Emergenza cinghiali? A rischio non solo le persone

Il proliferare degli esemplari rappresenta un grave problema per la stessa specie animale, esposta al pericolo di contagio della peste suina

Siamo a un punto tale che ci meraviglieremmo se, percorrendo le strade provinciali nelle campagne baresi, non si presentasse davanti alcun animale selvatico: a tener compagnia agli automobilisti, soprattutto nella notte e alle prime ore del giorno, sono per la maggior parte cinghiali di qualsiasi stazza e genere. Scorgendoli in lontananza, si può rimanere stupiti dalle loro fattezze, anche se per lo più si tende a ringraziare il cielo per aver evitato un danno molto più nocivo alla vettura che alla pelle del suino, nota per la sua robustezza quasi indistruttibile.

Ebbene, sarebbe strano non imbattersi in questi animali proprio perché negli ultimi anni è in atto una diffusione sistematica della specie nel nostro territorio, denunciata in particolare dalle numerose segnalazioni di cittadini e forestieri alle autorità locali. Le più recenti provengono dall’entroterra della provincia di Bari, specialmente da Corato, Ruvo di Puglia e Altamura: ne danno notizia cacciatori, automobilisti e allevatori.

Una famiglia di cinghiali in cammino

Di certo la questione non si riduce a un semplice transito dell’animale, ma è causa di problemi più seri, come devastazioni di campi e raccolti o incidenti automobilistici. Una delle soluzioni più utilizzate per far fronte al fenomeno è la cattura con conseguente stanziamento dei cinghiali in apposite aree; ma non è raro che questi si rivelino in grado di superare le recinzioni. Così, non si esclude la più tipica caccia, sottovalutando, però, l’astuzia della specie, in grado di darsi a vere e proprie migrazioni.

Come intervenire, allora? Sicuramente elaborando soluzioni più adeguate di una battuta di caccia, tanto più perchè si tratta di un intervento irregolare, di cui non è ancora avvertita la necessità, per giunta. Forse, a favorire un’azione di contenimento più efficace sarà il timore che possa abbattersi anche sul nostro paese la peste suina africana (Psa), epidemia dovuta ad un virus che infetta esclusivamente la specie suina, provocando emorragie interne ed esterne, convulsioni, febbre e morte ad appena una settimana dalla manifestazione dei primi sintomi.

Cinghiali a riposo in un centro urbano

La Psa ha fatto il suo ingresso in Europa negli anni ’20 del secolo scorso attraverso le rotte commerciali che collegavano l’Africa alla penisola iberica, mentre a Roma è giunta nel 1967 per l’uso nei maiali di un medicinale infetto importato clandestinamente dalla Spagna. Fino al decennio scorso resisteva nella sola Sardegna dal 1978, ma dal 2014 il virus si è ripresentato nel continente partendo dalla Georgia, per poi raggiungere a macchia di leopardo la Russia e, infine, i paesi dell’Est Europa e del Baltico.

La preoccupazione della comunità europea è il rischio di un’ulteriore diffusione continentale del virus, che provoca ingenti danni a maiali domestici e cinghiali, dunque un calo delle esportazioni e un tracollo per l’economia dei paesi interessati. Sarebbe un serio problema anche per il nostro Paese, dove la moltiplicazione incontrollata dei cinghiali, non solo in Puglia, ma in numerose aree montane e collinari della penisola, potrebbe favorire il contagio. E’ tempo, dunque, di attivarsi seriamente per ridurre il numero dei cinghiali e contrastare i rischi connessi alla loro proliferazione.