Nelle città vige il “coprifuoco”. Per limitare i contagi occorre rinunciare, innanzitutto, alla socialità; evitare gli spazi in cui i contatti diventano relazioni. Dopo il decreto del presidente del consiglio che, dichiarando l’intero paese “zona rossa”, ha imposto la chiusura di bar, ristoranti ed esercizi commerciali, lasciando aperti solo negozi di generi alimentari e farmacie, il sindaco di Bari, Antonio Decaro, qualche sera fa, ha voluto percorrere le vie del centro, per verificare il rispetto delle disposizioni e il senso di responsabilità dei cittadini, invitati a restare a casa.
Al termine della sua diretta social, rimpallata in numerosi siti, il primo cittadino non è riuscito a trattenere le lacrime, vedendo le strade vuote e le vetrine spente. “In questi anni abbiamo fatto molti sacrifici per riuscire a far vivere la città, portare tanti turisti”, ha commentato. “Sono sicuro che ce la faremo, ci riusciremo. Dobbiamo avere fiducia e recupereremo tutto quello che abbiamo fatto in questi anni”, ha proseguito, mentre continuava a girare per le strade, con le insegne spente e i gazebo dei bar vuoti. E’ stata una mesta passeggiata la sua: un incedere con passo lento e sguardo attonito tra quegli spazi da sempre simbolo della vitalità mercantile del capoluogo e, da molti anni ormai, della movida cittadina, non più relegata in piazza Ferrarese ma dilagata in tutto il centro murattiano e oltre.
E’ innegabile che Bari, in questi anni, abbia compiuto un grande balzo in avanti, frutto di un percorso di valorizzazione delle sue peculiarità sociali, culturali ed economiche, grazie alle scelte dei suoi amministratori e all’impegno dei cittadini. Le lacrime del sindaco segnalano il timore che quel salto di qualità possa andare in fumo, che tanto lavoro, tanto impegno, tanti sacrifici dei baresi possano essere vanificati. Sono lacrime che riassumono la paura per l’ignoto, per un futuro difficile da gestire, e per il quale non sarà sufficiente la capacità di intervento dell’amministrazione ma occorrerà la più ampia mobilitazione di tutta la società civile.
La grave emergenza sanitaria è un fenomeno tragicamente nuovo, che rischia di ripercuotersi in maniera pesantissima sui destini di tutti i baresi (come, in realtà, di tutti i cittadini di questo Paese), di ogni fascia sociale e di ciascun ambito lavorativo. Nel pianto soffocato del sindaco c’è tutta l’amarezza per una comunità che è stata capace di riscattare se stessa, di offrire una nuova e più entusiasmante ribalta a una città, divenuta nel giro di alcuni anni una delle mete principali del turismo europeo, come testimoniato da Lonely Planet, riferimento culturale col suo Bifest e i teatri, tornati a nuovo splendore, scintillante vetrina del commercio, con il restyling di via Sparano. Solo per accennare ad alcune delle conquiste più significative.
Quelle lacrime hanno toccato l’animo dei baresi. Sono il segno dello scoramento che deriva dal timore che il rinnovato senso di responsabilità, di partecipazione messo in campo da amministratori e cittadini, che ha dato vita a un percorso di comunità, all’inizio fragile, ma nel corso del tempo sempre più convincente, possa essere vanificato. Un senso di comunità che, proprio in questi difficili giorni, si esprime attraverso la disponibilità di tanti cittadini ad alleviare la permanenza forzata di tanti ragazzi con le proprie famiglie in casa. Rimbalzano sui social le offerte di volontari disposti a consegnare la spesa agli anziani che vivono da soli, come delle librerie, per citare le realtà culturali, che, restando chiuse, portano a domicilio i libri scelti dai clienti attraverso una lista pubblicata su Facebook.
“Una sola cosa posso promettermi e promettervi. Quando questa emergenza finirà, perché finirà, organizzeremo una grande memorabile festa dell’abbraccio, in piazza. Ci terremo per mano, staremo insieme, tutti, ci abbracceremo e ci baceremo come mai in passato. Dobbiamo recuperare tutto questo tempo solitario. Io non vedo l’ora”. Questo l’auspicio che De Caro ha rivolto ai suoi concittadini. E, allora, c’è da scommetterci, torneranno a sgorgare le lacrime, ma questa volta saranno di gioia.