Cinque “pezzi facili” per i giorni di isolamento

Da Marquez a Carofiglio, passando per Yoshimoto, Gamberale e Dostoevskij una serie di libri per riscoprire la bellezza della vita e alimentare la speranza

Quelli che stiamo vivendo sono tempi davvero difficili. Per quanto ognuno di noi, almeno una volta nella vita, abbia fantasticato sulla dolce eventualità di poter dedicare un giorno, una settimana, un mese all’ozio totale, in questo momento la prospettiva di svegliarsi la mattina – ogni giorno almeno fino al 3 aprile – e non avere davanti (almeno la maggior parte di noi) impegni scolastici, lavorativi o di svago, ma solo il vuoto di infinite ore da riempire comincia un po’ a farci mancare l’aria.

Da un lato, non possiamo fare altro che rassegnarci confidando nel fatto che i provvedimenti restrittivi a cui siamo tutti soggetti abbiano nel futuro prossimo i risultati sperati e che, dunque, quanto prima il COVID-19 sia debellato, consentendoci di tornare alla nostra normalità (che in questo momento – forse – ci appare un po’ più straordinaria del solito); dall’altro possiamo scegliere quotidianamente di far fruttare questo periodo altrimenti arido dedicandoci ad attività e hobby che, sempre presi da altre faccende, troppo spesso accantoniamo: fare torte, guardare film, dipingere, meditare, ascoltare musica, leggere un libro.

Sì, decisamente leggere un libro – un buon libro – può essere un’occupazione in cui investire alcune ore al giorno con il grande privilegio, anche, di allargare il proprio bagaglio culturale mentre ci si distrae piacevolmente dalla situazione contingente.

Per questo motivo, ci sembra una buona idea quella di offrirvi cinque spunti di lettura: cinque libri classici e non, scelti senza alcun criterio cronologico, geografico o letterario ma che, si spera, possano essere una piacevole aggiunta nella vostra libreria.

Testimone inconsapevole

Primo volume della fortunata saga letteraria dell’avvocato Guerrieri, un giallo ben costruito che tiene incollati fino all’ultima pagina senza scadere mai nel banale. Nel caso in cui la fama di Gianrico Carofiglio – barese doc candidato con la sua ultima fatica letteraria (La misura del tempo, Einaudi Editore 2019) al Premio Strega 2020 – non sia motivazione sufficiente per invogliarvi alla lettura, due sono i motivi per cui questo libro (Sellerio Editore Palermo, 2002), e così i seguenti, merita di essere conosciuto: innanzitutto, il carisma del protagonista, avvocato indolente con una spiccata passione letteraria, personaggio indimenticabile ben oltre i casi giuridici che si trova a risolvere; in secondo luogo l’intima, dolcissima e meravigliosa descrizione della città di Bari (di solito da tutti noi frequentata per lavoro o studio, che in questo momento un po’ ci manca).

Kitchen

Romanzo breve, brevissimo il cui perno è – un po’ come per la nostra vita negli ultimi giorni – la cucina, luogo preferito della protagonista, Mikage. Rimasta sola al mondo dopo la morte della nonna, la giovane si trova a fare i conti con la solitudine radicale data dall’assenza di qualsiasi rapporto familiare e, allo stesso tempo, con la possibilità di poterne inventare una nuova, di famiglia, fuori dagli schemi e non convenzionale ma pur sempre presente. Tragicomico, ambiguo, a tratti onirico. Un’autentica chicca, questo romanzo di Banana Yoshimoto (Feltrinelli Editore, 1991)

Le notti bianche

Un giorno tu ti sveglierai e vedrai una bella giornata. Ci sarà il sole, e tutto sarà nuovo, cambiato, limpido. Quello che prima ti sembrava impossibile diventerà semplice, normale. Non ci credi? Io sono sicuro. E presto. Anche domani. Guarda, Nasten’ka, il cielo! È una meraviglia!”. Un libro che di certo non ha bisogno di presentazioni; un autoreFedor Dostoevskij, dalla penna straordinaria capace di trasportarci, dalle quattro mura della nostra casa, direttamente sul lungofiume di San Pietroburgo a passeggiare in una di quelle notti incantevoli, che succedono solo se si è giovani.

Le luci nelle case degli altri

Chi di noi, trovandosi davanti una casa di altri non ha provato la morbosa curiosità di sapere cosa succede dentro, cosa fanno i suoi abitanti dietro le finestre chiuse, a luce spenta? È questa la sorte toccata alla piccola Mandorla, descritta nel romanzo di Chiara Gamberale (Mondadori, 2010), che, in seguito alla morte della madre, viene affidata alle cure dei bizzarri inquilini del palazzo di Via Grotta Perfetta 315 i quali la accolgono, a turno, ciascuno nel proprio nucleo familiare dando modo a lei e, di rimando, al lettore di scoprire gli intrighi, le dinamiche e le fragilità che si nascondono dietro la porta di casa. Dagli spazi aperti di San Pietroburgo, dunque, torniamo al chiuso degli ambienti domestici per una lettura scorrevole e senza troppe pretese.

Cent’anni di solitudine

Difficile, difficilissimo, intricato come neanche nella peggiore telenovela sudamericana, eppure pur sempre un capolavoro: questo romanzo di Gabriel García Márquez (Feltrinelli, 1968) è una saga familiare, quella dei Buendía, che attraversa molteplici generazioni, si evolve per secoli eppure rimane sempre uguale a se stessa, come una spirale impazzita che si allarga all’infinito per poi richiudersi dove si è aperta. Libro capostipite del fortunatissimo filone narrativo che è il realismo magico sudamericano, impareggiabile per la caratterizzazione dei personaggi e di quel microcosmo ancestrale, fuori da ogni tempo e spazio che è la cittadina di Macondo. Imperdibile.

Nell’immagine in alto, la copertina di “Cent’anni di solitudine” di Gabriel García Márquez