La maggior parte degli artisti odia particolarmente la quarantena: “è il colmo – dicono – avere tempo per riflettere quando non facciamo altro da tutta la vita”. E chi può dargli torto? Specialmente perché questa spiacevole condizione minaccia di proseguire sino alla fine di agosto, eliminando il mare da qualunque prospettiva, e rendendo la cosiddetta Fase 2 semplicemente una Fase 1, con un guardaroba più leggero e una tenuta ginnica, il pretesto per la corsetta fuori casa.
Molti attori e registi, che vedevano nel teatro una ragione di vita, hanno dovuto dare il proprio sofferto addio (in alcuni casi definitivo) al loro luogo felice. E anche se la vita è un palcoscenico, sul quale tutti noi abbiamo una parte da recitare, certamente è meglio sapere che altri attori più competenti possano impersonarci, addirittura meglio di quanto facciamo noi quotidianamente.
E, tuttavia, non manca chi ha trovato il modo di sfruttare questa pausa riflessiva, coinvolgendo il pubblico ancora una volta, come soleva fare a teatro. Parliamo, naturalmente, di Michele Cuonzo, attore, regista e autore di spettacoli e reading teatrali, originario di Palo del Colle. Un artista a tuttotondo, che ha all’attivo una formazione incredibile e numerosi corsi di recitazione e, soprattutto, di narrazione scenica.
In questo periodo di forzata permanenza a casa, ha avuto l’idea geniale di scrivere storie insieme ai suoi fan su facebook: “Ragazzi, avendo molto tempo a disposizione per stare davanti al computer –ha scritto l’attore sul proprio profilo- vi propongo un gioco: chi vuole può scrivere qui, come commento, al post un incipit, un pensiero che io cercherò di utilizzare come inizio di un racconto. Vediamo cosa viene fuori. Tema a vostra scelta, una frase o due, quello che volete…. grazie!”.
E l’esperimento ha avuto un successo strepitoso. Il pubblico, entusiasta, ha iniziato a commentare con frasi, anche apparentemente insensate, che lo scrittore ha recuperato, amalgamate o sviluppato, scrivendo racconti spiritosissimi, in grado di catturare l’attenzione del pubblico. Il coinvolgimento dei suoi fan ha fatto in modo che chiunque partecipasse attivamente. I più fortunati e audaci sono stati taggati all’inizio di ogni racconto, suscitando le risate e la sorpresa dei propri amici.
L’iniziativa si è diffusa in maniera capillare e chiunque ha voluto essere coinvolto da un artista pugliese così conosciuto che, oltre a vantare collaborazioni con importanti compagnie pugliesi come il Teatro delle Molliche e Metamorphosis, ha recitato in molti spettacoli ispirati a classici della letteratura italiana e latina, adatti ad un pubblico di tutte le età ma, soprattutto a ragazzi. Il suo scopo, infatti, è avvicinare i giovani al teatro, puntando sulla loro incredibile immaginazione e creatività, unici strumenti per far vivere e rivivere il teatro.
Per anni si è dedicato al melodramma, prendendo parte a opere liriche di straordinaria complessità e bellezza, portate in scena al Petruzzelli: come la Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni, con la regia Michele Mirabella, la Tosca di Giovanni Puccini, con la regia straordinaria di Joseph Franconi Lee e Aida di Giuseppe Verdi, curata dallo stesso regista. Ma probabilmente le sue prove più riuscite sono state ne L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti, con la regia di Michele Mirabella, e nei Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, con la regia indimenticabile di Marco Bellocchio.
E si è fatto parecchio conoscere dal grande pubblico sin dal 1999, nel film di Sergio Rubini Tutto l’amore che c’è, interpretando il ruolo di un signore a teatro. L’attività cinematografica lo vede molto attivo, e la prova della sua natura versatile ed eclettica, è proprio la sua ultima partecipazione nel cortometraggio Il Mondiale In Piazza con Giulio Beranek, per la regia di Vito Palmieri.
Insomma, Michele Cuonzo è uno di quegli artisti che non sta mai fermo, che è sempre positivamente prolifico. Così, ci sembra opportuno offrire un assaggio di una delle sue ultime trovate e di uno dei suoi racconti più vivaci, anche se solo all’inizio, per stimolare il lettore e indurlo a leggerlo per intero sul suo profilo facebook. Un toccasana in questo periodo di semi-prigionia. Buona lettura!
Si diedero appuntamento alla stazione centrale. Quando quei dieci ragazzi (Michele C. – Nicola F. – Leo I. – Erica F. – Lucia D. G. – Matteo M. – Pasqua M. – Nicola B. – Teresa P. e Marcello M.) decisero di andare a Roma e quivi trascorrervi due giorni di sano e tranquillo turismo non immaginavano neanche in che razza di guai stavano per cacciarsi e le catastrofi che si sarebbero succedute, una dopo l’altra, in una sequenza ai confini della realtà, diabolica e terrificante, che probabilmente li avrebbe segnati per tutta la vita. Tutto comincia il secondo giorno dell’anno 1994, quando Erica decide a suo rischio di inoltrarsi nei labirinti della Telecom alla ricerca di un hotel, anzi di un albergo, o meglio di una pensioncina in centro. Ci si rivolge all’Ente Turismo ma questo, rivelandosi una spia nemica, non risponde al nostro interrogatorio, anzi secondo me sparge in giro la voce che stiamo arrivando nella capitale. Consapevoli di non poter partire senza prima aver trovato una sistemazione per la notte capitolina, riusciamo all’ultimo minuto a trovare una stanza all’Hotel Mimosa, alle spalle del Pantheon… (continua sul profilo).