I giornali si vendono sempre meno. La carta stampata, infatti, attraversa, da alcuni anni a questa parte, una crisi irreversibile. Il Corriere della Sera e La Repubblica restano gli unici quotidiani ancora in grado di superare le 200.000 copie al giorno; seguono La Gazzetta dello Sport (194.258), La Stampa (160.240), Corriere dello Sport (137.160), Avvenire (134.277), QN – Il Resto del Carlino (111.776), Il Messaggero (107.545), Tutto Sport (102.899) e Il Sole 24 Ore (100.877).
Il resto dei quotidiani, stando all’ultimo rapporto della Fieg (Federazione Italiana Editori Giornali), si attesta sotto le centomila stampe giornaliere. Una vera e propria débâcle, quella che sta vivendo la carta stampata, rimpiazzata quasi del tutto dai giornali sul web. In realtà, si legge sempre meno, e quando ci si vuole informare, si preferisce sempre più consultare i canali online, indiscutibilmente più rapidi e meno costosi.
A risentire di questo radicale mutamento nel mondo dell’informazione sono, in primis, le redazioni, che oltre ad essere costrette a convertire in modo drastico il proprio modo di lavorare, per poter assecondare regole e modalità della comunicazione sul web, vedono in forte calo i propri introiti economici. Un calo che, ovviamente, colpisce tutto il settore: giornalisti, editori e amministrativi.
Per comprendere meglio i numeri di questa grave crisi, basta pensare che nel novembre 2013, l’ADS (Accertamenti diffusione stampa), che si occupa di certificare i dati di tiratura e diffusione forniti dagli editori di quotidiani e periodici, documentava 464.428 copie vendute per il solo Corriere della Sera, subito seguito da La Repubblica con 382.234. A poco più di sei anni di distanza – a gennaio 2020 – gli stessi colossi dell’informazione registrano, rispettivamente, 279.836 e 229.282 copie.
Un calo vertiginoso che, con molta probabilità, sarà sempre più pesante con il passare degli anni e che, soprattutto, non colpisce soltanto le redazioni delle testate, ma anche chi sulla vendita dei giornali ha costruito la propria fortuna lavorativa: gli edicolanti.
Anche le edicole, infatti, stanno attraversando un periodo storico di crisi che ha portato – secondo una recente inchiesta di Repubblica – a una drastica riduzione del loro numero sul territorio. Dalle 18.077 edicole che si occupavano, nel 2013, della vendita dei prodotti editoriali come attività prevalente, si è passati a 14.730 alla fine del 2018. Secondo la stessa indagine, a firma di Sergio Rizzo, sarebbero solo 5.000, invece, gli storici edicolanti che si “ostinano” a vendere soltanto giornali.
Nonostante tutto, i giornalai non hanno intenzione di abbandonare i loro chioschetti, parte integrante, in tanti casi, dell’architettura urbana dei nostri centri. E proprio dalla tenacia di questi lavoratori, in collaborazione con le istituzioni e i sindacati di settore, sono nate alcune iniziative, rivolte a valorizzare la presenza delle edicole nelle nostre città. Il 29 gennaio scorso, per esempio, si è svolta la prima edizione della Notte bianca delle edicole: un’apertura straordinaria, oltre il regolare orario di lavoro, per sollecitare i cittadini a riscoprire questi “tempietti della cultura”.
Il comune di Bari, invece, ha scelto di trasformare le edicole cittadine in mini-uffici dell’anagrafe. In sostanza, grazie ad un intesa tra Anci e Fieg, le rivendite di giornali diverranno piccoli centri – servizi al cittadino, in cui sarà possibile anche ritirare i certificati, alleggerendo di fatto il carico degli uffici anagrafe, ridefinendo il ruolo e la funzione delle edicole, trasformandole nuovamente in luoghi di riferimento per la comunità locale, proprio come lo sono state sino ad alcuni anni fa.
Un provvedimento, insomma, che agevola sia i giornalai, per i quali è previsto un credito di 2,50 euro per ogni certificato emesso, sia tutti i cittadini che non possedendo un accesso ad internet devono necessariamente ritirare i propri certificati di persona: agli sportelli comunali o, dunque, presso le edicole abilitate.
“Sicuramente il sindacato dei giornalai – spiega il presidente Antonio Losapio – continuerà a promuovere e sensibilizzare le edicole del territorio barese e pugliese, in quanto crediamo fermamente nell’utilità e nelle potenzialità di una rete tra le edicole. Abbiamo la necessità che le edicole si riconoscano e si strutturino in una rete, perché solo così sarà possibile integrare e sviluppare altri progetti. Questa iniziativa, a livello nazionale, rappresenta un primo passo affinché le edicole vengano messe al centro dell’attenzione del mondo politico”.
La città di Bari è stata tra le capofila di questo progetto, denominato “Area Vasta – Metropoli Terra di Bari”, che oltre a fornire un importante aiuto agli edicolanti presenti nel capoluogo, permette a cittadini e imprese dei 28 comuni aderenti di fruire di servizi online attraverso la piattaforma egov.ba.it, evitando agli utenti di recarsi fisicamente agli sportelli. Al momento i paesi dell’area barese interessati sono, oltre a Bari, Adelfia, Binetto, Bitetto, Bitonto, Bitritto, Capurso, Casamassima, Cassano delle Murge, Cellamare, Conversano, Gioia del Colle, Giovinazzo, Modugno, Mola di Bari, Molfetta, Noicattaro, Palo del Colle, Polignano a Mare, Rutigliano, Ruvo di Puglia, Sammichele di Bari, Sannicandro di Bari, Terlizzi, Toritto, Triggiano, Turi, Valenzano.
“L’accordo con i titolari delle edicole credo rappresenti un esempio virtuoso di collaborazione pubblico-privato – spiega Eugenio Di Sciascio, vicesindaco di Bari – Grazie agli strumenti telematici messi a disposizione dall’amministrazione comunale riusciremo a conseguire un duplice obiettivo: da un lato consentire ai cittadini di disporre nelle vicinanze della propria abitazione di un punto dove ottenere il rilascio di una serie di certificati in maniera agevole e veloce, dall’altro sostenere la presenza delle edicole, che rappresentano un punto di riferimento e un presidio importante nella nostra città”.
Nella foto in alto, il moderno restyling di un’edicola