Beata pantera, libera di andarsene a spasso!

In questi di giorni di quarantena, torna alla mente la storia del felino, che dopo aver terrorizzato gli abitanti del foggiano, pare godere oggi di un'invidiabile libertà

Non è passato molto tempo da quando la pantera più famosa della Puglia era il principale motivo di preoccupazione per gli abitanti della regione: soprattutto quelli a nord, nel foggiano, e in particolare di San Severo, cittadina divenuta all’improvviso famosa proprio per le scorrerie del terribile felino. Per ragioni inspiegabili, tuttavia, da un giorno all’altro si è smesso di parlare del quadrupede. Così, anche se oggi c’è un problema ben più nero da debellare, non manca chi continua a chiedersi che fine abbia fatto la pantera.

Il felino è stato avvistato per l’ultima volta a fine febbraio a pochi chilometri da Apricena (centro confinante a nord con San Severo), mentre si spostava tranquillamente da una campagna all’altra, nonostante avesse alle calcagna un gruppo di volontari – veterinari dell’Asl di Foggia  – muniti di fucile con proiettili anestetici e di meraviglie tecnologiche come i droni. Una “task force” chiamata alle armi solo in extremis, al fine, in realtà, di mettere nel sacco chi si celava dietro le svelte zampe della pantera.

Eppure, un mese prima che venissero adottati provvedimenti più seri, i cittadini erano giustamente spaventati, tanto da costringere il placido sindaco di San Severo, Francesco Miglio, ad intervenire più volte per tranquillizzarli: “Stiamo facendo tutto il possibile per ritrovare la pantera, ma bisogna stare calmi”, rassicurava in un’intervista, probabilmente anche per risollevare la reputazione della polizia locale, “rea” di non aver fatto tutto il necessario per contrastare la minaccia rappresentata dalla pantera.

Invito tutti a rivolgere una preghiera a Sant’Antonio Abate, perché ci aiuti a trovare e a fermare quest’animale” era giunto a consigliare, invocando l’aiuto e la protezione del protettore degli animali.

L’iniziale superficialità con cui è stata trattata la questione ha amplificato il terrore dei residenti nelle campagne, molti dei quali si sono trasferiti in città per evitare di imbattersi nella feroce pantera. Com’è successo al povero Nicola Chiarappa, proprietario di un’azienda agricola, il cui incontro col felino è testimoniato dai poderosi graffi lasciati sulla vettura.

Intanto, giorno dopo giorno, la pantera è divenuta una preoccupazione sempre più seria anche per gli esperti, dopo il ritrovamento di una capra sgozzata, nella zona di Apricena. La cittadinanza ha dovuto, comunque, attendere l’analisi delle ferite per essere sicura che l’autrice del colpo mortale fosse proprio la pantera. Anche se era ormai evidente a tutti che la pantera non fosse un’invenzione di Marco Chiarappa e neppure della moglie. E neanche dell’auto dei coniugi.

Nel tondo la pantera avvistata nell’azienda agricola di Apricena

Intanto, sul fronte delle indagini per stabilire a chi appartenga il felino, posto che nessun circo abbia dichiarato di aver smarrito un esemplare del genere, l’attenzione si è appuntata su qualche boss della zona, che, probabilmente aveva indotto l’animale alla fuga per sfuggire ai controlli. Quando non vi sono stati più dubbi su questo “succulento” dettaglio, le forze dell’ordine, con droni ed elicotteri si sono messe alla ricerca dell’ormai celebre pantera, nella speranza di risalire al proprietario. Così, nel giro di pochi giorni sono state ritrovate delle impronte del felino: un maschio adulto al massimo della sua aggressività. 

La vicenda – ironia a parte – ha destato e continua a destare forte preoccupazione tra i cittadini: si pensi solo alla testimonianza del contadino che ha fotografato, poco prima dell’inizio della quarantena, un enorme animale nero, mentre si aggirava circospetto nella zona del Gargano. 

A più di un mese dall’ultimo avvistamento, oggi la pantera non fa più notizia e il finale tanto desiderato (la sua cattura) resta tutto da scrivere. E chissà che qualcuno – esasperato dall’isolamento di questi giorni e dalla convivenza forzata con i membri della propria famiglia – non stia pensando, tra un sospiro e l’altro: “Beata la pantera, che almeno si può fare un giro!”.