Plauto sublime maestro del doppio

Con la regia di Cecilia Maggio e gli artisti di attoREmatto, "I Menecmi", in scena al Traetta di Bitonto, si conferma capolavoro senza tempo di comicità

Portare in scena, oggi, una commedia antica come I Menecmi non è per niente semplice. Bisogna, infatti, fare i conti con un’epoca remota come la repubblica romana, un’età in cui la letteratura latina emetteva i suoi primi vagiti e guardava ai ben più sofisticati e colti greci, con quell’attenzione tipica dell’allievo che sa di aver tanto da imparare dal suo maestro.

Eppure, è innegabile che questa commedia dimostra ancora oggi una grande vitalità. Per quanto, infatti, diversi siano i costumi, l’uomo è sempre lo stesso: infedele, tirannico, fragile, divertente, forbito, volgare, padrone e… servo. Nulla cambia sotto il sole, a parte alcune sovrastrutture in perenne trasformazione, scambiate per progresso. In particolar modo, questa commedia – per tornare alla funzione didattica – ha due temi che sono stati più di tutti oggetto delle trame future: il tema del doppio e la conseguente e non “commedia degli errori”.

(Foto: Francesco Paolo Bonasia)

Il doppio perché Menecmo viene confuso con questo secondo Menecmo, cui non dispiace sempre lo scambio. Una sovrapposizione genera ironici equivoci. Plauto, insomma, ha gettato le basi per la commedia di Shakespeare, Goldoni e Molière, giusto per citare qualcuno degli autori più famosi. Insomma, ha ideato la commedia. Anche se certamente non da solo, visto che molto deve ai suoi modelli greci.

Il debito, però, che la modernità ha nei suoi confronti non possiamo riassumerlo in questa sede, né semplificarlo in così poche battute. Sta di fatto che ancora oggi sentiamo la necessità di tornare all’antico e di “modernizzarlo” per quanto possibile. La compagnia dell’attoREmatto ha inglobato in un’unico personaggio prologo e argumentum, impersonando l’autore stesso, rappresentato come il sarto degli abiti in scena, e svelando parte della trama, senza, tuttavia, raccontare il finale, come avveniva ai tempi di Plauto.

Non è stato mantenuto neppure il consueto ingresso dei personaggi, che scambiavano frasi (non sempre gentili) con il pubblico e carezze (non sempre discrete), in vista di un coinvolgimento attivo dello stesso che era assai vario ed eterogeneo.

(Foto: Francesco Paolo Bonasia)

I Menecmi prevedevano, inoltre, una grande varietà di linguaggio: dalle turpitudini più basse al lessico giuridico nonché poetico. Con lo scopo di coinvolgere tutto il pubblico e facendolo divertire allo stesso modo. E questa varietà linguistica è stata mantenuta, per quanto possibile, anche nel copione dell’attoREmatto.

La compagnia ha saputo, inoltre, rispettare il ritmo comico del testo, nonostante la giovane età degli attori, celando sapientemente i vuoti, grazie ai continui cambi degli attori e alle rapide entrate e uscite dalla scena. Originale la scenografia, dominata da una cornice/specchio, non proprio congeniale allo sviluppo della trama e, dunque, più che altro ornamentale e poco evocativa.

Insomma, I Menecmi di attoREmatto sono stati un grande successo, come ha testimoniato il plauso del pubblico, che ha riempito il teatro in ogni ordine e grado. A riprova del fatto che la commedia, nonostante i numerosi secoli trascorsi, ha ancora molto da dire e contiene ancora intatta la sua vis comica. E, soprattutto, che il classico è molto più di un oggetto di studio: bisogna dargli solo l’occasione di parlare e ci sorprenderà con la sua straordinaria modernità. Nonostante gli schiavi, le ancelle e altre figure fortunatamente considerate trapassate, almeno sul fronte occidentale.

(Foto: Francesco Paolo Bonasia)

Da brava regista qual è, Cecilia Maggio ha saputo collocare ogni interprete nel ruolo giusto, creando un collettivo compatto, in grado di sostenere il ritmo agilissimo e dinamico della commedia. Bravi anche Giuliano Avitto e Mariangela Vitone, validi aiuti alla regia. E ora tutti gli attori sulla ribalta per raccogliere l’applauso del pubblico, a fine spettacolo.

Nel ruolo dei due Menecmi, Simone Delvino e Francesco Galliano. A interpretare Spazzola, il servo parassita del primo Menecmo, Giuseppe Acquafredda, mentre il povero servo del secondo Menecmo, è stato Alessandro Cela. Erozia, la cortigiana amante del primo Menecmo, Francesca Pia Murgolo, circondata dalle fedeli ancelle Sabrina Cipriani e Fausta Finetti. Nelle vesti del cuoco Cilindro, Antonio Palmieri; la moglie di Menecmo, Eva Coviello, con le sue ancelle Annalisa Memoli e Alessia Papapicco. La madre di Menecmo è stata Annalisa Cicciomessere e la sua anziana ancella Anna Maria Pasculli. Nel ruolo del prologo o, meglio, dell’argumentum, una splendida Arianna Rucci. Tutti bravi e talentuosi.

Non ci resta, dunque, che andare al Traetta per il prossimo spettacolo di attoREmatto e, intanto, attendere il secondo spettacolo di questa vivace stagione teatrale, organizzata dalla FITA, in memoria di Anna Damone, inaugurata con un maestro della comicità di ogni tempo come è appunto Plauto.

Nelle immagini: alcune scene dello spettacolo