Il cuore caldo dell’Islanda

Un libro del coratino Leonardo Piccione, ospite stasera della nostra redazione, ribalta molti luoghi comuni sul paese nordico, celebrandone la vocazione culturale

E’ risaputo che l’Islanda sia un isolotto disperso ai confini dell’Oceano Atlantico, che i geyser siano delle attrazioni elettrizzanti e che il freddo sia la cifra distintiva a latitudini molto vicine all’Artico. Ma oltre a questo? Cos’altro conosciamo di quest’isola così poco frequentata e abitata? La sua superficie di circa 105.000 kmq ospita appena 330.000 abitanti (si pensi che la Corea del Sud, ugualmente estesa, ne accoglie ben 50 milioni), i suoi inverni sono rigidi e lunghi e il giorno ha davvero le ore contate.

Tutte caratteristiche che potrebbero scoraggiare chiunque, soprattutto se italiano, affezionato al sole e al clima mite, a trasferirsi. Eppure, quest’isola a forma di cigno continua ad attirare a sé tanti curiosi, pronti a sfidare non solo i mari dell’Atlantico ma tutte le forze della natura, mettendo alla prova soprattutto il proprio temperamento.

Tra i cuor di leone che hanno avuto il coraggio di affrontare l’Islanda a testa alta, c’è il giovane coratino Leonardo Piccione, autore del Libro dei vulcani d’Islanda. Storie di uomini, fuoco e caducità (Iperborea, 2019). Affascinato dall’inquietudine che connota la figura leopardiana dell’islandese, Leonardo ha corroborato il proprio interesse durante gli esami di stato, in cui ha presentato alla commissione esaminatrice un percorso tematico incentrato sul paese nordico, trovando numerosi collegamenti tra le varie materie.

Si è concluso in questo modo il suo primo approccio all’isola: conseguita la maturità scientifica, infatti, Leonardo si è iscritto al corso di laurea triennale in Statistica dell’università di Bari, terminando in regola e a pieni voti la prima tappa della propria carriera accademica. Così è avvenuto un primo spostamento verso latitudini superiori: dopo aver perfezionato e completato i suoi studi statistici presso l’università di Padova, ha avviato un dottorato di ricerca che lo ha portato ancora più a nord, fino a Oxford. Qui Leonardo ha avuto modo di interfacciarsi con alcuni dei più promettenti statistici dell’occidente; ma ciò non è stato abbastanza: assalito da dubbi sulla propria realizzazione, il giovane si è chiesto se gli studi di statistica rappresentassero davvero il proprio orizzonte ideale. E quando i dubbi hanno prevalso sulle certezze, l’ingegno ha fatto tutto il resto.

Per l’assenza di voli diretti ed economici che lo portassero da Bari o da Padova verso la capitale islandese, Leonardo aveva sempre rimandato il suo appuntamento con quella patria ideale, finché il Regno Unito non gli ha spianato la strada: con un diretto a basso prezzo Londra-Reykjavik, nel luglio 2014 ha finalmente coronato il proprio sogno di visitare l’Islanda. “Al ritorno, l’Islanda non mi bastava ancora: l’esperienza vissuta tra quei paesaggi solitari anche in piena stagione turistica -spiega Leonardo- aveva risvegliato quella parte di me che voleva tornarci e restare lì. Così ho cercato delle offerte di lavoro che mi permettessero di alloggiare sull’isola, e ho trovato disponibilità in una libreria di Husavik. Ho abbandonato il mio percorso accademico perché ho scoperto che ormai non collimava più con le mie inclinazioni. Sono ormai cinque anni che vivo tra l’Italia e l’Islanda”.

Leonardo ha avuto la possibilità di girare in lungo e in largo l’isola atlantica, al seguito del libraio per cui ha lavorato, il quale durante il tempo libero è abituato a portare con sé i giovani curiosi delle storie d’Islanda. Dai suoi aneddoti Leonardo ha tratto l’ispirazione, per scrivere ben quarantasette racconti, con la tela di una scrittura informativa e letteraria, su quelle che possono essere definite le vere arterie del paese: i vulcani.

L’irrequietezza del suolo islandese ha sempre ricordato ai suoi abitanti la loro limitatezza di fronte alla natura – non per questo Leopardi ha voluto rappresentare l’inquietudine umana nella figura di un islandese, così abituato a una natura matrigna -; ma ciò non ha fatto altro che irrobustirne gli animi. “Nella serie di racconti i due fili conduttori sono i vulcani, che fanno da sfondo alle svariate vicende narrate oppure danno l’avvio a storie di vita, e il divenire. Ciò che è sfuggito all’autore di Recanati, che all’apice del suo pessimismo cosmico ha fatto morire il povero islandese sbranato da due leoni e senza alcuna redenzione da parte della natura, è il fatto che, oltre a distruggere, i vulcani d’Islanda costruiscono continuamente: le montagne che ne derivano sono la testimonianza del nuovo equilibrio, temporaneo sì ma pur sempre stabile, che si viene a creare. Ed è forse per questo continuo avvicendarsi di morte e vita che gli islandesi sono un popolo di narratori: come dice lo scrittore Hallgrimur Helgason, è il paese stesso a rendere creativi i suoi abitanti: dare i nomi alle cose, come le nuove montagne, crea sempre qualcosa’”.

Ma è davvero possbile per un meridionale abbandonare il Bel Paese, rinuncare al solleone e a una natura più adatta alle relazioni personali? “Dal mio punto di vista -spiega Leonardo- le estati sono di un caldo insopportabile – e come dargli torto? -; inoltre, noi del Sud veniamo da una realtà che non è introversa: siamo sempre vicini agli altri, non solo quando è opportuno e necessario, ma anche quando non serve. In Islanda ho trovato una situazione umana più confacente al mio carattere: indipendente, solitario, silenzioso, isolato. Eppure vengo da una famiglia numerosa, e in casa mia succede sempre qualcosa; tutto questo mi manca molto a Husavik, ma dopo un po’ avverto l’esigenza del silenzio dell’isola nordica, che per alcuni può essere invivibile, ma per me no. D’altronde, ognuno può trovare un contesto silenzioso ideale anche nella propria città; nella mia storia è capitata l’Islanda, anche perché ho una maggiore predisposizione verso il freddo”.

Intanto, grazie alla sua permanenza in Islanda, Leonardo Piccione ha potuto scrivere il suo libro di racconti, che è stato premiato dagli studenti del master in editoria dell’università di Milano per la sua cura editoriale e dalla giuria del premio letterario Albatros di Palestrina (RM). “Quest’ultimo premio in particolare mi ha dato la conferma che i nostri percorsi e le nostre scelte non sono mai univoci, che cambiare fa bene; e mi ha anche dimostrato che numeri e parole non sono in contraddizione, ma possono convivere felicemente”, commenta Leonardo.

In attesa di leggere il suo nuovo libro, a cui sta già lavorando, stasera potremo incontrare Leonardo Piccione presso la nostra redazione, a Bitonto, per ascoltare dal vivo il racconto della sua straordinaria avventura e gustare in diretta delle emozioni, riservate da una terra così aspra e, al tempo stesso, così feconda per la crescita interiore, qual è appunto l’Islanda.

Nella foto in alto, il libro di Leonardo Piccione. Nelle altre immagini lo scrittore in Islanda, la sua terra d’adozione