Dopo nove lunghi anni di lavori, il Piccinni torna al suo pubblico. La prosa, dunque, riacquista la sua sede naturale, dopo essere stata bistrattata e poco valorizzata in teatri poco adatti alle sue corde, come il Petruzzelli, fatto su misura per la lirica.
Si spiegano, così, le file chilometriche davanti al teatro, per ritirare gratuitamente i biglietti per gli spettacoli dell’inaugurazione. E neppure meraviglia che nel giro di quattro giorni tutti i posti si siano esauriti.
La testimonianza che i baresi hanno avvertito la mancanza di questo teatro, dove si recavano mentre il Petruzzelli era chiuso, a causa del rogo degli anni ’90, e dal quale si sono dovuti congedare per tutti gli anni in cui è durato l’intervento di restauro. La sua riapertura ha reso ancora più magica l’atmosfera natalizia di una Bari vestita a festa e colma di luci, nonché di “suoni, rumori e dolci arie”, parafrasando Shakespeare, nelle vie e nelle piazze del centro storico.
Persino Licia Lanera, attrice e regista barese, ha fatto il suo grande ritorno in città, curando la regia di alcune scene di opere di Eduardo De Filippo: Gli esami non finiscono mai, Natale in casa Cupiello e il quadro finale di Filumena Marturano. Un grande successo, suggellato dagli applausi scoscianti riservati, in particolare, a Carmela Vincenti, nel ruolo di Filumena.
E non poco ha stupito la messa in scena del primo spettacolo, diviso in due atti: l’uno in chiave claunesca, dove grande spazio è stato riservato al grottesco e all’esagerazione, indimenticabile per le parrucche colorate e il trucco dei suoi personaggi; diverso il secondo atto, in cui è stato rappresentato il litigio tra la moglie Gigliola e l’amante Bonaria, sotto gli occhi stupiti e sconcertati di Speranza, una delle scene più iconiche del teatro di De Filippo. Più “classica” è stata la rappresentazione della vergogna borghese della moglie (Monica Contini) e il popolano realismo, insieme a buonsenso, dell’amante (Tiziana Schiaravelli), nonché il grido di dolore e riso disperato di Speranza, un indimenticabile Augusto Masiello.
Gli spettacoli, seppur solo di mezz’ora, hanno entusiasmato il pubblico, in attesa soprattutto di Natale in casa Cupiello, che è stato rappresentato in maniera del tutto inaspettata. I quattro protagonisti (Nicola Pignataro, Lucia Zotti, Nico Salatino e Marco Grossi) si sono cimentati in una prova d’attore non semplice e che ha presentato parecchie insidie. Non dovevano, infatti, limitarsi a recitare, ma leggere il copione direttamente in scena, posizionato sul leggio.
Seduti su quattro sedie e immersi in una luce abbagliante, con una scenografia assente, affidata alla descrizione fatta da uno di loro, gli artisti sono apparsi vestiti di nero, confondendosi con lo sfondo e amplificando l’aria austera, in antitesi con il tono comico dello spettacolo.
A “complicare” ulteriormente le cose, la recitazione in vernacolo barese. Certamente, gli attori hanno dimostrato una conoscenza straordinaria del dialetto, ma inevitabilmente si è persa la musicalità del testo in napoletano. Eppure, l’operazione ha riscosso il suo bel successo, suscitando l’ilarità del pubblico così come ci si aspettava. Diverso è stato il ricorso alla lettura che ha rallentato il ritmo comico, specialmente nella prima parte, durante il colloquio spiritosissimo tra Concetta e Luca.
Qualche spettatore, legato a un’interpretazione più classica, ha mostrato di non gradire troppo le innovazioni apportate da Licia Lanera, promotrice di un teatro sperimentale. In realtà, se la regista non avesse rivoluzionato queste opere così conosciute, non vi sarebbe stato nulla da raccontare o da ricordare e questi spettacoli si sarebbero confusi con quelli già abbondantemente portati in scena su tutti i palcoscenici del mondo. La novità, come al solito, esalta qualcuno e delude qualcun altro; ma questo è il segno di quanto il teatro sia vivo e ancora in grado di generare riflessioni e far parlare di sé.
Il ritorno di Licia Lanera va visto anche come un’occasione di cambiamento per la cultura barese, forse troppo ancorata al passato. L’artista, che ha girato l’Italia e l’Europa, toccando i grandi teatri e sperimentando di continuo, può contribuire ad aprire la città e il teatro alla novità, apportando una ventata di aria fresca di cui si sente grandemente il bisogno.
Porgendo il suo commosso saluto alla città ritrovata, la regista ha manifestato tutto il proprio giubilo per la riapertura del teatro: “A Bari, la prosa ha ritrovato il suo teatro, ha nuovamente la sua casa: è finalmente tornata nel suo Piccinni”. Non ci resta che goderci questo splendido teatro, senza perderci alcuno degli spettacoli in cartellone per la nuova, vivacissima stagione teatrale.
Una scena di “Natale in casa Cupiello”, con la memorabile interpretazione di Eduardo De Filippo