Un libro che è tutto, fuorché un delirio

Satira sociale ma anche poesia e introspezione nei racconti di Nicola Bartolomeo, giovane scrittore di Toritto, proposto da Primo piano al pubblico bitontino

Non tutti sanno che Ray Bradbury è stato il padre della fantascienza; e persino quei pochi amanti del genere ignorano una strepitosa raccolta di racconti, “Il pigiama del gatto”, scritta in tarda età da Bradbury e tradotta in italiano poco prima della sua scomparsa. Nella prefazione, l’autore parla, tra l’altro, del suo rapporto con i classici e con gli scrittori da lui amati. E, con sincera modestia, confessa di non aver mai provato invidia o gelosia nei loro confronti, ma di voler semplicemente occupare un posto accanto a loro, sugli scaffali.

La difficoltà più grossa, in realtà, è restarci su una di quelle agognate mensole. Infatti, perfino chi godeva di gran considerazione da vivo, una volta morto è stato ben presto dimenticato. E chi, magari, era bistrattato e bastonato dalla mattina alla sera, è stato compreso quando ormai era “stramorto”! Pensiamo al povero Euripide: chi se la scorda, ora, la sua Medea? Ma non è una questione di fortuna come si potrebbe pensare.

Nicola Bartolomeo

La chiave del successo, infatti, sta nella capacità di vedere lontano, di anticipare i tempi. L’artista, insomma, deve essere un po’ profeta; deve saper leggere tra le pieghe del suo tempo e scrutare il futuro. E’ quanto tenta di fare, col suo libro, Nicola Bartolomeo, giovane di Toritto con una grande passione per la scrittura e la letteratura, illuminata da un senso dell’ironia e da una capacità introspettiva davvero straordinari. Filosofo e letterato, con un’educazione classica alle spalle, Nicola ha riunito una serie di gustosissimi racconti sotto il titolo “Deliri”.

Nell’introduzione svela la ragione di questo titolo bizzarro e curioso, ricollegandolo proprio all’etimologia latina. “Delirare” significa “uscire dal solco”, spiega, ed è in questa evasione, in questo uscire dal lecito e dal solito che si annida il senso più intimo di ogni racconto. Venti storie brevi, anzi brevissime, e autoconclusive. Lunghe appena una pagina, ma ricche di ironia, riflessione, ingegno.

Una raccolta perfetta per i tempi in cui viviamo. In un mondo così frenetico, in cui tutti corrono da una parte all’altra, nel disperato e insensato tentativo di far presto e prima, “Deliri” è un’ancora di salvezza con i suoi racconti in pillola, che non rinunciano, pur nella loro brevità, alla profondità, allo spessore e alla poesia. Nei pochi minuti, in cui si inizia e si conclude un racconto, il lettore resta incollato alla pagina; immagina le situazioni, si immedesima nel racconto, ride, si arrabbia, riflette. E oltre alla bellezza delle storie, così piene di significato, scorge riferimenti letterari, alcuni ben nascosti, che impreziosiscono ulteriormente il racconto.


Brevi i racconti e brevi le frasi che li compongono; laconiche, puntuali, che tanto in comune hanno con i versi. Come testimonia, in particolare, “Sushi”, uno dei racconti più belli, più mesti e poetici. Se si mettesse una sotto l’altra ogni frase, si avrebbe un componimento poetico fatto e finito. Si potrebbe parlare di un “laconico lirismo”, fatto di studiate ripetizioni e ritmo cadenzato.

E quanta cultura si cela in queste pagine! Non erudizione. Il pubblico non cada in un disastroso equivoco. Non è un libro tronfio, ma umile come il suo autore, che ha riversato nella sua opera il meglio di se stesso, talvolta nascondendosi, in attesa che qualcuno riesca a scovarlo. L’unicità del libro deriva in gran parte dall’originalità dell’autore, che è riuscito a scrivere qualcosa di nuovo e non solo al passo con i tempi. Impresa davvero ardua, come ben saprà il lettore medio e, ancor meglio, il temuto lettore incallito.

Insomma, tutto fuorché un delirio in quest’opera prima (già presentata a Toritto e poi a Bitonto, nella redazione di Primo piano), a cui certo seguiranno molte altre. E considerando che Nicola è giovanissimo, chissà cosa ci riserveranno i suoi prossimi libri.

In genere, è difficile che il primo volume venga posto sul magico scaffale di cui si diceva; ma in esso – ne siamo certi – si trovano già le teorie, le idee, gli spunti, le atmosfere, l’ironia e l’arguzia che costituiranno la personalissima impalcatura delle prossime avventure letterarie di Bartolomeo. Può un autore così pieno di spirito e acume, così poco disposto a farsi censurare, a uniformarsi al gusto corrente, essere dimenticato con facilità? Può non essere ringraziato per il coraggio di preferire un’autopubblicazione piuttosto che cedere ai dettami del mercato? Intanto, facciamoci un bel viaggio, cari lettori, nella mente e nel libro di questo giovane talento.