Una rockstar di nome Dorian Gray

Con una suggestiva scenografia e brani pop, interpretati da Raffaele D'Ercole, Gianluigi Belsito porta in scena a Bisceglie un'accattivante versione del capolavoro di Wilde

“Tic toc, tic toc…”. Partono i rintocchi ben scanditi di un orologio. Gli spettatori entrano in sala accolti da nobildonne dell’alta società inglese che li fanno accomodare su poltrone, disposte lungo i due lati di un insolito e tutt’altro che convenzionale palcoscenico. Ha inizio così Hotel Dorian Gray, il nuovo spettacolo firmato dalla compagnia Il Teatro del Viaggio e la Nuova Accademia Orfeo con la produzione artistica di Vanna Sasso. Un’iniziativa sostenuta dal Rotary Club, impegnato a raccogliere fondi in favore della Caritas, e che ha debuttato a Bisceglie negli spazi dell’Hotel Salsello.

Una scena, dunque, particolarmente originale per una teatralizzazione, altrettanto innovativa, del celebre romanzo di Oscar Wilde. La regia è firmata da Gianluigi Belsito che ha vestito i panni di un cinico Lord Henry Wotton, circondato da uno stuolo di dame in abiti sgargianti che lo accompagnano da un salotto all’altro. Solo una di esse appare vestita di nero e nella prima scena porta con sé un mazzo di fiori, chiedendosi a chi siano destinati. Domanda che troverà una risposta soltanto nel tragico epilogo, che vede Dorian Gray distruggere il suo ritratto provocando la morte della sua stessa anima.

Una scena di grande pathos interpretata da uno straordinario Raffaele D’Ercole che, nei panni del protagonista, acquisisce una forza espressiva sempre maggiore man mano che la vicenda procede sino a volgere al termine. Una crescita emozionale che si rispecchia anche nella performance canora dello stesso D’Ercole, che ha curato la direzione musicale dello spettacolo, nel genere del teatro-concerto, grazie all’inserimento di canzoni tratte dal repertorio pop nazionale e internazionale.

La rielaborazione drammaturgica proposta da Belsito presenta un impianto scenico in cui le luci giocano un ruolo fondamentale, concentrando l’attenzione del pubblico di volta in volta su uno dei tre palchetti dove si svolgono le varie scene. I due laterali sono sormontati da un trono su cui prendono la parola differenti personaggi durante la rappresentazione. A partire da Lord Wotton o ldala povera Sibyl, promettente attrice di cui Dorian prima si invaghisce per poi abbandonarla e denigrarla fino a portarla al suicidio.

Su quello stesso palco appare la madre della giovane fanciulla che piange la rovina della figlia nonché il fratello pronto a vendicarne la morte. Le allegorie dei peccati di cui è vittima il protagonista del romanzo, in primo luogo la lussuria, si materializzano in scena assumendo le sembianze di provocanti donne, cortigiane raggruppate sul palco opposto e pronte a tentare Dorian. A quest’ultimo spetta, per gran parte dello spettacolo, il palco centrale sul quale si consuma la sua tragedia, messo a confronto con il Faust di Marlow. Icona della decadenza, dannato a una eterna e sinistra giovinezza che lo porterà alla rovina, il celebre personaggio descritto da Oscar Wilde, assume una dimensione propria e originale apparendo come una moderna rockstar logorata dai propri vizi.

La scenografia, infatti, attraverso il cospicuo impiego di luci e strumentazione audio rievoca quella di un concerto. Un palcoscenico pronto ad essere calcato da una voce in grado di catturare il pubblico. E’ la voce di Raffaele D’Ercole, è lui ad interpretare successi della musica internazionale i cui testi richiamano le tematiche portare in scena dal celebre romanzo. E’ lui ad incarnare la giovinezza e il fascino che talvolta offuscano le star del palcoscenico, logorandone la bellezza interiore.

Non casuale, a riguardo, la scelta di avvalersi di un microfono tipico da cantante solo nelle esecuzioni canore. Uno spazio teatrale che ha l’intento di spiazzare gli spettatori, dividendoli idealmente e materialmente in due gruppi posti ai due lati della scena. Poiché un testo come quello di Wilde non può certo essere letto da un solo punto di vista. E il pubblico presente al debutto di Hotel Dorian Gray può vantare di averne avuto una visione differente a seconda del lato in cui si trovava. Una drammatizzazione che gioca sull’ambiguità di una vita peccaminosa, dividendo simbolicamente gli spettatori nel loro giudizio su una delle icone più discusse della letteratura mondiale.

Questa e le altre foto sono di Gioia Tafone