Domenica, 23 febbraio, il papa sarà di nuovo a Bari. Prima uscita ufficiale in Italia nel 2020, seconda visita al capoluogo pugliese, dopo quella del 7 luglio 2018, quando Francesco incontrò i capi delle chiese e le comunità cristiane del Medio Oriente. Quarta visita in Puglia: San Giovanni Rotondo (nel marzo 2018) e Alessano-Molfetta (aprile 2018), sui passi di padre Pio e don Tonino Bello, due mistici, che più diversi non si potrebbe; personalità che dicono la ricchezza dei carismi della spiritualità.
Al di là dei numeri, quel che emerge da questa nuova visita di Francesco a Bari è un dato simbolico, culturale, politico: il capoluogo pugliese, ancora una volta, è porta d’Oriente, terra votata al confronto sui temi incandescenti del Mediterraneo, mare di speranza ma anche di dolore e di morte. Il pontefice, infatti, torna a Bari, come annunciato nei mesi scorsi dall’arcivescovo Francesco Cacucci, per presiedere l’incontro di spiritualità, promosso dalla Conferenza episcopale italiana, sul tema Mediterraneo, frontiera di pace, con la presenza dei vescovi presidenti delle Conferenze episcopali cattoliche dei paesi che si affacciano sul grande mare.
Il grande e spinoso tema delle migrazioni verso l’Europa assume un ruolo prioritario: in una città, Bari, ma anche in una regione, la Puglia, che confermano e conservano la loro centralità in questa prospettiva. Geopolitica, strategie sociali, dialoghi interconfessionali ed interreligiosi. Europa, Africa, Asia. Un mare, al centro delle trattazioni e delle visioni degli storici (uno su tutti, Fernand Braudel) e degli scrittori (Predrag Matvejevic) e dei politici di oggi ma anche di ieri (il Mediterraneo come mare e sogno di pace, per Giorgio La Pira, e spazio di riflessione per Luigi Sturzo).
Uno spaccato di mondo da cui dipende tutto e in cui, da sempre, le religioni sono centrali, nel bene e nel male. Una tematica, in realtà’, tutto fuorché originale: e, tuttavia, appare chiaro che a creare problemi è l’ideologizzazione della fede e della stessa religione. Islamismo, più che Islam: per dirne una. E se le religioni cristiane hanno fatto i conti con il loro passato, separando il piano della fede da quello della politica, nutrendo persino cautela oggi a dirsi compiutamente missionarie (rifiutando la logica di quello che è ormai rigettato come “proselitismo”), il mondo islamico è, in effetti, più vario e frammentato, mancando di un simbolo unitario come può essere il papa cattolico.
E però, insomma, le epoche sono anche cambiate e se, secoli fa, erano ufficialmente i capi delle religioni a dichiarare le guerre, oggi, a livello rappresentativo, i leader delle varie chiese, parlano di pace, dicono di volerla promuovere, operano in tal senso. E così i fondamentalisti sono i “terroristi”. Ecco, il papa viene a Bari per parlare anche di tutto ciò. Saranno impegnati cento vescovi di 19 paesi dei tre continenti bagnati dal Mediterraneo. Vescovi che, oggi, dopo il discorso ufficiale di apertura del cardinale Gualtiero Bassetti (presidente della Cei e arcivescovo di Perugia-Città della Pieve), saranno impegnati in incontri nella diocesi barese: ognuno di loro, infatti, celebrerà la messa in altrettante chiese del territorio.
Dopo i settantamila fedeli giunti per Francesco sul lungomare di Bari nel 2018, è, dunque, attesa un’altra presenza più che massiccia in Puglia per il papa. Un papa particolarmente devoto all’icona mariana dell’Odegitria, nella versione originale, con il Bambino povero nella sua nudità. Il pontefice dirà messa, alle 10,45, su corso Vittorio Emanuele, concludendo con la recita dell’Angelus.
Sono trentasei gli anni che separano Bari dalla visita di un grande papa del XX secolo, quel Giovanni Paolo II, “venuto da lontano”, che ha contribuito a cambiare il corso della storia del mondo nel XX secolo. Il papa santo fu, infatti, a Bari (e Bitonto) sempre a febbraio, precisamente il 26 del 1984. Una visita storica, un appuntamento che ricordiamo, anche perchè quest’anno ricorre il centenario della nascita del pontefice polacco. Da ricordare come anche Benedetto XVI sia legato a Bari: qui in Puglia, al Congresso eucaristico del 2005, la sua prima visita da papa, a maggio, a pochissimi giorni dalla sua elezione al soglio pontificio.
Ma torniamo alla visita di Giovanni Paolo II a Bari e Bitonto. Perché il papa anche nella città degli ulivi? Bitonto è culla della civiltà agricola, simbolo dell’operosità dei suoi contadini; città che nell’ulivo vede il suo simbolo economico e culturale: Bitonto, con il suo pregiatissimo olio e con le sue infinite distese di ulivi, fu ritenuta, in quella occasione, la città più rappresentativa della vocazione agricola della regione.
Bitonto ricorda ancora quel giorno così storico. Tutto andò alla perfezione, c’era un gran vento. Un vento che, quando mons. Mariano Magrassi (in quel 1984, e sino al 1999, vescovo della diocesi di Bari-Bitonto) tornò a Roma anni dopo dal papa ormai anziano, il pontefice, scherzando, mostrò ancora di ricordare bene. Bitonto e Bari conservano gelosamente la memoria di quella giornata con grande emozione.