Tra nuovi vincoli e vecchi debiti, la ripartenza è in salita

Si riaccendono i riflettori sulla movida, ma i gestori dei locali nel capoluogo e in tutte le altre città pugliesi chiedono sgravi fiscali e chiarezza sulle norme di sicurezza

La protesta messa in scena a Bari ai primi di maggio da 500 operatori dei settori ristorazione, wedding e b&b, supportati dalla rete Movimento Impresa e provenienti non solo dall’area metropolitana ma anche dal Salento e dalla zona di Taranto, ha trovato finalmente risposta nell’erogazione, in questi giorni, della cassa integrazione. 

La misura, relativa ai due mesi di lockdown di marzo e aprile, è giunta proprio mentre il premier Giuseppe Conte ne annunciava, nel corso degli Stati generali per illustrare il piano del rilancio, l’estensione ad altre quattro settimane grazie a un nuovo decreto che punta, snellendo le procedure, a tutelare maggiormente famiglie e lavoratori.

Giovani affollano il lungomare di Bari

Una boccata d’ossigeno, dunque, per una vasta platea di lavoratori, a nome dei quali Gianni Del Mastro, tra i più attivi imprenditori baresi nel sottolineare a maggio le difficoltà determinate dall’emergenza sanitaria, ha dichiarato che il prolungamento della cassa integrazione è certamente una buona notizia, tenendo conto che molti lavoratori rappresentano famiglie ridotte ormai alla fame. Ma i problemi restano ancora gravi, ha precisato, a cominciare dalla mancata copertura dei fitti dei locali, che genera tra gli operatori del settore, costretti ad anticipare altre somme, ulteriore frustrazione e disagio economico.

Molte sono le “attese disattese” e tornare a lavorare con debiti che si ingrandiscono ogni giorno non è semplice, nemmeno sotto il profilo psicologico. Per non dire della mancanza di chiarezza riguardo il protocollo igienico-sanitario, liquidato dalla conferenza stato-regione, a cui le attività devono attenersi.

Così succede che un solo esercizio possa essere oggetto di controlli da parte di polizia, carabinieri e guardia di finanza nella stessa giornata, con una molteplice e differente richiesta di documentazione su sicurezza e autorizzazioni.

Nonostante tutto, nonostante la previsione di incassi inferiori del 60-70%, i settori della ristorazione del wedding e del b&b, punto di forza dell’intera regione con tutto l’indotto collegato, hanno riacceso i motori e provano a ripartire. 

Come testimoniamo i giovani che gestiscono l’Old Sail Pub, nel cuore di Bari vecchia. Il lockdown per questo locale, inaugurato a novembre dello scorso anno, ha determinato, proprio nel momento in cui si doveva compiere lo sforzo maggiore investendo i capitali necessari, un momento di grande sofferenza. “Il lavoro è aumentato in questi primi giorni di riapertura, ma con guadagni nettamente inferiori, con i proprietari che insistono per ricevere gli affitti arretrati e le bollette da pagare”, spiega Valeria dello staff. “Un plauso invece va ai fornitori che ci sono venuti incontro con lunghe rateizzazioni de pagamenti”, prosegue. 

Una stradina di Bari Vecchia piena di bar e ristoranti

Una ripartenza dunque tra molte ombre e poche luci, con gli addetti che non hanno ancora ricevuto la cassa integrazione di marzo. “Il flusso della gente è cambiato, tante persone che uscivano per cenare, oggi possono permettersi solo qualcosa da bere. E se prima il via vai della gente c’era tutte le sere, oggi si è ridotto ad alcuni giorni”, spiega Valeria. La gestione del lavoro è diventata più complicata per le nuove norme che riducono il numero dei coperti per garantire il distanziamento. “Ci viene chiesto ogni tipo di attenzione e controllo, come per esempio gestire le persone che si trovano all’esterno, nelle vicinanze del locale che generalmente sostano bevendo qualcosa. Le mansioni per noi si sono triplicate per il rispetto delle nuove norme igieniche, come disinfettare i tavoli alla fine di ogni servizio, le maniglie e i sanitari numerose volte”.

A far notare con realismo dolceamaro i leggeri passi in avanti in questo periodo di riapertura, è il titolare di un altro pub del centro cittadino, non molto distante da lungomare: “Qualche mio dipendente è riuscito a ricevere la cassa integrazione e soprattutto è stato aperto il canale per gli intermittenti, quella categoria di lavoratori universitari che sacrificano il loro tempo per non pesare totalmente sulle famiglie. Questi giovani, anche se con contratti regolari, non sono mai stati adeguatamente tutelati; ma finalmente da qualche giorno si è aperto uno spiraglio di sostegno anche per loro attraverso un reddito specifico”. “Non ci aspettiamo che ci cadano i soldi dall’alto –prosegue- ma vogliamo recuperare ciò che abbiamo perduto. Oggi i costi sono maggiori degli incassi e non parlo dei guadagni che in questo periodo non ci saranno”.

Il titolare del pub frequentato da giovani e famiglie, cerca comunque di trasmettere un senso di fiducia: “Stiamo ottemperando a tutte le regole previste. Se la gente si affida in maniera intelligente ai ristoratori non capiterà nulla di particolare, grazie alle normative che già applichiamo e ci competono, come l’igienizzazione degli spazi”. In un contesto in cui è facile creare allarmismi, con la corsa allo scoop per scovare presunti contagiati o negozi che troppo facilmente vengono sanzionati con conseguenze che in questo periodo potrebbero risultare devastanti, è necessario trasmettere un clima positivo, per quanto possibile collaborativo anche in termini di comunicazione, evitando di generare ulteriore senso di paura tra i cittadini. Non bisogna dimenticare che dietro il bancone di un pub o di un ristorante ci sono giovani che studiano, famiglie da mantenere, imprenditori che credono nel territorio. Per questo è necessario che le autorità e le istituzioni diano indicazioni precise e sostenibili.

Un bar nel centro murattiano

Chiarezza e semplicità che vengono invocate anche in merito alle procedure per il sostegno finanziario da parte del comune di Bari con il bando Open. Non sono pochi i lavoratori esclusi dalla misura, come per esempio fotografi, operatori delle agenzie di viaggio e addetti all’artigianato. Intanto, proprio nei primi giorni di giugno, sono state 500 le domande ricevute dall’amministrazione per il contributo di 1500 euro ai commercianti, e 161 sono le imprese che ne possono già fruire.

Non nasconde le sue preoccupazioni Antonio, titolare della Pizzeria D’autore, che gestisce insieme a sua moglie, da circa diciotto anni in una zona un po’ defilata del centro murattiano, ma con una clientela fidelizzata: “Lo Stato non dovrebbe rimandare i pagamenti delle tasse e neanche sospenderli, ma proprio annullarli fino a quando non si intravede un ritorno in carreggiata. Non si tratta di volere dei soldi dallo Stato, ma per un anno sarebbe auspicabile non far pagare niente”, afferma. Una sorta di scambio di liquidità cercando di gestire, con le poche entrate, questo periodo in cui la piccola pizzeria ha dovuto ridurre i coperti da 40 a 15.

E’ la classica impresa a conduzione familiare. Antonio sta provando a chiedere il permesso al comune per sistemare pochi tavoli all’esterno nello spazio di un paio di posti auto, ma “oltre ad aver avuto difficoltà a parlare con i responsabili amministrativi del comune ho ricevuto il no dall’assessora allo sviluppo economico”, afferma. Antonio inoltre è ancora in attesa del sostegno economico del Comune, nonostante la documentazione già inviata.

In tutti i quartieri cittadini – dal borgo antico al Libertà a Madonnella – molti sono gli esercenti di attività commerciali, che nell’attesa del sostegno economico promesso, di ogni tipo di finanziamento che permetterebbe loro di restare a galla, reagiscono con l’unica arma che possiedono per vincere la sfiducia di queste lunghe attese: il lavoro nonostante tutto.

In alto, un’immagine dei locali di piazza Mercantile a Bari