Acquisti a “chilometro zero” per salvare l’agricoltura pugliese

L'emergenza sanitaria ha allontanato i lavoratori dalle campagne e diminuito le produzioni, assestando un duro colpo alla principale leva dell'economia regionale

Il coronavirus continua ad assediare il Paese, provocando, giorno dopo giorno, migliaia di nuovi contagi. E, nel giro di poche settimane, al dramma umanitario si è aggiunta la crisi di numerosi apparati produttivi. Dal sistema manifatturiero a quello dei trasporti, dal turismo alla ristorazione, la pandemia continua a provocare enormi danni all’economia della nazione. 

Il settore agroalimentare è tra i più vessati: sono tantissimi, infatti, gli addetti che hanno scelto di disertare il lavoro dei campi per evitare eventuali contagi. Altri, invece, sono costretti a casa dagli stessi imprenditori, che, a causa del poco lavoro, non possono assicurare ai propri dipendenti una regolare retribuzione.

L’emergenza sanitaria costituisce, dunque, un grave problema per tutta la produzione agroalimentare made in Italy, soprattutto in quei territori – come la Puglia – in cui rappresenta la principale leva dell’economia del territorio. Sono oltre 100.000, infatti, le aziende agricole e zootecniche che, secondo Coldiretti, assicurano l’approvvigionamento alimentare in Puglia, a cui si aggiungono più di 5mila imprese di lavorazione del prodotto e una vasta rete di distribuzione tra negozi, supermercati, discount e mercati contadini. 

Un sistema che, con la riduzione del personale, ha subito una grave contrazione, causando un’inevitabile crisi per l’intero mercato in un periodo così delicato e complesso come quello che stiamo attraversando. “Le aziende sono in affanno per le disdette degli ordini e per la carenza di personale che, spaventato dall’emergenza, diserta le campagne bloccando le consuete attività di raccolta”, sottolinea Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. E prosegue: “E la preoccupazione è soprattutto per i segmenti produttivi, che garantiscono prodotti ad altissima deperibilità come latte, fiori, pesce e funghi, che non possono in alcun modo andare buttati”.

Per tentare di fronteggiare la situazione, il nucleo regionale dell’associazione ha invitato i supermercati, gli ipermercati e i discount pugliesi ad acquistare prodotti a chilometro zero: dal latte ai salumi, passando per frutta, verdura, funghi, fiori, pesce e olio. Un appello che si inserisce nell’ambito della campagna #MangiaItaliano, che in pochi giorni è riuscita a spopolare in diverse zone della penisola, conquistando il cuore di tanti italiani. 

Tutto ciò non è sufficiente, tuttavia, a risollevare le sorti del settore. Un altro problema che danneggia il comparto agroalimentare è, infatti, la chiusura dei mercati all’ingrosso, che rappresentano un servizio fondamentale per le città, poiché assicurano quotidianamente – come spiega la Confederazione Agricoltori Italiani (CIA) – il rifornimento, la distribuzione alimentare e il controllo dei prezzi dei prodotti freschi, fungendo anche da piattaforma logistica per lo smistamento dei prodotti in tutti quei comuni in cui non sono presenti grandi strutture commerciali. 

Con la loro chiusura viene meno un’importante anello nella catena del commercio dei prodotti primari, con l’incremento esponenziale dei prezzi di vendita al consumo, rispetto al contributo che viene effettivamente versato ai produttori agricoli. “Come al solito non mancano le speculazioni – denuncia la CIA PugliaParliamo di incrementi del 300-400%”.

“E’ una catastrofe. Bisogna agire in fretta. I comparti ortofrutticolo e zootecnico – aggiunge il presidente regionale Raffaele Carrabba – sono quelli che in questo preciso momento sono in grado di portare sul mercato prodotti freschi e di prima necessità. Sono i due settori che, anche con questa pandemia, stanno producendo per sfamare l’intera nazione. A nulla serviranno i provvedimenti governativi se non si mettono in campo misure che fermino la speculazione, che penalizza sia gli agricoltori sia i consumatori”.

In questo caso, il rischio, stando alle parole del responsabile GIE ortofrutta, Sergio Curci, è che il perdurare della situazione possa condurre a un blocco totale della nazione, che potrebbe ritrovarsi sprovvista di alcuni prodotti alimentari essenziali. 

“L’orticoltura rappresenta un comparto fondamentale dell’agricoltura pugliese”, afferma Curci. “In Puglia si coltiva circa il 20% della superficie complessiva nazionale destinata a ortaggi in pieno campo e solo l’1% degli ortaggi in coltura protetta. Il volume della produzione orticola regionale, infatti, supera 3,2 milioni di tonnellate e pone il nostro territorio al primo posto tra le regioni italiane per la produzione di ortaggi in pieno campo con il 22% del totale”.

Il pericolo ravvisato dalla Coldiretti e dalla CIA diviene sempre più concreto soprattutto se si considera lo status attuale dell’agricoltura. In Puglia, per esempio, nel 2019, si era registrato un incremento del 22% sulla produzione lorda vendibile rispetto al 2018, definito “annus horribilis” a causa del clima avverso e della Xylella, che avevano danneggiato il raccolto. 

Un progresso, quello dello scorso anno, che lasciava ben sperare per un futuro più roseo per l’intero settore, che, invece, ora si ritrova ad affrontare un’altra durissima battaglia.

“Apprezziamo il lavoro che sta facendo il ministro Teresa Bellanova, ma proprio mentre stiamo affrontando questa grande emergenza è necessario ricordare che gli agricoltori vengono da anni di emergenze. Il governo s’imponga con l’Europa, come ha chiesto il nostro presidente nazionale Dino Scanavino, per ottenere gli stanziamenti necessari a rilanciare tutto il comparto, senza dimenticare quindi le situazioni già drammatiche dei settori olivicolo, florovivaistico, zootecnico e delle altre aree produttive”, denuncia il presidente regionale della Cia, Raffaele Carrabba.