioso fenomeno, che si ripete alle 17 circa del 21 giugno, il giorno dell’anno in cui la luce solare dura più a lungo prima di cominciare a diminuire lentamente nelle successive giornate estive. La sapienza e la tradizione sono servite all’uomo del passato che con maestria riusciva a fondere l’astronomia alla religiosità, in un’armonioso insieme di fenomeni naturali e bellezza architettonica dell’edificio romanico.
Il solstizio d’estate a Bari si è trasformato, di anno in anno, in un evento culturale che attira l’attenzione dei cittadini e di molti turisti, che, tuttavia, in questo 2020 non hanno potuto partecipare a causa delle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria.
In chiesa, negli anni passati, si accalcavano centinaia di persone pronte ad immortalare con fotografie il gioco spettacolare del sole sul pavimento della cattedrale, mentre le note maliose dell’orchestra e i passi delicati di una danzatrice, in un gioco di luminosità, tra ombra e incenso, preparavano i sensi alla “magia” dei fasci di luce.
Il solstizio d’estate in cattedrale ha suscitato un progressivo, crescente interesse e, soprattutto, curiosità, racchiudendo l’intuizione dell’uomo di una lontana epoca storica, che continua a regalare una sensazione di meraviglia incrollabile.
Nonostante l’emergenza sanitaria, una quarantina di soci del Centro Volontari della Sofferenza, legato alla diocesi Bari-Bitonto, ha partecipato a questa “celebrazione della luce”, godendo di uno spettacolo che si ripete ogni anno ma che resta comunque unico. “Quest’anno, non potendo aprire a tutta la comunità cittadina, l’arcivescovo Cacucci ha riservato la partecipazione dell’evento all’associazione diocesana dei ragazzi diversamente abili e down -spiega don Franco Lanzolla, parroco della cattedrale-. A rendere ancora più bello e intenso il momento, la danza di una ragazza down, con l’offerta dell’incenso alla luce, un modo per dire che tutta l’umanità accoglie la luce e trova nella luce la salvezza e la gioia della vita”.
Don Franco, poi, sintetizza il significato artistico e religioso dei raggi solari che filtrano dai diciotto petali del rosone per coincidere con quelli del mosaico: “E’ un evento in cui si racconta la maestria dei nostri padri che erano architetti, artigiani della pietra e avevano una grande senso religioso. La cattedrale racconta le teologia, la spiritualità delle maestranze di quel tempo che attraverso gli elementi naturali, come la pietra e la luce, raccontano le loro realtà naturali e sovrannaturali”, prosegue il parroco.
“L’arte è capace di intercettare i segni e i misteri di Dio nella natura; l’artista coglie nella realtà un contemplativo della natura e trascrive, da ciò che vede, in questo caso con l’architettura della pietra e della luce, la grandezza e la bellezza del Creatore”, conclude. Passano gli anni, passano i secoli, ma la bellezza sa andare sempre oltre il tempo: è intramontabile.