Franco Iuso è stato l’ultimo postino di Mariotto. Da giugno lavora al Centro meccanizzato delle poste di Modugno, seduto alla scrivania davanti al pc, otto ore al giorno. Oggi della consegna della posta, nella frazione, si occupano alcuni giovani colleghi, inviati dall’ufficio centrale di Bitonto. Peccato che le lettere spesso non giungano a destinazione, come denuncia un gruppetto di donne, intente a sorseggiare il caffè in un bar su piazza Roma, alle 11 di una calda giornata di sabato verso fine ottobre.
Il cielo, con qualche sbaffo di nuvole, è, al solito, da queste parti e in questa stagione, un invito all’ottimismo. Di un turchese intenso che ben si staglia sul verde fluorescente dei vitigni, che incorniciano Mariotto (dal nome del feudatario dei Verità, nel XV secolo), avamposto bitontino sul primo gradone delle murge, annunciando, ancora una volta, una stagione ricca e di qualità.

La mancata consegna della posta rappresenta l’ultimo strappo a una comunità, la cui vita sociale appare minata da una serie di “sfregi” istituzionali, di cui sono responsabili le varie istituzioni in cui si articola l’amministrazione dello stato. A cominciare dal comune di Bitonto e a finire a Poste Italiane.
Non poter ricevere o inviare la corrispondenza sembra condannare i residenti della frazione a una sorta di “damnatio memoriae”. La metafora di un diritto alla cittadinanza negato, di una umanità occultata, al meglio non riconosciuta. Ci imbattiamo in Franco Iuso mentre attraversiamo l’immensa piazza Roma, punto di ritrovo dei residenti, area ludica per i bambini, e con la sua doppia cinta di querce, verdeggiante riparo dai dardi infuocati del sole.
A solcare la spianata, accanto a me, Gaetano De Palma, assessore al welfare del comune di Bitonto, “plenipotenziario” di questo piccolo centro, alla ricerca, in tempi migliori, di uno spazio autonomo di gestione amministrativa, e oggi, invece, alla prese con una profonda crisi d’identità.

“Mariotto, sino a qualche anno fa, contava una popolazione superiore a quella di Palombaio. Oggi sono 2.200 gli abitanti e il rapporto si è invertito. Per la convenienza ad acquistare casa e per l’arrivo a Palombaio, dalla periferia barese, di molti assegnatari di case popolari, con tutto quello che ne è conseguito, anche sotto il profilo della sicurezza sociale”, attacca De Palma. Uno sguardo a destra e uno a manca della grande piazza, con cui s’incrociano ad angolo retto le arterie principali, quella proveniente da Bitonto e l’altra da Terlizzi, non rivela la presenza di custodi dell’ordine.
E torniamo all’elenco degli sfregi. “A Mariotto c’è una sede dei vigili che, però, viene aperta solo di tanto in tanto”, spiega De Palma. La presenza della polizia municipale è saltuaria. Certo i vigili sono pochi e se non si riesce a garantire un servizio adeguato in centro, figuriamoci nelle frazioni.

Stesso ritornello per carabinieri e polizia: le poche volanti che girano in zona appaiono solo di rado. Ma anche qui vale il discorso dell’enorme estensione del territorio bitontino – 172 km quadrati, dal confine con Santo Spirito alle campagne di Altamura – e, di conseguenza, appare chiara la difficolta di presidiarne i nuclei abitati, con risorse e mezzi sempre al di sotto delle necessità. Fatto sta che la percezione di quanti vivono a Palombaio è che nessuno li tuteli. Una percezione confermata dalla realtà dei furti nelle campagne e in casa. Anche se, come rileva l’assessore, il problema si acuisce e si sgonfia a fasi alterne, e questo è un periodo di “bonaccia”.

Quando una quindicina d’anni fa, sulla salita che porta al bosco di Bitonto s’inaugurò il grande complesso di Park Hotel Elizabeth, sembrò che per Mariotto dovesse cominciare una nuova stagione: quella del turismo. La grande e sontuosa struttura, in realtà, vive di fortune alterne e, comunque, non ha segnato la tanto auspicata svolta per l’occupazione locale. Così la vocazione di Mariotto, primo balcone urbanizzato sulla murgia, a diventare punto di riferimento per passeggiate e rinfrescanti soggiorni è rimasta inespressa.
A Mariotto non c’è una piscina, se non quella per gli ospiti dell’Hotel Elizabeth, non c’è un maneggio, non c’è un campo di bocce, non c’è un centro sportivo che potrebbe attrarre sportivi e turisti. Con l’aria fresca, l’acqua buonissima, il paesaggio e il verde rigoglioso, non sarebbero una scommessa imprenditoriale proprio azzardata. E, invece, nemmeno un campo di calcio. O meglio il campo c’è, ma non è praticabile.

Nel 2015, quando le piogge torrenziali scaricatesi più a nord sulla murgia determinarono il rigonfiamento della “mena”, il torrente carsico che ogni tanto affiora e provoca disastri nella sua corsa furiosa sino al mare, lambendo il centro antico di Bitonto lungo lama Balice, il rettangolo di gioco fu letteralmente attraversato dalle acque gorgoglianti e il fango ne cambiò definitivamente il volto. Così, Mariotto che avrebbe tutte le carte in regola per ospitare calciatori locali e non, è costretta persino a imporre ai ragazzi delle medie una fastidiosa trasferta sino alla palestra di Palombaio per le ore di educazione fisica.
“Manca la volontà di investire, non si riesce a far rete tra imprenditori. La posizione è ideale, il clima pure e, finalmente, pure i collegamenti. L’amministrazione sarebbe ben pronta a offrire il proprio sostegno all’iniziativa privata”, spiega De Palma. In realtà, a Mariotto l’attività imprenditoriale conta alcuni solerti protagonisti: piccole ma significative realtà che se ben collegate tra loro e, soprattutto, supportate da un adeguato marketing aziendale, potrebbero imprimere un ritmo diverso all’economia del centro.

Oggi tutta la capacità produttiva della frazione ruota intorno alla raccolta di uva e olive da parte di una miriade di proprietari, che conferiscono gran parte del raccolto presso il frantoio dei Verità e la cantina San Barbato. Uva e olive a cui si aggiungono le mandorle, che quando sono dietro l’etichetta Filippo Cea, raccontano il lavoro di un’azienda a carattere familiare, che confeziona ed esporta un prodotto assolutamente genuino, fresco e di qualità superiore.

Ma torniamo ai cahiers de doléances. Sino al 2008, a Mariotto si è organizzato un memorabile concorso canoro: “Il Tralcio d’oro”, manco a dirlo! L’omaggio in note a uno dei vigneti più lussureggianti del nord barese, che fornisce vino da taglio a molte delle cantine più blasonate del nord. “Quando Tommaso Moretti ha deciso di tirare i remi in barca, dopo tante edizioni che richiamavano a Mariotto le più belle voci di bambini dall’Italia e dall’est, tutta la giostra si è fermata”, commenta De Palma.
“Nessuno più ha pensato di mettersi in groppa un fardello così pesante. Non è certo un gioco organizzare una simile kernesse e gente disposta a tanti sacrifici non se ne trova facilmente”, osserva. “La stessa cosa successa al presepe vivente, organizzato nello spazio adiacente alla chiesa. Per anni i miei concittadini hanno fatto a gara per renderlo più ricco e scintillante, fino a quando poi, all’improvviso, la fatica ha prevalso sull’entusiasmo e il presepe ora è solo un bel ricordo”, prosegue l’assessore.

Nonostante il disimpegno di chi ha perso mordente, il volontariato rimane una delle molle principali della vita nella frazione. Il comitato feste patronali rappresenta una bella e vivace realtà: ai primi di settembre, quando le giornate, da queste parti, sono ancora molto calde e l’estate sembra avere tutto il vento in poppa, il compito di allietare residenti e forestieri è affidato alle feste per la Madonna Addolorata, con tanto di giochi e spettacoli musicali, oltre che di solenne processione. “Quest’anno -spiega il presidente del comitato, Mario Salierno- è stata una splendida festa, degna delle migliori tradizioni, terminata con l’omaggio a Dalla e De Gregori di BananaRepublicBand”.
E poi c’è la parrocchia, che rappresenta un punto di riferimento, grazie all’impegno del parroco, don Emanuele Spano, e di un agguerrito manipolo di genitori che si danno da fare in attività solidaristiche. Da qualche tempo, inoltre, è attiva una sezione di Barivol, associazione finalizzata al soccorso sanitario, che già conta numerosi iscritti.
Ma ad offrire sostegno ai cittadini ci sono pure le iniziative dei servizi sociali. Dei 250 iscritti a “Lo scrigno dei talenti”, uno dei più interessanti progetti di sostegno allo studio, per ragazzi in situazione di disagio economico e sociale, varato negli anni passati dalla giunta Pice, una quindicina sono di Mariotto. All’assessore De Palma si deve, invece, il progetto “Musica in gioco”, realizzato A Bitonto e frazioni dall’omonima associazione: su cento bambini protagonisti, una ventina sono di Palombaio e Mariotto: imparano a suonare uno strumento, che è stato loro donato, incontrandosi presso il centro culturale di Villa Iannuzzi.
Insieme ai “colleghi” di Bitonto concorrono a costituire l’orchestra infantile, che ha già dato prova di sè in diverse occasioni. Un’esperienza di grande valore formativo, per la capacità di sviluppare l’attitudine a fare squadra e a esprimersi in maniera corale. Ma a Mariotto sono attivi anche i taxi sociali, che provvedono al trasporto socio-sanitario dei cittadini più bisognosi e di quelli disabili. Altro fiore all’occhiello del welfare comunale.
Insomma, nonostante il piano ben orchestrato di chi rema contro, di chi non s’impegna per dare a questa comunità pari dignità di quanti abitano al centro, le forze del volontariato e alcune lodevoli iniziative nel sociale sono tenacemente all’opera per evitare che quel puntino nero che designa Mariotto sulle mappe locali venga definitivamente cancellato.
Una riprova? L’ultimora dice che quest’anno il presepe tornerà a risplendere sfavillante, su piazza Roma, nelle gelide notti di Natale. Il segno tangibile di una rinascita, nei fatti e si spera, soprattutto, negli animi.
Nella foto in alto, i rigogliosi vigneti nel territorio di Mariotto