Capita spesso che sia difficile trovare le parole giuste per ricordare le persone che ci hanno lasciato: che siano quelle con cui abbiamo stretto relazioni più profonde o, semplicemente, personalità di rilievo, che in maniera forse indiretta hanno influenzato il nostro modo di essere e di percepire il mondo.
Non nascondo, dunque, un minimo di difficoltà mentre batto sulla tastiera questi pensieri che ora mi sembrano un po’ più pesanti. Ma poi, riflettendo, penso che non sia poi così complesso trovare le parole idonee per descrivere una persona come Mauro Zaccheo, che della semplicità del parlare, ma sempre con orgogliosa tenacia, aveva fatto la bandiera della sua vita, improntata alla determinazione e alla passione.
E, infatti, è semplicemente la vita stessa di Mauro che parla per lui: impegnato politicamente fin da giovanissimo, fondò a soli 18 anni una sezione della Fgci (Federazione giovanile comunista italiana) a Palo del Colle; è stato consigliere comunale per oltre 30 anni, oltre che due volte consigliere provinciale; si candidò al senato e divenne sindaco di Palo nel 1971. Ma, soprattutto, Mauro svolse un ruolo decisivo nel mondo sindacale, in rappresentanza e a difesa dei braccianti e dei contadini, ricoprendo, tra l’altro, la funzione di presidente provinciale dell’Alleanza nazionale dei contadini nel 1968 e di presidente regionale dell’ANP-CIA.
Si può ben intendere, dunque, quanto piena di responsabilità e ricca di fervore sia stata la sua vita, nel corso della quale non ha mai messo in secondo piano il suo essere genuino e semplice.
Solo recentemente ho avuto il piacere di conoscere e sentire Mauro, in occasione di una breve intervista che noi di Primo piano avevamo deciso di fargli e che egli, con grande gentilezza e senza alcuna difficoltà, ci aveva concesso. Ricordo ancora quanto inizialmente mi sentissi un po’ inibito davanti a lui, forse perché percepivo i tanti anni di dura e costante militanza e le numerose generazioni che all’apparenza ci separavano. E sembrò proprio che riuscisse a leggermi questi pensieri quando con poche parole spezzò il mio iniziale disagio, dicendomi amichevolmente: “Dai chiamiamola intervista, ma alla fine la nostra è una chiacchierata!”.
Mi bastarono queste brevi ma forti parole per aprirmi verso la sua storia, che iniziò a raccontarmi; una vita caratterizzata dai sacrifici dovuti in gran parte alle difficoltà legate all’epoca, ma a cui lui mai si arrese. Chiaro, anzi, era l’orgoglio quando ricordava i suoi primi impegni politici: “Era decisivo, allora, andare casa per casa; parlare con la gente ed interagire con essa per smuoverla e renderla partecipe. Una volta riuscimmo a riempire in questo modo una piazza di Palo, nonostante nello stesso momento fosse in programma, in un posto vicino, un comizio della Dc. La gente si sentiva coinvolta”. E, ancora, mi spiegava quanto fosse importante promuovere attività all’apparenza banali ma dal forte significato identitario: “Io e miei compagni organizzavamo continuamente semplici iniziative come biciclettate, giochi all’aperto, discussioni d’attualità, e le persone rispondevano subito. Inoltre, per la prima volta istituimmo vari gruppi di studio per raccogliere le richieste di difficoltà provenienti dai vari quartieri e provare ad attuare misure idonee per risolverle.”
E mentre mi faceva partecipe delle sue esperienze, Mauro non dimenticava mai di sottolineare la profonda povertà dei suoi tempi, una condizione a cui egli seppe opporre un progetto viruoso di difesa degli ultimi, che nel meridione erano soprattutto i lavoratori del mondo agricolo, di cui lui stesso era espressione.
Non mancò, infine, una sua riflessione sul mondo di oggi, sulle difficoltà politiche della sua città e sulle inevitabili differenze con i tempi passati: “A volte, osservo con dolore come in questi giorni diventi sempre più difficile trovare persone pronte a dedicarsi all’impegno sociale politico. O meglio, noto una diffusa frustrazione nei confronti della politica, tale da decidere di metterla in secondo piano nelle nostre vite. Ma la politica è fenomeno, manifestazione della nostra vita! Può deluderci, indurci alla rassegnazione, ma come in tutte le cose umane bisogna sforzarsi di vedere il buono, continuando a lottare per il bene comune.” E proprio su questo argomento Mauro riuscì a trovare analogie tra il mondo passato e quello attuale, mostrando quanto ancora fosse immerso nel presente: “Vedo però anche tanti giovani che ci mettono la faccia, dedicano parte del loro tempo, provano davvero a mettersi in prima linea. Penso, ad esempio, a Greta Thunberg, al suo attivismo in campo ambientale. La fiamma del fervore, dunque, non manca, bisogna solo alimentarla costantemente.”
Ecco, posso dire che di quella fiamma Mauro brillava, e guardandolo negli occhi riuscii anch’io a far mia una piccola parte del suo ardore.
Mauro era un impeto di ideali ed entusiasmo, un esempio da cui attingere e comprendere qual è la vera essenza della vita; un uomo semplice ma che grazie alle sue azioni è divenuto grande.
Nella foto in alto, Mauro Zaccheo nella sede del Pd di Palo del Colle