Continua ad espandersi il dominio dei clan baresi sull’area metropolitana. Dopo aver consolidato i propri affari nel capoluogo, hanno cominciato ad estendere i propri interessi nell’hinterland, radicandosi sempre più sul territorio.
E’ quanto emerge dal rapporto semestrale della Direzione Investigativa Antimafia (D.I.A.), che traccia la mappa del crimine nei primi sei mesi del 2019.
Nella relazione al parlamento, si legge che la strategia di rafforzamento messa in atto dai clan baresi era, tuttavia, già nota nel 2018, quando l’indagine delle forze dell’ordine denominata “Pandora” aveva confermato la strategia di espansione e radicamento “a macchia di leopardo” dei sodalizi mafiosi baresi nel territorio provinciale. L’obiettivo: creare realtà “satelliti” che, sebbene dotati di una certa autonomia operativa, siano alle dipendenze delle cosche più influenti del capoluogo (Mercante – Diomede e Capriati).
A Bitonto, uno dei principali centri su cui si appuntano le attenzioni dei clan baresi, si continuano, intanto, a registrare episodi di violenza tra le due principali famiglie malavitose: i Cipriano e i Conte. I primi sono una costola degli Strisciuglio, attivi nel quartiere Libertà di Bari; i secondi rappresentano l’articolazione locale dei Capriati, influenti a Bari vecchia, Fesca e San Girolamo.
Non è da escludere, secondo la DIA, l’eventualità di una ripresa violenta delle ostilità tra i due clan, dopo un lungo periodo di calma. L’obiettivo sarebbe ridefinere il quadro di comando, oggi incerto a causa del vuoto di potere creatosi all’indomani dell’arresto di Domenico Conte, ritenuto il boss dell’omonimo clan, e di Francesco Colasuonno, detto Cipriano, presunto capo della famiglia avversa.
Altra fonte di preoccupazione è la presenza di altri due clan in città, che seppur indeboliti, continuano a svolgere con “solerzia” i propri traffici: i Cassano – Di Cataldo, legati ai Diomede di Bari, e i Modugno, affiliati agli Strisciuglio, sorti da una frattura interna al clan Conte.
Ad aprile dell’anno scorso, il GUP del Tribunale di Bari ha condannato, a pene comprese tra i 20 e i 3 anni di reclusione, 9 imputati ritenuti a vario titolo implicati nei quattro agguati, tutti aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose, consumati a Bitonto il 30 dicembre 2017. Tutti i colpevoli sono risultati coinvolti nelle lotte tra i clan Conte e Ciprano per la gestione delle piazze di spaccio in città, che portarono all’assassinio della povera Anna Rosa Tarantino e al ferimento Giuseppe Casadibari, legato ai Cipriano.
Sebbene il mercato della droga resti il principale canale di profitto per le organizzazioni criminali locali, la DIA rende noto che i gruppi malavitosi bitontini sono spesso coinvolti anche in estorsioni e rapine, come dimostra il rinvenimento da parte di agenti di polizia, sempre nell’aprile 2019, di una pistola beretta e quattordici proiettili in alcuni terreni agricoli di Palombaio, insieme a diversi materiali utilizzati dalle bande di rapinatori: un jammer, per ostacolare le comunicazioni radio/telefoniche, un telecomando modificato per impedire la chiusura dei veicoli, una ricetrasmittente, quattro maschere in gomma, due passamontagna, una sega circolare a scoppio e un foglio adesivo, con caratteri alfanumerici atti ad alterare le targhe dei veicoli.
Un autentico arsenale, utilizzato dai malviventi bitontini, spesso, supportati da bande specializzate provenienti da Cerignola e Andria.
“Ricorrente anche il fenomeno delle rapine a furgoni portavalori e agli autotrasportatori, molto spesso accompagnate anche dal sequestro di persona in danno dei conducenti”, segnala il rapporto della DIA. “Tali reati vengono portati a compimento con il ricorso a tecniche d’assalto paramilitari, che sottendono una particolare capacità organizzativa. Tutte caratteristiche -spiega il documento- che, come dimostrato dalle indagini condotte negli ultimi anni, sono appannaggio di gruppi criminali operanti per lo più nelle zone di Cerignola, Andria e Bitonto, non di rado operanti in sinergia”.
La cooperazione tra criminali di rango e giovani leve, anche minorenni, desiderose di mettere in mostra le proprie capacità criminali, le alleanze tra diversi gruppi, spesso anche stranieri, e gli affari illeciti sempre più diffusi hanno portato a un’estensione considerevole del dominio delle organizzazioni criminali nei territori in cui operano e, di conseguenza, hanno reso più arduo il lavoro di contrasto da parte delle forze dell’ordine.