Non solo turismo, legato agli ampi ed estesi arenili e al granito bianco delle rocce, che spuntano improvvisamente dall’azzurro delle acque; uno dei mari più puliti e famosi di tutta la Puglia ma, in realtà, di gran parte del versante adriatico. Da oggi, Vieste ha deciso di puntare con convinzione sulla cultura, come dimostra l’inaugurazione del nuovo museo archeologico, che ha aperto i battenti nella sede dell’ex convento dei Cappuccini.
La perla del Gargano – le cui origini secondo il racconto mitologico risalirebbero nientepopodimeno che a Noè, il patriarca ritiratosi in questi luoghi, dopo aver ormeggiato la sua arca, scampata al diluvio universale, sul monte Ararat, dedicando alla moglie Vesta questo tratto di costa – vanta in realtà una storia antichissima.
La sua posizione geografica, che favorisce la pesca e il commercio marittimo, e le sue condizioni climatiche, che incoraggiano lo sviluppo dell’agricoltura e della pastorizia, ne determinarono, infatti, i primi insediamenti umani già nell’era del neolitico. Come testimoniano il ritrovamento di necropoli e le tracce di antichi villaggi.
Una storia che, oggi, torna a vivere e a parlare agli abitanti della nota località balneare non meno che alle migliaia e migliaia di turisti che ne affollano ogni estate il centro e la spiaggia, nelle sale del museo archeologico, dove sono in mostra numerosi e pregiati monili, vasi e utensili di terracotta, insieme ad oggetti di selce, di cui la zona già dall’antichità era ricca. Basti pensare alla miniera della Defensola, considerata un caposaldo dell’archeologia mineraria europea per l’estrazione della selce, sia per la sua antichità (circa 7000 anni) sia per la tipologia dell’impianto, che appare già fortemente evoluto all’inizio del processo di neotilizzazione che investe il Mediterraneo occidentale fra il VII e il VI millennio a.C.
Una ricca collezione di reperti, dunque, a cui si sono uniti altri, tornati a Vieste da molti luoghi d’Italia, in cui si trovavano sparsi, insieme a una serie di ricostruzioni virtuali e 3D della storia di Vieste, postazioni multimediali, piccoli monitor touch, video proiezioni di filmati HD e 3D per esplorare un oggetto a 360 gradi, un sistema immersivo, tutto tradotto dall’italiano all’inglese e sottotitolato per i non udenti.
Un museo archeologico che mette a valore risorse e competenze diverse, “tutte convergenti verso l’obiettivo strategico di moltiplicare l’offerta turistica e culturale in modo da rendere desiderabili le destinazioni pugliesi per tutto l’anno”, come ha spiegato l’assessore regionale al Bilancio e Programmazione unitaria, Raffaele Piemontese. Il presidio di una storia risalente a ottomila anni fa, nelle miniere della Defensola, le più antiche d’Europa, al quale la Regione Puglia ha idestinato circa mezzo milione di euro, completando l’offerta turistica e culturale di una delle capitali del turismo italiano.

Il museo archeologico “Michele Petrone”, con i suoi reperti, tra cui punte di lancia, frecce, iscrizioni su pietra realizzate in un periodo che va dal IV al I secolo a.C., rinvenuti durante gli scavi effettuati nel territorio, e i corredi funebri, composti da oggetti d’uso quotidiano e monili, risalenti a circa 10.000 ani fa, costituisce “un nuovo vanto di questa città -ha detto il sindaco di Vieste, Giuseppe Nobiletti– su cui la nostra comunità vuole credere con determinazione per proporre un’offerta turistica che sia la più completa e la più adeguata, in linea con quelle che sono le aspettative dei nuovi e più maturi flussi turistici”.
Nella foto in alto, alcuni reperti in mostra al museo archeologico di Vieste