L’inverno, si sa, non è esattamente la stagione dell’anno più indicata per dedicarsi alla vita mondana: le temperature rigide, le piogge insistenti, i malanni influenzali, tutto sembra invitarci a rimanere a casa, magari accoccolati sul divano, al calduccio sotto una bella coperta, sorseggiando cioccolata calda e – perché no – leggendo un buon libro.
Nel caso in cui, cari lettori, siate a corto di titoli, ci sembra opportuno segnalarvi il nome di Chiara Porcelluzzi, giovanissima scrittrice barlettana, protagonista dell’ultimo appuntamento della rassegna Libri in Primo piano, organizzata mensilmente nella nostra redazione. Classe 1996, Chiara è autrice di Chissà perché si riparte sempre dal niente (Falvision Editore, 2019), sua seconda opera (presentata in redazione) dopo La bambina che aveva paura dei sogni (Falvision Editore, 2015).
Protagonista dell’opera è Luna, ventenne barese che si trova ad affrontare il definitivo passaggio dall’età adolescenziale a quella adulta: l’incontro con le vecchie e inseparabili amiche del liceo si trasforma nell’occasione per tracciare un primo bilancio della sua vita, trascorsa tra gioie e dolori, partenze e arrivi che vengono ripercorsi nelle pagine del romanzo, che ci restituiscono il ritratto di una ragazza a tratti ingenua e sognatrice, ma anche risoluta e determinata in cui ciascuno può ritrovare una parte di sé.
Tanti sono stati gli spunti offerti dall’autrice che, nel corso dell’incontro in redazione, si è prestata con disponibilità a rispondere non solo a domande e curiosità riguardanti i suoi libri, ma anche a quelle su se stessa e il suo rapporto con la scrittura.
“Tanti mi chiedono quanto ci sia di me nei personaggi di cui scrivo –spiega Chiara– ma la verità è che sono, quasi interamente, il prodotto della mia fantasia. I miei racconti sono il prodotto della mia continua voglia di inventare e fantasticare: in questo senso, non mi stancherei mai di scrivere”.
Scrittrice estremamente precoce, la Porcelluzzi racconta di essersi avvicinata alla scrittura già da bambina e di aver finito di scrivere, a soli sedici anni, il suo primo romanzo che qualche anno dopo, nel 2015, è risultato tra i vincitori di un concorso letterario che l’ha avvicinata alla casa editrice barese Falvision, nota anche per l’impegno nella stampa di opere in lingua Braille. Nonostante la proficua collaborazione con Falvision, Chiara si dimostra piuttosto diffidente nei confronti del mondo dell’editoria.
“È un mondo ambiguo, in cui prevalgono interesse economico e nepotismo: non vengono valorizzati gli scrittori davvero meritevoli, ma quelli che sono in grado di procurarsi un agente letterario con le conoscenze nei giusti ambienti. Tutto questo mi disgusta, non fa per me: è questo il motivo per cui non aspiro a diventare una scrittrice di professione, ma preferisco che la scrittura rimanga il mio hobby del cuore a cui dedicarmi con libertà”.
Ma la sensazione, leggendo i suoi libri e sentendola parlare, è che Chiara Porcelluzzi – giovane, talentuosa, con le idee chiare – sia solo all’inizio del suo percorso letterario, un percorso che, esattamente come la sua passione e la sua inventiva, non dovrebbe porsi limite alcuno. E noi, ovviamente, non possiamo che augurarle un futuro di successi letterari.
Nella foto di Arianna Nanocchio, in alto, da sin. Adele Porzia, Chiara Porcelluzzi e Giada Schiavino